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Arte e Cultura

La pietra dove Albrecht Dürer si fermò a dipingere il paesaggio di Chiusa

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Nei giorni della merla dal clima mite, la breve passeggiata che dal centro di Chiusa porta al punto panoramico sul pendio del Monte Tschan, svela un angolo di pace dove il pittore Albrecht Dürer nell’autunno del 1494 si fermò a dipingere un acquerello che abbracciava il monastero di Sabiona, il castello e il borgo sottostante.

Purtroppo l’opera è andata perduta, resta però la Pietra a lui intitolata e l’allegoria “La grande fortuna” sul cui sfondo in bianco e nero appare la cittadina di Chiusa, la chiesa di Sant’Andrea e il ponte sul fiume Isarco.

Stretta tra il fiume e la montagna, nella sua funzione di sede doganale dei principi vescovi, la città in passato ha svolto un importante ruolo economico e strategico, oggi è una destinazione turistica che ha sempre qualcosa da raccontare.

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Osservandola dalla valle sembra una fortezza costruita su uno sperone di roccia ed è proprio dal sentiero naturalistico ricco di vegetazione submediterranea con cespugli, alberi e fiori rari che conviene iniziare il percorso della Passeggiata di Sabiona, che si snoda sul pendio orientato a sud del monte omonimo.

In 40 minuti di assolata passeggiata, ideata nel 1927-1928 dalla Pro Loco di Chiusa, si giunge all’entrata del luogo di culto.

Dentro queste mura il visitatore appassionato di escursionismo, archeologia, arte e spiritualità può scoprire la storia lunga oltre tre secoli del monastero benedettino, fondato verso fine XVII^ sec. dall’imprenditore e decano di Chiusa Mathias von Jenner.

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Gli avvenimenti dell’epoca napoleonica nel 1797 sconvolsero anche Sabiona, interrompendo per alcuni anni la pace e la vita contemplativa del monastero.

Ma l’immagine esterna del convento con le sue quattro chiese e la cinta muraria merlata è rimasta praticamente invariata nel tempo, vi abitavano le suore in assoluta clausura fino a novembre 2021; ora si sono trasferite in altre strutture e il complesso è amministrato dalla Diocesi di Bressanone-Bolzano.

In questa stagione sono aperte due chiese: la chiesa di Santa Croce, il cui interno sorprende per i dipinti virtuosi, probabilmente opera di un artista locale (Johann Baptist Hueber).

Seguendo il camminamento delle antiche mura si arriva alla piccola cappella di Santa Maria accanto alla Chiesa di Nostra Signora a pianta ottagonale (aperta da luglio a settembre). Non è accessibile il Convento e la sua Chiesa.

Il sentiero di ritorno di circa mezzora è alquanto panoramico e prosegue come Via Crucis fino a Castel Branzol di proprietà privata e visitabile solo all’esterno.

A fine marzo apre il Museo Civico di Chiusa situato nell’ex Convento dei Cappuccini, è l’occasione per ammirare il Tesoro di Loreto in tutto il suo splendore.

Dopo quasi trent’anni è stato possibile aggiungere un tassello importante alla collezione, grazie al recente ritrovamento da parte delle Forze dell’Ordine di ben 23 oggetti, alcuni appartenuti al re di Spagna Carlo II e donati al Convento intorno al ‘700; preziosi paramenti liturgici realizzati da maestri artigiani, oggetti sacri, tessuti, ceramiche, gioielli, quadri e libri di preghiere della regina.

Chiusa, detta anche “Città degli Artisti”, oltre ad Albrecht Dürer ospitò più di trecento pittori e scultori del Romanticismo e Impressionisti, in alcuni cafè e ristoranti si possono ammirare le opere di artisti contemporanei come Heiner Gschwendt (1914 – 2011) che visse e lavorò a Chiusa per 40 anni.

E’ piacevole andare alla scoperta del centro storico di Chiusa tra insegne di antiche locande, stemmi araldici, stretti vicoli e fontane, chiese ed edifici storici dai colori pastello, forse per questo e per la sua storia è uno dei Borghi più belli d’Italia.

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