Alto Adige
Unione Commercio: “Le aperture domenicali non saranno abolite ma ci sono nuove regole”
Via libera alla proposta definitiva per le aperture domenicali e festive dei negozi con la quale si dovrebbe tornare a regolamentare l’attività del commercio al dettaglio in provincia di Bolzano.
Nelle scorse settimane la proposta per una corrispondente legge provinciale era stata discussa e ottimizzata nei singoli direttivi mandamentali dell’Unione Commercio altoatesina.
“Una cosa deve essere chiara: non vogliamo abolire le aperture domenicali e festive dei negozi, ma regolamentarle con una soluzione su misura delle specifiche esigenze e caratteristiche dell’Alto Adige”, afferma il presidente dell’Unione, Philipp Moser.
Nel dettaglio la proposta dell’Unione prevede che nella maggior parte dell’Alto Adige (83 Comuni) siano permesse fino aotto aperture domenicali e festive all’anno.
Quattro date vengono stabilite da ciascun Comune e le altre quattro, a livello provinciale, dalla Camera di commercio previo confronto con le associazioni maggiormente rappresentative.
Eccezioni a tale regolamento sono previste per due categorie di località turistiche nonché per le aziende di vicinato e tradizionali.
In 24 Comuni altamente turistici (Comuni con oltre 120 pernottamenti all’anno per abitante) le aperture sono permesse nei mesi delle stagioni invernali ed estive.
In nove Comuni turistici (Comuni con oltre 500.000 pernottamenti all’anno – tra essi ci sono tutte le città più grandi), al contrario, sono permesse altre quattro aperture domenicali e festive nel corso dell’anno (quindi un totale di 12) – stabilite da ciascun Comune con le associazioni più rappresentative.
Le aziende del commercio di vicinato e quelle tradizionali possono tenere aperto domenica e i festivi per tutto l’anno, ma per un massimo di quattro ore al giorno.
Il regolamento prevede un limite per gli orari di apertura giornalieri (permessi dalle 6.00 alle 20.00) e per le aperture prolungate serali.
Per Moser “Quasi sette anni di totale liberalizzazione nel commercio non hanno portato vantaggi, anzi: se guardiamo allo sviluppo dell’occupazione nel commercio in Italia dal 2012 al 2017, vediamo che, secondo l’Istat, è stato registrato una diminuzione dell’ 1,3 per cento pari a 38.000 dipendenti in meno e una diminuzione di 86.000 imprese. Ciò elimina anche l’argomentazione secondo la quale, senza liberalizzazione, si perderebbero posti di lavoro”.
Ora, sarà necessaria l’attribuzione della competenza sugli orari di apertura degli esercizi commerciali alla Provincia da parte dello Stato e quindi l’emanazione di una legge provinciale.
La Provincia ha già presentato a Roma la proposta di una norma di attuazione ad hoc.
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