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Processione delle Palme a Bressanone: immagine di pace contrapposta alla guerra

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La processione delle Palmevuole essere l’immagine che noi contrapponiamo in modo consapevole al conflitto in Ucraina: professiamo la nostra fede nel Re della Pace che entra a Gerusalemme sul dorso di un asino. Impariamo la pace da Gesù, chiediamogli la conversione delle persone che vogliono e fanno la guerra“.

Così il vescovo Ivo Muser che ieri (10 aprile) ha celebrato a Bressanone la Domenica delle Palme con il ritorno della processione dopo due anni di stop causa pandemia.

Nella Domenica delle Palme, che apre la Settimana Santa culminante nella Pasqua, la Chiesa ricorda l’ingresso di Gesù a Gerusalemme, osannato dalla folla che lo saluta agitando rami di palma. Per questo la liturgia della Domenica delle Palme è iniziata con la tradizionale processione nella piazza antistante il duomo di Bressanone, dove il vescovo ha benedetto i rami di ulivo portati poi a casa dai fedeli quale simbolo di pace.

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Nell’omelia durante la celebrazione in duomo il vescovo ha ricordato che “l’entrata di Gesù a Gerusalemme sul dorso di un’asina è il simbolo di un’impotenza terrena, ma rappresenta allo stesso tempo anche la fiducia nella potenza di Dio.”

Monsignor Muser ha specificato che “non sono i violenti, gli integralisti, coloro che seminano paura, gli estremisti, gli arroganti a rendere umano il nostro mondo. Gesù vuole conquistarci alla sua alternativa: Egli è la non-violenza, la bontà, la verità, la fedeltà, la devozione e la certezza che Dio stesso è tutto questo.”

In questo contesto il vescovo si è soffermato sulla tragedia in Ucraina, dove “i carri armati, le armi, le bombe e il terrore la fanno da padroni. Si lasciano dietro ciò che ogni guerra porta con sé: distruzione, devastazione, umiliazione, violazione della dignità umana, fuga, paura, morte.“

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Proprio la processione delle Palme, ha specificato Muser, “vuole essere l’immagine che noi contrapponiamo in modo consapevole a questa tragedia: noi professiamo la nostra fede nel Re della Pace sul dorso d’asino.

Impariamo la pace da lui, gli chiediamo la conversione delle persone che vogliono e fanno la guerra in Ucraina, ci mettiamo dalla parte delle molte vittime, chiediamo di essere capaci di pensieri, parole e segni di riconciliazione.“

Questo impegno è sintetizzato in un‘invocazione che tocca ciascuno di noi: “Signore, rendimi uno strumento della tua pace!“, ha concluso il vescovo.

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