Italia & Estero
UE contro le stufe a legna: nuova stretta assurda che colpisce famiglie e imprese
L’ennesima follia burocratica targata Bruxelles è servita. Questa volta nel mirino della Commissione Europea finiscono le stufe a legna e a combustibile solido, con nuove regole che rischiano di mettere in ginocchio chi vive nelle aree rurali e chi non può permettersi costose alternative. Un attacco frontale all’autosufficienza energetica e al buon senso.
A denunciare il pericolo di questo regolamento è l’eurodeputata della Lega, Anna Cisint, che ha preso posizione contro il diktat europeo inviando una lettera alla Commissione. Il nuovo regolamento Ecodesign, infatti, impone limiti sulle emissioni di particolato così severi da rendere necessaria una riprogettazione completa delle camere di combustione. Tradotto: costi esorbitanti per produttori e consumatori, con il rischio concreto di spingere molte famiglie a continuare a usare vecchi impianti più inquinanti.
E non è tutto. Secondo le nuove disposizioni, le stufe dovrebbero addirittura essere collegate alla rete elettrica! Un paradosso che penalizzerebbe proprio chi vive in zone isolate, dove il riscaldamento a legna è spesso l’unica soluzione possibile. “Bruxelles ora vuole obbligare a collegare le stufe alla rete elettrica, riducendo l’autosufficienza energetica e colpendo duramente chi vive nelle aree rurali, dove non esistono alternative accessibili”, denuncia Cisint.
L’Unione Europea continua così a dimostrare la sua totale disconnessione dalla realtà, imponendo regole scollegate dalle esigenze dei cittadini. Chi pagherà il prezzo più alto? Le famiglie a basso reddito, i piccoli produttori e chi vive lontano dai centri urbani.
“Non possiamo accettare che decisioni così impattanti vengano calate dall’alto senza un vero confronto con chi ne subirà le conseguenze”, tuona l’eurodeputata. E come darle torto? Queste norme, anziché ridurre l’inquinamento, finiranno per aggravarlo, incentivando l’uso di impianti obsoleti e più dannosi per l’ambiente. L’ennesima dimostrazione dell’ipocrisia di chi dice di voler tutelare il pianeta, ma in realtà impone vincoli insostenibili.
La richiesta di Cisint è chiara: “Abbiamo chiesto alla Commissione Europea di ritirare immediatamente queste norme insostenibili e di aprire un vero confronto con i rappresentanti del settore e i cittadini”. E ora si attende il 19 aprile, quando verrà presentato il testo definitivo. Sarà l’ennesimo attacco all’economia e alla libertà dei cittadini o finalmente Bruxelles tornerà a ragionare?
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