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Alto Adige

Attentati del ’66: l’ex terrorista Oberleiter chiede la grazia

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L’ex terrorista altoatesino Heinrich Oberleiter, 77 anni, ha chiesto la grazia al presidente della Repubblica.

Condannato in Italia in contumacia a due ergastoli, l’uomo ha incassato l’ultima condanna a 16 anni dai giudici di Brescia nel 1974 per l’attentato sul treno Brennero Express del 1964.

L’ex membro dei cosiddetti “bravi ragazzi della valle Aurina” (gli altri erano Sepp Forer, Siegfred Steger e Heinz Oberlechner) è autore di una serie di attentati negli anni ’60 a bar e locali frequentati da italiani in Alto Adige e latita dal 1963 spostandosi tra l’Austria e la Germania.



Il 1966-67 fu l’anno delle stragi: gli attentati si concentrarono in diverse località delle valli Pusteria, Tures e Aurina.

Rimane ucciso in quel periodo il finanziere Bruno Bolognesi a Passo Vizze, altri due militari delle Fiamme Gialle il 24 luglio 1966 cadono sotto raffiche di mitra a San Martino di Casies, sei carabinieri rimangono feriti per lo scoppio di un ordigno trappola ad Anterselva.

La banda è sospettata anche dell’uccisione del carabiniere Vittorio Tiralongo a Molini di Tures. Dei componenti  Oberlechner è il solo deceduto.

Per Oberleiter Vienna ha sempre negato l’arresto e l’estradizione, sollecitate a più riprese dall’Italia.

Due Presidenti provarono a concedere la grazia al terrorista altoatesino: Carlo Azeglio Ciampi stava per firmare il provvedimento già nel 2o02 ma fu fermato dalle pressioni di Alleanza Nazionale.

Il provvedimento era destinato ad essere esteso anche a Adolf Obexer e Luis Larch (condanne a meno di 20 anni) e a Karl Oberleitner e Josef Felderer.

Un secondo tentativo per Oberleiter fu fatto da Giorgio Napolitano qualche anno più tardi ma anche in quel caso non se ne fece nulla.

Ora spetta alla Procura generale di Brescia, sede di Corte d’Appello dove è stata pronunciata l’ultima sentenza, a dover dare un parere al Quirinale in merito alla richiesta di grazia.

Oggi ci sono altre vie, diverse da quella della violenza, per battersi per la riunificazione del Tirolo“.

Lo disse, nel 2014, l’ex terrorista in un messaggio letto al cimitero di Appiano durante la commemorazione per i 50 anni dalla morte di Sepp Kerschbaumer.

Non eravamo – scrisse nel suo messaggio letto da un giovane Schuetze – né di destra né di sinistra, ma semplicemente spinti dall’amore per la heimat“.

Secondo Oberleiter, “anche la macroregione alpina non è la soluzione per il Sudtirolo“.

Sono comunque fiero di quello che in questi 50 anni è stato raggiunto, anche se resta la ferita dei toponimi e monumenti fascisti“, affermò l’ex terrorista quattro anni fa.

Le vittime dei “Pusterer Buben”

Il finanziere Bruno Bolognesi, di Argenta (FE), 23 anni, morto il 23 maggio del 1966 in Val di Vizze.

Il militare delle fiamme gialle fu colpito in pieno e sbalzato ad una trentina di metri di distanza dall’esplosione di una carica di dinamite attaccata alla porta del rifugio di Passo Vizze, probabilmente collegata ad un congegno di accensione a strappo.

Bolognesi, con quattro guardie di Pubblica Sicurezza in servizio di perlustrazione, era appena giunto nei pressi del Distaccamento del Passo.

 

Alle 21.30 del 3 settembre 1964, i terroristi appartenenti all’organizzazione separatista sudtirolese attirarono con un pretesto, all’esterno della caserma di Selva dei Molini (BZ), il carabiniere Vittorio Tiralongo, unico militare presente in sede, uccidendolo con un colpo di fucile. Nato a Noto (SR) l’8 ottobre 1940, Tiralongo si arruolò nell’Arma nel 1961.

Il colpevole dell’omicidio non venne mai individuato, ma si sa che a colpire furono i terroristi sudtirolesi tedeschi del gruppo Bas, decisi a combattere la presenza italiana, in quanto l’arma del crimine fu ritrovata in una delle loro basi.

Un particolare straziante: la fidanzata di Tiralongo, con cui aveva già messo al mondo una bambina di un anno, ricevette una lettera dal carabiniere dopo che era morto. L’aveva spedita il giorno stesso del delitto.

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