Italia & Estero
Maricetta Tirrito, dall’antimafia alla condanna: otto anni per circonvenzione d’incapace
Fino a qualche anno fa era un volto noto delle battaglie contro la criminalità organizzata, saliva sui palchi accanto ai leader politici per parlare di legalità e giustizia. Oggi, invece, Maricetta Tirrito è stata condannata a otto anni di reclusione per un sistema di truffe e abusi ai danni di anziani incapaci di intendere e di volere. L’attivista antimafia, che aveva trasformato una villetta di Ardea in una finta residenza sanitaria assistita, è rimasta impassibile di fronte alla sentenza pronunciata dalla Corte d’Assise di Frosinone.
Il verdetto è arrivato dopo un processo che ha svelato una realtà inquietante: nella Silver Cohousing, la struttura gestita da Tirrito, gli ospiti più fragili non ricevevano cure e assistenza, ma venivano sfruttati economicamente. I loro risparmi finivano per finanziare spese personali della donna, tra cui shopping, cene in ristoranti di lusso, notti in hotel, biglietti aerei, auto a noleggio, interventi di chirurgia estetica e persino la retta scolastica per la figlia.
La procura aveva chiesto una condanna ben più pesante: 27 anni di carcere, ritenendo Tirrito responsabile anche della morte di un ospite della struttura, Luigi Bonomo. Tuttavia, l’accusa di omicidio con dolo è caduta, e la corte ha riconosciuto la donna colpevole di circonvenzione d’incapace, abuso edilizio, autoriciclaggio e falso ideologico.
La parabola di Maricetta Tirrito nel mondo dell’attivismo aveva avuto una forte esposizione mediatica grazie a Matteo Salvini, che nel 2019 la volle al suo fianco sul palco di Bibbiano, nel pieno dello scandalo dell’inchiesta “Angeli e Demoni”. Successivamente, aveva costruito un’immagine di paladina antimafia accanto a don Antonio Coluccia, impegnandosi in iniziative a Ostia e Tor Bella Monaca. Negli ultimi anni si era avvicinata anche a Fratelli d’Italia e al partito Alternativa Popolare di Stefano Bandecchi, sperando in una candidatura alle elezioni europee del 2024.
Le indagini, però, hanno rivelato un volto ben diverso della donna. Tutto è partito nel marzo del 2022, quando un infermiere, preoccupato per il trasferimento dell’anziano Bonomo nella struttura di Ardea, ha denunciato alla polizia le risposte evasive ricevute da Tirrito sulle sue condizioni. Da lì si è arrivati al blitz del 18 gennaio 2023, quando i carabinieri dei NAS, la polizia e gli ispettori della Asl hanno fatto irruzione nella villetta: all’interno c’erano 15 anziani costretti a vivere in condizioni igienico-sanitarie disastrose, tra muffa, escrementi di topo e rifiuti ammassati.
Le intercettazioni hanno poi rivelato il modus operandi della Tirrito. Gli anziani venivano isolati dalle famiglie e, in alcuni casi, la donna riusciva a ottenere il controllo dei loro beni grazie a certificati medici falsificati. In tre casi, le sono state riconosciute procure per disporre del patrimonio delle vittime. E quando uno di loro è morto, l’attivista si è subito attivata per incassare una polizza da 380mila euro, infuriandosi con l’ospedale che aveva avvisato i parenti: “Fammi sapere per favore chi ha parlato, perché lo devo scrivere in denuncia. Ora il Sant’Anna andrebbe chiuso, è troppo grave”, si sente in una delle intercettazioni.
Nonostante il blitz del gennaio 2023, Tirrito ha continuato la sua attività pubblica, intensificando le iniziative antimafia. Il suo arresto, avvenuto il 12 dicembre 2023, ha scosso il mondo politico e gli ambienti che avevano creduto nel suo impegno sociale.
Nel processo che si è concluso con la sua condanna, sono stati giudicati anche i suoi collaboratori: Silvana Loconte è stata condannata a 2 anni e 3 mesi, Marina Endrjievschi a 2 anni e 6 mesi, mentre Fabio Corbo, compagno della Tirrito, è stato assolto. Il collegio difensivo ha già annunciato battaglia: “Siamo fiduciosi – hanno dichiarato gli avvocati Valerio Masci e Vitaliana Esposito – siamo riusciti a dimostrare che non c’è nessuna ipotesi di omicidio, ma si tratta di una questione di conti. C’è stato tanto clamore mediatico. Faremo istanza per scarcerare la nostra cliente”.
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