Bolzano Provincia
Val Senales, stop ai nuovi impianti: il Tar blocca l’ampliamento sul ghiacciaio
Altolà della giustizia amministrativa all’ampliamento degli impianti sciistici in Val Senales, nel cuore delle Alpi sudtirolesi. Con la sentenza n. 176 del 17 giugno 2025, il Tar di Bolzano ha accolto il ricorso presentato da CAI Alto Adige, Dachverband für Natur-und Umweltschutz, Lipu e Mountain Wilderness contro la delibera della Giunta provinciale che autorizzava un nuovo progetto a quota 3.000 metri.
Il piano prevedeva la costruzione di una seggiovia a sei posti lunga circa un chilometro, due stazioni (a valle e a monte) e oltre due ettari e mezzo di nuove piste da sci, in una delle aree più delicate e incontaminate del panorama alpino. Si tratta di una zona classificata come “rocciosa-ghiacciaio” dal Piano Paesaggistico del Comune di Senales, all’interno dell’area sensibile dell’Hochjoch, dominata da maestosi campi morenici e paesaggi glaciali quasi privi di vegetazione.
“Alcuni passaggi della procedura di VAS non sono stati eseguiti, ovvero, sono stati eseguiti in modo difforme a quanto prescritto, in violazione della Direttiva 2001/42/CE e della legge provinciale n. 17 del 2017”, si legge nella sentenza. Il tribunale ha anche ribadito l’obbligo mancato di effettuare la Valutazione di Incidenza ambientale (Vinca), dato che il progetto interessava due siti Natura 2000: uno italiano, il Parco naturale del Gruppo di Tessa, e uno austriaco, le Alpi Ötztal.
Il verdetto rappresenta una vittoria per le associazioni ambientaliste, che da tempo denunciano l’accanimento dello sviluppo sciistico su territori già messi a dura prova dalla crisi climatica. L’espansione degli impianti avrebbe interferito con habitat protetti e con le aree frequentate dalla Pernice bianca, specie simbolo delle Alpi e già in declino per via del riscaldamento globale. “Gli impianti minacciano la Pernice perché riducono le zone di alimentazione e nidificazione e aumentano il rischio di collisione con i cavi sospesi”, ricordano le associazioni.
Il Tar ha chiarito che l’intervento non poteva essere autorizzato senza una corretta pianificazione ambientale, riconoscendo che si trattava di un atto soggetto a Valutazione Ambientale Strategica (VAS), mai condotta adeguatamente.
In un contesto di inverni sempre più poveri di neve e temperature in costante aumento, l’espansione delle stazioni sciistiche verso altitudini estreme è vista come una strategia miope, che sacrifica ecosistemi fragili per un turismo insostenibile. “Occorre veramente un cambiamento culturale per ritrovare un’armonia ormai persa con l’ambiente che ci circonda”, è il monito che arriva dalle associazioni vincitrici del ricorso.
La sentenza segna un punto fermo contro la corsa all’innevamento artificiale e ai nuovi impianti ad alta quota, rilanciando il dibattito su quale futuro dare alla montagna in un’epoca di emergenza climatica.
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