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Elon Musk e il D.O.G.E.: ecco la nuova strategia per contrastare gli sprechi pubblici

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“Segui i soldi”. Lo diceva il Giudice Falcone a proposito della ricerca, individuazione e smantellamento dei gruppi mafiosi e delle contiguità ad essi.

Tecnica sempre attuale, a mio parere, anche per individuare sprechi e malversazioni in ambiti diversi e che oggi si attua a pieno regime negli Stati Uniti, non senza potenti mal di pancia della parte avversa.



Ed infatti, al primo sentore che Elon Musk era stato incaricato dal Presidente Trump di mettere in piedi un dipartimento – oggi operativo e denominato D.O.G.E. -diretto all’individuazione delle fonti di spreco di danaro pubblico, è immediatamente partita in tutto il mondo da parte della stragrande maggioranza dei media una campagna di demonizzazione dell’ormai ex paladino ed ex Re Mida del green automobilistico (Tesla), Italia compresa, resa ancora più virulenta quando le attenzioni si sono rivolte alla storica agenzia UsAid che si occupa di di finanziamento di progetti a carattere umanitario in tutto il mondo, voluta dall’ allora presidente JFK.

I primi risultati di dell’analisi dei capitoli di spesa dell’UsAid ha portato al taglio annunciato di 10.000 dipendenti sparsi per il mondo, che si vorrebbero ridurre a poche centinaia, nonchè, dopo la sospensione firmata da Trump con decreto esecutivo alla fine dello scorso gennaio, al taglio di 45 miliardi di dollari su 70 di dotazione media annua, tra i quali rientrano anche cospicui finanziamenti alla stampa e all’editoria in tutto il mondo.

Non è irragionevole dunque pensare che la campagna stampa di avversione verso Musk e l’attuale amministrazione Trump possa anche avere ragioni strettamente collegate al borsellino di taluni.

Ed è partita, puntuale, contro tale analisi e revisione di spesa una miriade di ricorsi giudiziari accompagnata da dure prese di posizione da parte dell’opposizione democratica.

Nel merito, al momento si sa che sono stati bloccati i finanziamenti all’ OMS, all’ UNHCR, a ONG di tutto il mondo che si occupano di migrazioni e progetti definiti umanitarisociali e a progetti esplicitamente ritenuti dall’ amministrazione Trump uno “spreco di danaro americano ed una truffa”, quali ad esempio la sovvenzione di 1,5 milioni di dollari a un gruppo LGBTQ in Serbia; 2,5 milioni di dollari per veicoli elettrici in Vietnam e 6 milioni di dollari per il turismo in Egitto.

Non risultano al momento tagliati o ridimensionati gli aiuti verso progetti in Afghanistan e in Yemen per la salute e la protezione delle persone vulnerabili. Continua anche l’assistenza militare a Israele, Ucraina e il finanziamento all’Egitto per il contenimento dei profughi palestinesi.

Il tempo dirà dove risiedono la ragione ed il torto. Di certo è che l’amministrazione Trump sta facendo  null’ altro che quello che ha promesso ai propri elettori in campagna elettorale.

Ma qual’ è la situazione in Europa ed in Italia? I dati sono a mio parere scarsi, aggregati e non analitici e trasparenti come dovrebbero essere.

Secondo i dati aggregati diffusi dalla commissione Europea per il 2025 sono stati stanziati fondi per 1,9 miliardi di Euro per assistenze umanitarie nel mondo di cui oltre la meta verso l’Africa sub sahariana – 545 milioni di euro – e nord Africa e Medio Oriente -471 milioni di Euro-, oltre a 1,5 milioni di Euro per Ucraina e regioni balcaniche. Non esisterebbe – o almeno chi scrive non l’ ha trovato – un elenco analitico dei progetti finanziati.

Non dissimile la situazione italiana che, secondo dati aggregati del Ministero degli Interni sono stati stanziati nel 2024 35, 6 milioni di euro per il c.d. Terzo Settore che però comprende non solo aiuti definiti umanitari in Italia e verso l’ estero, ma anche progetti di sviluppo sociale ed assistenziale interni diretti alla cittadinanza in sussidiarietà al’ intervento statale.

Trattandosi di danaro dei contribuenti – europei ed italiani – occorrerebbe, a parere di chi scrive, una piena trasparenza con rendicontazioni pubbliche al fine di permettere al cittadino la possibilità di valutare, anche in ottica elettorale, quali fondi siano “ben spesi”, quali in adempimento dei fini statutari e quali invece vanno ad alimentare i soliti carrozzoni.

A cura di Stefano Sforzellini

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