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Società

Giorgia Piccolin: “Nella Giornata internazionale sport e psicologia uniti contro il bullismo”

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Oggii, 7 febbraio, si celebra la giornata nazionale contro il bullismo e cyberbullismo, un fenomeno che, complice anche la pandemia COVID 19 e i relativi lockdown, sta assumendo tra i giovani declinazioni sempre più varie ma non per questo meno preoccupanti; declinazioni che trovano una radice comune nel malessere psicologico, nell’impoverimento emotivo, nel disagio relazionale che tormentano la generazione dei millenials, degli zoomer, dei nativi digitali incollati agli schermi di smartphone e computer.

Ma quali sono invece le opportunità che la pratica sportiva può fornire a contrasto di fenomeni di bullismo e alienazione giovanile? Quanto conta lo sport per avere e mantenere un setting mentale strutturato, sano, civile e felice? Il dr Michele Piccolin psicologo e consigliere Ordine Psicologi Bolzano lo ha chiesto alla più volte campionessa nazionale di tennistavolo Giorgia Piccolin.

Gentile Giorgia, nella tua carriera sportiva hai già raggiunto diverse soddisfazioni, quali sono quelle che più ti entusiasmano e cosa ti hanno richiesto o insegnato a livello psicologico?

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I risultati che ho ottenuto e che mi hanno entusiasmato di più sono stati la partecipazione alle Olimpiadi Giovanili nel 2014 e i miei 3 titoli consecutivi ai campionati italiani assoluti nella gara di singolo. Mi hanno insegnato che, nello sport come nella vita, bisogna lottare sia nei momenti di gloria, che in quelli di sconforto. Penso che nessun atleta, o persona abbia ottenuto dei risultati senza essere cascato più volte.  Bisogna ricordarsi e godersi a pieno le soddisfazioni raggiunte perché ci aiutano a prendere fiducia in noi stessi, e ad affrontare poi i momenti che possono sembrarci più negativi.

Nella vita quanto ti è capitato di ricorrere allo sport per superare stati di tristezza, frustrazione o rabbia? Se si, hai notato ulteriore efficacia se in associazione a colloqui con professionisti della psiche?

Lo sport è sempre stato una valvola di sfogo, scaricare l’adrenalina e poter sfruttare un mio spazio ha rappresentato un’ancora durante alcuni momenti più turbolenti. Credo che qualunque passione possa essere uno strumento in tale senso. Per quanto riguarda i professionisti della psiche penso che possano essere ancora più efficienti se non venissero sempre chiamati in causa quando il problema è già grande. Credo ci voglia un’educazione alla fiducia in sé stessi.

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Quanto ha contato la preparazione dal punto di vista psicologico alle sfide che hai affrontato? Hai a disposizione uno psicologo sportivo? 

Da qualche settimana lavoro con uno psicologo dello sport. La preparazione che sto svolgendo con lui mi sta aiutando tantissimo, perché ho cominciato ad ascoltare il mio corpo, le mie emozioni, e dopo averle studiate, vado a svolgere determinati esercizi che mi portano a essere più efficace. Giocano un ruolo fondamentale la respirazione per ridurre l’ansia pre-gara e per ottenere una concentrazione e una lucidità più elevata. Ho potuto testare i primi progressi durante i campionati italiani. Ero la campionessa in carica e dovevo gestire la pressione di volermi confermare. 

Pensi che la pratica sportiva abbia contribuito a plasmare il tuo carattere e, se si, in che senso? 

Lo sport ha migliorato tanti aspetti del mio carattere, già ad un’età precoce. Sin da piccola ho dovuto affrontare situazioni, che solitamente si incontrano quando si è un po’ più grandi, come essere competitiva, porsi degli obiettivi e fare dei sacrifici per raggiungerli, andare incontro ai propri limiti e cercare di abbatterli, riconoscere le persone che vogliono il tuo bene, ed evitare quelle che cercano di farti sentire insicuro. 

Ti è mai capitato di essere vittima di bullismo? Se si come hai reagito e se no, cosa ti sentiresti di raccomandare a chi è oggetto di soprusi, emarginazioni e violenze psicofisiche? 

Sì, mi è capitato di essere stata vittima di bullismo, sia a scuola che nello sport. Avevo capito che i ragazzi che mi avevano preso di mira erano solamente invidiosi, perché non avevano una vita come la mia, piena di passione e successi. Cercano di farti sentire piccolo come loro, cercano qualsiasi difetto tu possa avere, sia fisico che mentale. Ho affrontato la cosa cercando supporto nella mia famiglia e nelle persone che mi stavano accanto. Mi hanno insegnato che nella vita siamo tutti diversi e ognuno di noi è speciale proprio per questo.

Credi che lo sport richieda e quindi stimoli nei giovani che lo praticano caratteristiche psicologiche pro sociali, solidali e di resistenza, incanalando aggressività e competizione in ottica positiva?

Credo che lo sport insegni molti valori fondamentali. Un obiettivo da raggiungere nonostante un avversario e delle regole da rispettare. Ti insegna valori come il sacrificio e la pazienza di accettare i momenti di difficoltà per poter gustarsi la gioia della vittoria. Questo percorso è condito da amicizie, batoste, litigi ed emozioni che solo un campo di gioco sa regalare.

E nei confronti di chi invece si sente forte maltrattando e bullizzando chi gli capita a tiro che messaggio vuoi dare?

Purtroppo chi si rende protagonista di questi atteggiamenti difficilmente ne capisce le conseguenze. Sono convinta che il bullismo danneggi la “vittima” ma anche il “bullo”. Spero che continueremo a parlarne per poter aiutare entrambi a risolvere i loro problemi. Il bullismo ci frena, dobbiamo superarlo.

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