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Comunali, colpo basso alla candidata Dalpiaz di Uniti per Laives: “Passato in CasaPound? Il mio impegno è visibile a tutti”

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La campagna dei manifesti strappati, dei profili social cancellati, dei volantini dispersi e infine anche dei colpi bassi ai candidati. La corsa elettorale in vista del voto del 20 e 21 settembre a Bolzano e a Laives, già di per sé ‘dormiente’, si dipinge di qualche tono più acceso che però non viene accompagnato, in questo caso, da un buon dibattito democratico. Tantomento costruttivo.

La polemica aleggia già da qualche settimana e questa mattina il confronto su carta stampata a suon di pro e contro attorno alla figura di Silvia Dalpiaz, ha nuovamente alzato il tenore delle polemiche. “E’ una ex militante di CasaPound e dunque pericolosa“.

Soprannominata “colei che divide” perché davvero ex militante e in lizza nelle scorse tornate elettorali per CasaPound Bolzano, Silvia è ora impegnata con Uniti per Laives, la civica di centrodestra capitanata dallo stesso sindaco uscente Christian Bianchi.



La sua presenza nella lista laivesotta, di posizione più centrista, scatena le ansie irrazionali dell’Anpi di Margheri che lancia una sorta di allerta democratica per una presupposta pericolosa ambiguità ideologica che ‘metterebbe a repentaglio la stabilità delle istituzioni‘. Una reazione allarmistica che a catena ha sollevato il coro delle critiche dell’area della sinistra locale.

Al centro delle isterie anche la relazione che dura da anni con Domenico Dilillo, candidato anche lui per questa tornata elettorale, ma nella lista di Maurizio Puglisi Ghizzi Sindaco (e dunque CasaPound). Lui, militante di vecchia data e responsabile dello spazio sociale Rockaforte di Bolzano.

Lo confessiamo, stiamo morendo di paura. Accuse presunte, azioni da dimostrare in sede di giudizio ma già date per certe. Invettive ideologiche buttate lì, ed è il caso di dirlo, per partito preso. Ma Silvia Dalpiaz, e lo dice chiaramente, è consapevole di non potere negare un passato evidente e un presente che ancora parla di un legame, seppur collaterale, con la realtà della tartaruga frecciata.

Divido nel contempo il pubblico dal privato – sottolinea – ed esigo che per tutti valga quel principio di privacy che è, e deve restare, inviolabileNon sono stata interpellata per la stesura dell’articolo apparso in mattinata su un quotidiano locale – prosegue – nessuno mi ha chiesto di potermi esprimere come candidata. Scavare nel privato con il solo risultato, volontario o meno, di ottenere un inutile discredito pubblico non fa parte del fair play politico. Non si parla in questa sede di programmi ma solamente della persona. Non replicherò quindi alle affermazioni dell’Anpi locale né a Margheri, la cui opinione sinceramente non è di mio interesse“.

Non più tesserata da tempo a via Battisti, un grande lavoro nel sociale passato e presente per diverse associazioni tra cui una che si occupa di disabilità e con lo stesso Comune di Laives in ambito scolastico, lei è tra quei personaggi che colpisce nel segno per la praticità e l’essenzialità dell’azione, da sempre e indipendente dallo schieramento politico.

Un impegno, quello per la solidarietà e la presenza continua sul territorio, che la neocandidata di Uniti per Laives afferma di avere ereditato però proprio da un passato di frequentazione con gli esponenti di Cpi nel capoluogola cui caratteristica principale, al di là delle facilonerie dei detrattori locali da quattro soldi – è proprio quella del grande senso di responsabilità rispetto alle necessità che di volta in volta emergono sul territorio, nella dimostrazione concreta e quotidiana della vicinanza ai bolzanini. In sintesi, in quella politica che aiuta realmente le persone e che porterò nella mia nuova esperienza“.

La scelta di un suo distanziamento da posizioni ideologiche precedenti è in effetti chiaro già agli inizi del 2018, da quando cioè ha acquisito un ruolo di rappresentatività rilevante per la scuola elementare di San Giacomo, facendo da portavoce ai genitori di circa 200 bambini “e da allora –  dice – rappresento le istanze di un’intera comunità senza simboli e con la consapevolezza che servire gli interessi della collettività è importante a prescindere dalla radice etnica, religiosa o sociale di chicchessia”.

Del resto anche per il primo cittadino di Laives, che proprio oggi ha tenuto il confronto con la posizione di Margheri difendendo la sua scelta di includerla nella compagine laivesotta, non ci sarebbero dubbi. “Quello che mi lega alla direzione di Bianchi è proprio la stessa visione della città e dei progetti futuri per la sua cittadinanza“, ha sottolineato Silvia.

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