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Spettacolo

Red Land-Rosso Istria, Bruno: “Nel mio film racconto il dramma delle Foibe”

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Maximiliano Hernando Bruno, attore e regista italo argentino: classe 1977, nasce a Buenos Aires sotto il segno dello scorpione.

41 anni compiuti da poco (è nato il 17 Novembre), è alla sua prima esperienza da regista con Red Land-rosso Istria, nelle sale dal 16 novembre e distribuito dalla Venice Film.

Maximiliano, sei forse il primo che ha raccontato il dramma tutto italiano degli esuli istriani. Lo hai fatto per coraggio o solo per voglia di raccontare attraverso la cinematografia una tragedia storica?

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Non mi sono mai sentito coraggioso, ma non ho mai neanche avuto paura. Ho affrontato il tema della tragedia degli istriani senza condizionamenti politici. Non ho girato il film per creare scalpore, ma solo per dare voce ad una storia molto drammatica.

Essendo la mia opera prima ho preso il tutto come una nuova esperienza, mi sono concentrato sulla tecnica, i personaggi e soprattutto la storia, che ho preso a cuore.

Quello delle Foibe è sicuramente un argomento che divide: cosa rispondi a chi non ritiene importante ricordare e proiettare il tuo film per ragioni di credo politico avverso a chi invece è convinto che il ricordo sia un dovere per il nostro Paese?

Se ci sono persone che pensano questo il loro è un problema. Io non ho una casacca politica e ritengo che mantenere vivo il ricordo di quel dramma sia necessario, così come ricordare la storia con tutte le sue sfumature.

Chi contesta questo film dovrebbe contestare anche il Capo dello Stato che ogni anno onora le vittime di Tito.

Ho raccontato quello che è successo come si fa nei film dell’Olocausto e oggi, dopo settant’anni, siamo giunti finalmente a superare la mera celebrazione di un ricordo con la realizzazione di una pellicola dedicata.

Norma Cossetto è in qualche modo il simbolo che rappresenta le vittime delle Foibe: quanto è stato difficile cercare un’attrice che empatizzasse al meglio con il personaggio della Cossetto?

È stata una fortuna, sarebbe stato difficile trovare un’attrice simile a Selene Gandini; con lei è stato una sorta di amore a prima vista. Quando l’ho vista le ho detto: “Sei tu!”.

Lei era la pupilla di Giorgio Albertazzi, avevo paura che non fosse pronta per scene dure come lo stupro, ma è stata brava in tutte le riprese, molto disponibile. Lei tra l’altro aveva i nonni che ce l’hanno fatta a scappare dalla ferocia delle Foibe.

Progetti futuri ce ne sono?

In questo momento sono concentrato sulla promozione del film, ho dei progetti interessanti sul tavolo, uno in particolare che non voglio svelare. E’ top secret.

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