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Benessere e Salute

Neuropsicologo: chi è e in quali casi può essere utile

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Senti di accusare qualche difficoltà di memoria o nel reperire le parole?

Hai subito un incidente e ora hai difficoltà di concentrazione, di attenzione o di memoria?

A un tuo caro è stata diagnosticata una malattia neurodegenerativa e ti senti impotente di fronte alla sua progressiva perdita di identità e delle abilità cognitive?



Se sei di fronte a questi e ad altri ostacoli, il Neuropsicologo fa al caso tuo.

La Neuropsicologia è una branca della psicologia specializzata nell’individuazione, valutazione e trattamento riabilitativo dei disturbi cognitivi e comportamentali conseguenti a patologie a carico del sistema nervoso centrale con diversa eziologia (vascolare, degenerativa, traumatica, infettiva, infiammatoria, neoplastica).

Il livello delle funzioni cognitive superiori costituisce uno degli aspetti che più qualificano la qualità della vita di un individuo e dei suoi famigliari, ed eventuali deficit a carattere patologico che investono tali funzioni vanno considerati come una delle forme più gravi e frequenti di handicap che interessano la popolazione.

Ma cosa si intende per funzioni cognitive?

Quando parliamo di funzioni cognitive ci riferiamo a capacità cognitive di cui abbiamo bisogno per capire e interagire con il mondo. Nel corso di un solo giorno, usiamo le nostre funzioni cerebrali di continuo. Volete preparare una buona torta? leggere un libro? Dovete guidare? Andare con qualche vostro amico al bar o a fare la spesa?

In tutte queste attività vengono coinvolte una serie di funzioni cognitive quali memoria, attenzione, funzioni visuo-percettive e visuo-spaziali, linguaggio e funzioni esecutive che nel corso della vita possono andare incontro a deterioramento per varie cause.

Pensiamo ad esempio a un ragazzo che ha subito un incidente stradale con conseguente trauma cranico e disturbi in abilità cognitive quali memoria, attenzione, difficoltà di concentrazione e alterazione della personalità, significativamente elevati da compromettergli la qualità di vita.

E’ qui che entra in gioco il neuropsicologo il quale esegue una accurata valutazione neuropsicologica con ausilio di strumenti diagnostici per andare a determinare lo stato patologico delle funzioni cognitive per poi progettare un eventuale intervento riabilitativo che consiste nello stimolare la funzione colpita dalla lesione in modo da restituirne l’efficacia.

Il lavoro del neuropsicologo oltre ad essere incentrato su lesioni cerebrali acquisite (come trauma cranico, aneurismi, tumori cerebrali ecc) interviene anche nel caso di malattie neurodegenerative come ad esempio demenze, parkinson, sclerosi multipla.

A causa del progressivo aumento della popolazione anziana e in particolare di quella untrasessantacinquenne si assiste oggi a un aumento del numero di persone a rischio di malattie croniche invalidanti legate all’età. Tra queste rivestono particolare rilievo le patologie neurologiche, nell’abito delle quali la demenza costituisce una delle più importanti cause di disabilità nell’anziano.

La demenza comporta un deterioramento cronico progressivo di tutte le funzioni cognitive quali la memoria, il pensiero astratto, il giudizio critico, il linguaggio con una ridotta capacità di far fronte alle richieste della vita quotidiana. In tali circostanze il neuropsicologo è uno dei professionisti utili da contattare.

Una valutazione neuropsicologica può prima di tutto portare ad un’appropriata diagnosi differenziale dello stato di salute dell’utente. Tale diagnosi risulta determinante anche per un adeguato intervento terapeutico: basti pensare, ad esempio, alle pseudodemenze imputabili a gravi stati depressivi spesso non riconosciuti proprio a causa della sintomatologia di tipo cognitivo.

Accanto alla diagnosi differenziale, la valutazione neuropsicologica risulta funzionale per impostare un piano riabilitativo che vada a stimolare e a ottenere un miglioramento negli ambiti deficitari.

La riabilitazione cognitiva si configura come l’unica metodologia in grado di contrastare il deterioramento cognitivo, seppur la demenza rimanga una patologia degenerativa.

La stimolazione delle funzioni cognitive ha ben due punti di forza:

 – modificare il decorso della patologia, “spingendo avanti” la progressione degenerativa (il paziente mantiene più a lungo la propria autonomia).

 – ridurre il disinteresse, l’ansia e la depressione che la demenza comporta. Bisogna infine sottolineare che la neuropsicologia non si occupa solo di riabilitazione e di patologie neurologiche già presenti ma anche di prevenzione e promozione del benessere per favorire un invecchiamento sano.

Conosciamo ormai molti dei fattori che contribuiscono al buon invecchiamento, tra i quali praticare attività fisica, seguire una dieta sana ed equilibrata, astensione da fumo e dall’alcol.

La ricerca scientifica ha inoltre portato a numerose scoperte nel campo dell’invecchiamento cognitivo: i dati hanno dimostrato che anche il cervello e le funzioni cognitive come la memoria, il linguaggio e l’attenzione invecchiano.

In questi casi utile è intervenire preventivamente attraverso il potenziamento cognitivo che consiste in un vero e proprio allenamento per la mente che ha lo scopo di migliorare il funzionamento delle abilità come la memoria, l’attenzione, il linguaggio, il ragionamento.

Il training di potenziamento viene svolto successivamente a una valutazione iniziale, che va a sondare lo stato di partenza delle funzioni cognitive: dalla valutazione, infatti, lo psicologo ricava le informazioni necessarie per progettare il training, basandosi sulle risorse e sui punti di debolezza della persona.

Il training consiste in sedute individuali o di gruppo, in base alle preferenze della persona.

Durante le sedute lo psicologo proporrà degli esercizi che andranno ad attivare le funzioni cognitive risultate carenti alla valutazione, con lo scopo di potenziarle.

Oltre agli esercizi, durante il training lo psicologo svolge un lavoro di psicoeducazione che consiste nel trasmettere informazioni scientifiche su come funziona il sistema cognitivo, addestrare all’utilizzo di strategie cognitive e all’impiego di strumenti compensativi.

 

Il contributo per La Voce di Bolzano è della dr.ssa Martina Favero, psicologa perfezionata in neuroscienze e riabilitazione neurocognitiva.

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