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Società

Violenze domestiche: la denuncia con il nome in codice «mascherina 1522»

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Nome in codice “mascherina 1522“ che se pronunciato in farmacia o in un qualsiasi altro presidio sanitario, fa scattare l’intervento delle forse dell’ordine e la messa in sicurezza della donna vittima di violenza domestica.

Tutto parte dalla considerazione che in questi periodi di permanenza obbligata a casa e di movimenti limitati, possano aumentare le violenze domestiche e chi le subisce o vi assiste abbia minori possibilità di denuncia.

Anche se da oggi si potrà muoversi più liberamente le persone che restano a casa perché senza lavoro sono ancora molte e quindi il modo per chiedere aiuto è quello di andare in farmacia chiedere una mascherina modello 1522 e l’interlocutore sa già cosa fare.

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L’idea è venuta a “staffetta democratica” rilanciata dall’associazione “Non una di meno”.

L’iniziativa è stata oggetto anche di una lettera inviata a Conte nella quale tra l’altro si legge: «Occorre evitare che il principio della tutela della vita umana, alla base delle ordinanze di restrizione, venga meno o si rovesci, al contrario, in una maggiore esposizione alla violenza per le donne e i loro figli, spesso minorenni, condannati a subire o ad assistere alla violenza. 

Ci uniamo, dunque, alla voce della ministra Elena Bonetti perché il numero abbia la più ampia diffusione e perché venga adottata ogni misura necessaria, nei luoghi di raccolta delle denunce e negli ospedali, perché si vigli in modo capillare sull’applicazione della normativa».

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Tra le firmatarie, Cristina Comencini, Laura Boldrini, Pina Picierno, Beatrice Lorenzin, Livia Turco, Anna Finocchiaro, Susanna Camusso, Elisa Ercoli, Anna Serafini e Bernardini de Pace.

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