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Economia e Finanza

Tassazione su pagamento in contanti: nel mirino i risparmi degli italiani?

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Si continua a parlare della tassazione dei pagamenti in contante, filtrano indiscrezioni e sembra quasi che si voglia anticipare la protesta degli italiani per portarli ad essere “sgonfi” al momento in cui la tassa potrebbe essere introdotta.

Riportiamo dati statistici che aiutano ad inquadrare la questione: la media europea delle transazioni con carte di pagamento è pari a 100 annue, in Italia sono la metà.

2,48 miliardi di euro sarebbe la cifra della quale la finanza pubblica beneficerebbe nel 2023 con l’incremento dei pagamenti digitali. 3,4 miliardi di euro sarebbe l’introito stimato per lo Stato grazie a quel 2% di tassazione sul contante.

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Se ne parla, si fanno statistiche e davvero il governo rosso-giallo non ne farà nulla? La motivazione che già si prospetta è quella della lotta all’evasione: più è difficile spendere il contante e meno converrebbe “ fare” il nero.

C’è però un problema reale: in Italia le transazioni digitali non sono gratuite, quindi o si fa un regalo alle banche, il che renderebbe ancora più indigesto il provvedimento, oppure si trova il modo di incentivare l’operazione.

Confindustria propone un contro bonus del 2% per i pagamenti digitali, ma non si sa come lo sconto verrebbe gestito.

Da fonti vicine al Governo si ipotizza invece uno sconto sull’Iva e qui ci si aggancerebbe a quell’ipotesi di aumento Iva per settori. Anche questo sarebbe un provvedimento che creerebbe malcontento ed allora la soluzione potrebbe essere l’aumento Iva, ma non per tutti e se poi si paga in modalità digitale c’è uno sconto generalizzato.

Trasformando il tutto in una sorta di caccia al tesoro, si arriverebbe ad una confusione generale, con la quale il provvedimento potrebbe anche passare.

Non sono segnali positivi anche perché confermano che nelle mire del nuovo governo ci sono i risparmi degli italiani ai quali si vorrebbe attingere per restare in linea con i diktat europei.

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