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Politica

Scandalo 600 euro, in Alto Adige spuntano i quattro moschettieri del Bonus

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Distratti, ‘donatori’, addolorati. Anche a livello locale abbiamo dei vincitori. Lo scandalo del bonus da 600 euro approda infatti in Alto Adige e lo fa in grande stile: sono infatti ben quattro gli esponenti politici locali pizzicati dopo avere effettuato la richiesta della misura di sostegno governativa destinata alle partite iva e alle piccole aziende.

Beninteso, i personaggi in questione ne hanno di proprie e quindi, nella pratica, quasi tutti sarebbero titolati. Rimane la questione etica, sulla quale certo non abbiamo intenzione di esprimere opinioni di sorta.

Si parte dall’opposizione per arrivare alla maggioranza. Il primo a scusarsi pubblicamente per l’accaduto è il consigliere Paul Koellensperger, leader dell’omonimo Team, che in una ‘missiva’ alla stampa locale spiega la dinamica, del tutto involontaria, della sua adesione. Una sorta di umiliazione di Canossa che però rischia ora di trasformarsi in un boomerang politico (Bonus 600 euro, Koellensperger confessa: “L’ho richiesto anche io. Un errore grossolano”).

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Meno creativo di taluni ma certamente più con i piedi per terra il buon Paul, che ha dichiarato: “Non voglio cercare scuse e anzi lo voglio dire con chiarezza. Ho fatto un grave erroreSemplicemente non ho riflettuto, sono stato superficiale a non considerare e valutare tutti gli aspetti di questa vicenda. Questo non doveva succedere, e per questo chiedo scusa. Ho già restituito alla fonte il bonus, ma questo non cancella quanto accaduto, ne sono consapevole“.

Ci sono poi i due consiglieri provinciali Helmut Tauber e Gert Lanz e l’assessore all’agricoltura Arnold Schuler. Tutti della Svp. A differenza di Tauber e Koellensperger tuttavia, Lanz e Schuler non avrebbero incassato la somma.

Anche Helmut Tauber ha parlato di un errore annunciando di voler restituire i soldi. Schuler, dal canto suo, prova a sostenere la propria credibilità affermando di avere sempre tenuto, nel corso della sua carriera politica, un comportamento irreprensibile.

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Nei miei 24 anni come sindaco non ho mai addebitato un centesimo per spese, viaggi o altre voci – afferma –  non ho ricevuto pagamenti aggiuntivi oltre al mio stipendio di 9 milioni di lire (circa 4.500 euro), non uso un cellulare da lavoro, ma quello privato e pago di tasca mia le conversazioni telefoniche da consigliere provinciale. In conclusione, pur avendo richiesto il bonus, non l’ho ricevuto e non me lo sarei mai messo in tasca“.

Perché allora richiederlo? “Non per intascarlo ma per donarlo a una buona causa dopo averlo ricevuto. Con questo volevo dare un segnale contro questa misura inefficiente e nel contempo fare una buona azione“, si difende l’assessore provinciale all’agricoltura.

Idea davvero poco originale quella di Schuler, seppure nobile, dato che anche altri esponenti politici italiani avrebbero avuto, dopo averne fatto richiesta, la stessa intenzione di impiego del bonus. E’ il caso del coordinatore di Firenze e consigliere comunale della Lega Ubaldo Bocci, che afferma di aver pensato di chiederlo “per donarlo a chi ne aveva bisogno davvero” o dei due consiglieri leghisti veneti Alessandro Montagnoli e Riccardo Barbisan. Anche loro hanno detto di aver devoluto in beneficenza i 600 euro.

Ma non serve andare troppo lontano. A  fare concorrenza all’imbarazzante situazione altoatesina ci hanno pensato infatti i trentini Ivano Job, consigliere regionale, insieme ad Alessandro Olivi e Lorenzo Ossanna.

In particolare Job, titolare dell’hotel Job a Presson di Dimaro-Folgarida risulta essere anche socio di un’attività di noleggio di attrezzatura sportiva, la Skirent val di Sole snc. Quest’ultima appunto risulta beneficiaria del contributo della Provincia di 5.200 euro. Inoltre Job ha chiesto e ricevuto anche due bonus da 600 euro per i mesi di aprile e maggio che molti imprenditori trentino in difficoltà devono ancora ricevere. Lorenzo Ossanna (Patt) ha ricevuto invece 4.200 euro mentre Alessandro Olivi (Pd)  3.600.

A livello nazionale la polemica, partita dal quotidiano Repubblica, ha scoperchiato dunque un piccolo vaso di Pandora. Ai cinque parlamentari che avrebbero richiesto il bonus si sono aggiunti, per l’appunto, anche diversi esponenti della politica locale sparsi un po’ per tutta la penisola.

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