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La Libia sull’orlo di una nuova guerra civile

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Con due governi rivali alle due estremità del Paese, continue rotture politiche e, ora, una nuova mobilitazione militare, si teme che la Libia possa dirigersi verso più violenza e combattimenti.

La missione di sostegno delle Nazioni Unite in Libia ha affermato di monitorare con preoccupazione la recente mobilitazione delle forze in varie parti della Libia.



L’organizzazione, nota come UNSMIL, ha esortato “tutte le parti a esercitare la massima moderazione ed evitare qualsiasi azione militare provocatoria che potrebbe essere percepita come offensiva”.

Anche la delegazione dell’Unione Europea in Libia ha espresso preoccupazioni simili. L’uso della forza danneggerebbe la stabilità in Libia e porterebbe a sofferenze umane pertanto dovrebbe essere evitato a tutti i costi. 

Gli osservatori di lunga data della Libia sono stati più diretti, suggerendo che, dopo circa quattro anni di relativa calma nel Paese, la guerra civile potrebbe essere sul punto di scoppiare di nuovo.

Gli ultimi avvertimenti sono giunti in risposta alla grande mobilitazione della scorsa settimana delle milizie affiliate a una delle due amministrazioni rivali della Libia.

Dal 2014 infatti la Libia è divisa in due, con governi opposti situati a est e a ovest del paese. Un’amministrazione sostenuta dall’ONU nota come Governo di Unità Nazionale, o GNU, ha sede a Tripoli a ovest, e il suo rivale, noto come Camera dei rappresentanti, ha sede a est, a Tobruk.

Nel corso dell’ultimo decennio, in diversi momenti, ciascun governo ha tentato di sottrarre il controllo all’altro, senza però riuscirci.

Il governo nella Libia orientale è sostenuto dall’ex signore della guerra diventato politico Khalifa Haftar, che controlla vari gruppi armati nella sua zona. Sono state le forze di Haftar a  muoversi verso Tripoli alla fine della scorsa settimana. Nel 2019, Haftar aveva già attaccato la città ma alla fine era stato costretto a firmare un cessate il fuoco nel 2020.

Le forze di Haftar vogliono da tempo il controllo dell’aeroporto di Ghadames e dei suoi dintorni, per aumenterebbe significativamente la sua importanza territoriale in relazione ad Algeria, Tunisia e Niger. Se le truppe di Haftar conquistassero Ghadames, ufficialmente crollerebbe il cessate il fuoco del 2020.

Le fazioni opposte in Libia credono che una di loro debba alla fine governare il paese, invece di lavorare insieme per l’unità.

Entrambi i governi libici sono inoltre supportati da una serie di potenze straniere: il Governo a ovest è sostenuto dalla Turchia; l’amministrazione a est da Egitto, Emirati Arabi Uniti e Russia.

In precedenza, l’ONU aveva spinto affinché vari sostenitori internazionali delle due parti in Libia e i loro soldati lasciassero il Paese poiché  la loro presenza sta probabilmente alimentando ulteriore violenza in Libia.

I tentativi di unire le due metà del Paese, ad esempio, tenendo elezioni nazionali, unificando le forze di sicurezza, le funzioni amministrative, o istituendo un Governo di Unità Provvisoria, non hanno portato a nulla tanto che la Comunità Internazionale si è abituata a trattare con due amministrazioni distinte quando lavora con la Libia su questioni di approvvigionamento di petrolio o di migrazione.

Ora però accettare semplicemente lo status quo in Libia, dove ci sono due governi separati supportati da milizie sempre più simili a mafie, non funziona più.

Va detto che la Libia è stata ampiamente trascurata dalla Comunità Internazionale dal 2021; molti si erano illusi che la Libia sarebbe rimasta stabile a lungo termine.

Adesso è invece chiaro che questa politica di fingere che il conflitto possa essere contenuto non rappresenta la soluzione ed è perciò necessario tenere monitorata la situazione.

A cura di Mara Beltramolli

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