La parola all avvocato
Tentazioni irresistibili: commetto reato a controllare il telefono di mio marito?
Buongiorno avvocato Laura Vendrame, le sarei grata se mi potesse rispondere ad una domanda. Volevo sapere se commetto reato a controllare i messaggi e le chat sul cellulare di mio marito. La ringrazio moltissimo.
Cordiali saluti.
L.P.
Buongiorno,
la Costituzione tutela le libertà individuali quali diritti fondamentali e inviolabili di ogni essere umano; in particolare l’art. 15 sancisce che «la libertà e la segretezza della corrispondenza e di ogni altra forma di comunicazione sono inviolabili“. Per corrispondenza deve intendersi non solo quella epistolare, ma tutte le attuali forme di comunicazione, come ad esempio sms, email, Whatsapp, Facebook (o altri social), ecc.. .
Quando ci si impadronisce del cellulare del coniuge con l’intento di spiarne il contenuto, bisogna, quindi, essere consapevoli che tale gesto può avere delle conseguenze anche gravi. Sotto il profilo penalistico la giurisprudenza di legittimità e di merito è giunta alla conclusione che leggere le email, i messaggi su Facebook e su Whatsapp, gli sms e tutto ciò che può essere contenuto in programmi tecnologici di messaggistica, senza avere ottenuto il preventivo consenso del coniuge, costituisce reato.
Per ciò che concerne il procedimento penale, inoltre, tutti gli elementi/prove acquisiti violando la privacy del coniuge, non possono essere utilizzati in giudizio. In sede civile, invece, la decisione sull’utilizzabilità della prova acquisita illegittimamente, è rimessa alla valutazione del Giudice. In particolare, nelle controversie in cui si configura una contrapposizione tra due diritti, aventi entrambi copertura costituzionale, e cioè tra valori ugualmente protetti, il giudice potrà procedere, di volta in volta, all’individuazione dell’interesse da privilegiare a seguito di un’equilibrata comparazione tra i diritti in gioco.
Recentemente, ad esempio, il Tribunale di Torino ha ritenuto ammissibile la produzione in causa della corrispondenza (consistente in messaggi telefonici e messaggi di posta elettronica), anche se acquisita in violazione della privacy, in quanto idonea a provare l’infedeltà del coniuge.
In tal senso anche il Tribunale di Roma, il quale ha statuito che non costituisce reato spiare le conversazioni del partner convivente quando il cellulare viene lasciato a portata di mano, poiché «la stessa natura del vincolo matrimoniale implica un affievolimento della sfera di riservatezza di ciascun coniuge e la creazione di un ambito comune nel quale vi è una implicita manifestazione di consenso alla conoscenza di dati e comunicazioni di natura anche personale”.
L’indirizzo di questi Tribunali, tuttavia – è bene precisarlo – risulta ancora minoritario. In conclusione il mio consiglio è di non agire con leggerezza, perché vi è il concreto rischio di essere querelati e, in ogni caso, di non poter utilizzare, ai fini di prova nel giudizio civile, i documenti acquisiti.
Cordiali saluti, Avv. Laura Vendrame
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