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L’impertinente

ZerzercontroZerzer, ultima stazione

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La “guerra a Zerzer” non esiste. Esiste invece, nel nostro più intimo sentire, la vicinanza al principio ribadito dal grande scrittore e drammaturgo Dino Verde, ovvero che “nel nostro paese non c’è più nulla di certo e di legale, nemmeno il teorema di Pitagora, giacché anche il quadrato costruito sull’ipotenusa, potrebbe rivelarsi una costruzione abusiva“.

Guidati da questo ragionevole dubbio, noi operiamo nella ricerca della verità, che è un dovere morale, ancora prima che giornalistico.

Ordunque lo ripetiamo. La guerra a Zerzer non esiste.



Esistono invece le indagini preliminari avviate dalla Procura di Bolzano su due diversi fronti: il primo, volto ad accertare eventuali irregolarità sulla nomina a direttore generale dell’azienda sanitaria dell’Alto Adige, punta sulle modalità di  compilazione di un modulo di autocertificazione nel quale si richiedeva di dichiarare il possesso dell’attestato di un corso di management in campo sanitario (punto 6, casella barrata che equivale a una risposta positiva).

Si tratta, come già spiegato nel nostro precedente articolo Tutti contro Zerzer o Zerzer contro tutti , di un certificato di formazione manageriale in campo sanitario, ovvero di un Corso di Formazione manageriale per i Direttori Sanitari Aziendali ed i Direttori di Unità Organizzativa Complessa di Aziende ed Enti del Servizio Sanitario. In alternativa, di un titolo di studio in materia di gestione ottenuto all’estero e riconosciuto a livello provinciale.

Va da sé che nel caso di mancato possesso del documento atto a certificare la frequenza e l’ottenimento dell’attestato richiesto, ma in presenza nel contempo di una dichiarazione ufficiale del suo conseguimento, ad aggravare la situazione di Zerzer ci sarebbe a questo punto non solo l’autocertificazione di un corso che non ha mai frequentato ma peggio, di un titolo che non ha mai ottenuto ma che tuttavia rappresentava una precondizione essenziale per renderlo, ancora una volta, idoneo alla candidatura per il ruolo di direttore generale dell’Azienda sanitaria.

Sul secondo fronte, non meno importante, ci si concentrerebbe invece sulla curiosa assegnazione del ruolo e, presumibilmente, anche sulle misure adottate dall’amministrazione provinciale e dallo stesso Zerzer in vista dell’accesso alla carica.

Un rebus che riguarderebbe quelle 24 misteriose ore durante le quali l’ormai ex direttore del Dipartimento Sviluppo del Territorio, Ambiente ed Energia avrebbe acquisito un altrettanto misterioso diritto di accesso alla posizione  senza concorso.

Sarà inoltre compito della Guardia di Finanza verificare se il nuovo direttore generale soddisfi, dal punto di vista dei requisiti, un’ulteriore condizione.

Facciamo sempre riferimento al documento sopra riportato, che al punto 7 (anche questo barrato positivamente) chiede tra le precondizioni “Aver prestato almeno cinque anni di servizio pubblico o privato effettivo come dirigente con comprovata esperienza in campo sanitario, con autonomia gestionale diretta e responsabilità per le risorse umane e finanziarie o aver prestato almeno sette anni di servizio pubblico effettivo o in ambito privato come dirigente con comprovata esperienza in altri settori con autonomia gestionale diretta e responsabilità per le risorse umane e finanziarie“.

Dal 1993 al 1996, Zerzer è un collaboratore della Ripartizione Informatica della Provincia Autonoma di Bolzano Italia e negli anni successivi direttore di diversi Dipartimenti. Ora, posto che un direttore di dipartimento non ha alcuna autonomia amministrativa per quanto riguarda le risorse umane e finanziarie e coordina i vari settori di competenza della Provincia operando, al massimo, con il supporto di alcune segretarie, la situazione potrebbe ulteriormente complicarsi. Nemmeno la presidenza temporanea alla Fondazione Vital riuscirebbe, con tutta probabilità, a compensare la possibile carenze del requisito.

La guerra a Zerzer, dunque, non esiste.

Esiste invece il principio secondo il quale, tirando qualche piccola somma, saremmo non più di fronte a una presunta battaglia dichiarata da ignoti odiatori seriali, ma a ad un reale corpo a corpo di “Zerzer contro Zerzer“, in una lotta nella quale a perdere sarà un solo, e sempre lo stesso, personaggio della storia.

Non un duello coniugale alla Kramer contro Kramer nella celeberrima pellicola di Robert Benton o alla Mr. & Mrs. Smith, dove in una esagerata, iperbolica escalation di follia si innesca una lotta armata senza esclusione di colpi: qui il corpo a corpo, come nel peggiore dei deliri, si prefigura come una sorta di “unipersonale dicotomia”.

Alla vostra sinistra Signori, l’esemplare di Zerzer provvisto dei requisiti per assumere la carica di direttore generale, mentre alla vostra destra, lo Zerzer potenzialmente inidoneo alla carica finora ricoperta su (quasi) tutti i fronti.

E per stabilire chi perderà, in tutti i casi, nella sfida a onde luce fotoniche bisognerà aspettare il verdetto della magistratura. Un verdetto che tuttavia speriamo non venga preceduto da quelli, potenzialmente salvifici a prescindere, della politica e dell’informazione.

Un timore ben fondato, perché nell’ampio raggio di azione del sistema “collarizzato” gli ordini si ricevono, quasi sempre si eseguono e i peccati, ancor più se mediaticamente visibili, si lavano via con lo smacchiatore.

Ciò che potrebbe dunque restituire al Nostro una potenzialmente perduta verginità professionale non ci è dato saperlo.

Quello che è certo è che verginità rimarrebbe un termine in questo caso specifico ancora troppo distante da quello di dignità.

Se non capite di cosa parliamo, rimandiamo subito il discorso ad eventuali assoluzioni mediatiche che ricorderebbero tanto il valore di quelle dichiarazioni rilasciate dall’ex Cavaliere per uno dei processi berlusconiani dove il proscioglimento a causa di prescrizione veniva spacciato per assoluzione.

Faccia di bronzo, protezione e fortuna diventavano in quel frangente, per il Silvio nazionale, componenti fondamentali a far finire nel nulla mediatico l’ennesimo processo.

La questione sopra citata è tuttavia solo mediatica, e non di legalità. E a questo proposito, secondo il procuratore della repubblica Giancarlo Bramante, andrebbero ancora accertate eventuali irregolarità nei requisiti che furono valutati anche dalla commissione esaminatrice.

E così sia, arcidunque. La guerra a Zerzer non esiste.

Esiste invece un’inchiesta che ha parlato ampiamente dei limiti di legalità per l’affidamento di una carica pubblica. Esiste il controsterzo violento di un’informazione che non soffre di strani dolori alla schiena. Esistono principi per i quali azzardare l’impossibile diventa la più possibile delle missioni.

Lo abbiamo già ricordato: la strada per fare chiarezza si preannuncia tutt’altro che comoda. In una delle sue migliori uscite, fu Victor Hugo ad illuminare i nostri passi.

Voi mi chiedete cosa mi costringe a parlare? Una cosa strana; la mia coscienza”.

Sotto, una ironica riproduzione dei nostri celebri, nonché perfidi, #guardianidellalegalita. Immagine scaturita dalla fervida fantasia del nostro vignettista digitale e prezioso collaboratore d’inchiesta Fabrizio Pollinzi.

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