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Cavalli Avelignesi candidati come patrimonio Unesco: ecco storia e caratteristiche della razza

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I cavalli Avelignesi, detti anche Haflinger, sono stati candidati a diventare patrimonio dell’Unesco, nella lista rappresentativa del patrimonio culturale immateriale dell’umanità. Considerato un po’ come il simbolo dell’Alto Adige, l’Haflinger è una delle razze che in Italia che conta più individui ed è molto diffuso anche all’estero.

La proposta è arrivata dalla Federazione provinciale allevatori cavalli Haflinger dell’Alto Adige, che dal 1953 tutela la razza, mirando alla sua tutela e preservandone il fenotipo, ovvero l’insieme di tutte le caratteristiche manifestate, e il genotipo, che è l’informazione genetica.



“A ottobre ci siamo recati in Provincia, presso l’Ufficio Tutela del paesaggio, domandando se ci fosse una chance di ottenere questo riconoscimento. “ dichiara Manfred Canins, Presidente della Federazione.Dopo l’okay arrivato da Roma, si è provveduto alla richiesta ufficiale, avvenuta circa a metà gennaio. Ora procederemo con l’invio della documentazione, comprendente anche quella storica, che sarà esaminata a Parigi, dove ha sede la commissione Unesco.”

La razza Haflinger ha come capostipite un cavallo nato nel 1874 nella stalla dell’allevatore Josef Folie nel comune di Sluderno, in Val Venosta. “Folie”, così venne battezzato il puledro, era l’incrocio tra lo stallone arabo El Bedavi XXII, dai tratti nobili ed eleganti, e una fattrice locale di origini galiziane, caratterizzata da forza e compattezza. Successivamente il Governo Austriaco acquistò tutti i cavalli con le medesime caratteristiche di Folie, supportandone l’allevamento.

Nonostante il capostipite provenga da Sluderno, la razza prende il nome dal paese di Avelengo, chiamato in tedesco Hafling. Originariamente il termine non indicava una razza specifica (venne riconosciuta ufficialmente solo il 2 maggio del 1898), ma una tipologia di cavallo robusto, frugale e adatto ai lavori agricoli, per i quali era molto richiesto. Gli Avelignesi vennero impiegati anche nella Prima Guerra Mondiale nell’esercito austriaco.

Ciò comportò la perdita di numerosi esemplari e con l‘annessione dell’Alto Adige all’Italia la situazione per gli allevatori divenne ancora più difficile, con la maggior parte di stalloni rimasti in Austria e le fattrici di proprietà altoatesine.

Un grande contributo per la ripresa lo diede negli anni ’20 il veterinario provinciale Pietro de Paoli, che grazie al suo operato riuscì a introdurre incentivi per gli allevatori pari a quelli emessi dal Governo Austriaco prima della guerra. Inoltre, ebbe il merito di far conoscere e diffondere la razza tramite varie esposizioni. Nella prima metà del ‘900 cominciò poi la diffusione in tutta Italia.

L’Avelignese ha un mantello sauro (ovvero privo di peli neri), nelle sua varie graduazioni. Ciuffo, coda e criniera sono folti, lisci e possibilmente chiari. Sono molto apprezzate le macchie bianche sulla testa, mentre è preferibile l’assenza di balzane (macchie bianche sulle zampe).

La testa è asciutta, con una fronte larga e piatta, gli occhi grandi, scuri ed espressivi e il collo è muscoloso e di media lunghezza. Ha un carattere docile, mansueto e gentile, caratterizzato da vivacità e intelligenza. Data la sua versatilità, ha diversi impieghi, sia nei vari sport equestri, dal salto ostacolo alle diverse discipline della monta western, sia negli attacchi, grazie alla tenacia e alla resistenza che contraddistinguono questa razza.

È adatto anche a gare di endurance e come cavallo da volteggio e la sua indole particolarmente tranquilla e affidabile lo rende un compagno ideale nell’equitazione terapeutica e nell’ippoterapia. La stazza è a metà tra quella di un pony e di un cavallo, con un altezza al garrese che non supera i 155 centimetri, almeno per quanto riguarda alcuni criteri di selezione.

“La pratica dovrebbe essere conclusa nel giro di un paio di anni. Si tratta di un’opportunità per ottenere maggior visibilità e qualità, ancorando l’importanza che questa razza ha nella nostra tradizione e cultura. La candidatura, partita da noi, è stata poi sostenuta dalla Provincia, da A.N.A.C.R.HA.I. (Associazione Nazionale allevatori cavallo Haflinger Italia) e dall’associazione che opera a livello mondiale.” conclude il Presidente Canins.

Anche Peter Brunner, assessore provinciale, si è espresso al riguardo, come riportato da Ansa:

“Gli avelignesi sono una parte essenziale della nostra identità culturale e della nostra storia. Il riconoscimento da parte dell’Unesco sarebbe meritato per il lavoro di tutte le generazioni che hanno curato e preservato questa razza.”

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