Laives
17 marzo, a Laives la pandemia non ha fermato le celebrazioni per la Festa dell’Unità d’Italia
Nemmeno il covid ha fermato la tradizionale cerimonia dell’alzabandiera con cui ogni anno il 17 marzo Laives celebra la Festa dell’Unità d’Italia. Una cerimonia che quest’anno si è tenuta necessariamente in forma ristretta, alla sola presenza di piccole delegazioni di Alpini, Carabinieri, Croce rossa, ma senza il caloroso “abbraccio” della cittadinanza, ma che forse è stata ancora più sentita che in passato. Cittadinanza che però era rappresentata dai membri della giunta comunale, dai capigruppo consiliari e dal vicepresidente della giunta provinciale Giuliano Vettorato.
“È proprio quest’anno che la ricorrenza della Unità d’Italia assume un valore e un significato ancora più forte, ancora più profondo“, ha sottolineato il sindaco Christian Bianchi.
“La nostra Nazione – ha detto – ha dovuto affrontare un anno di estrema difficoltà, forse uno dei più difficili della nostra storia, dopo quel famoso 30 gennaio 2020, quando furono accertati i primi due casi positivi al virus Sars Covi2.
Una pandemia che ci ha spaventato tutti, che ha modificato radicalmente il nostro modo di vivere e di relazionarci agli altri. Una pandemia che ci ha portato via tanti anziani, i nostri nonni, i nostri genitori, i nostri affetti, e che ci ha impedito di stare insieme a loro, e tra di loro, determinando solitudine, isolamento e tanta tristezza.
Una pandemia che ha impedito ai bambini di giocare insieme, di andare a scuola, di proseguire con le loro passioni, lo sport, l’arte, la cultura, che formano parte integrante della loro crescita, caratterizzata dalla spensieratezza, dal sorriso, dal gioco.
Una pandemia che ha determinato uno stato emergenziale mai vissuto prima in tutte le strutture sanitarie, ai medici, agli infermieri, agli assistenti, ai dirigenti, ai soccorritori, che hanno dovuto far fronte alle richieste di assistenza e di cura, gettando il cuore aldilà di ogni ostacolo, di ogni paura, dedicandosi pienamente ai malati, sacrificando le loro famiglie, e purtroppo con un alto tributo di vite, tra di loro, infettati nello svolgimento di queste loro indispensabili attività.
Una pandemia che ha stravolto l’economia, che ha determinato la chiusura improvvisa di aziende, negozi, esercizi pubblici, imprese, con enormi preoccupazioni per i titolari e per i loro dipendenti, impauriti delle conseguenze che potranno esserci per il futuro, senza alcuna certezza di poter riprendere le loro attività, se nel frattempo queste non saranno state chiuse o fallite. Una pandemia che oltre al tributo di vite, sta spazzando via interi settori produttivi, e che certamente non sarà semplice rimettere in piedi una volta risolta la questione sanitaria.
Una pandemia che ha saputo anche però far esprimere il meglio dalle persone, con enormi gesti di solidarietà, che hanno garantito a molti la vicinanza, il conforto, l’aiuto, l’assistenza. Nei momenti più bui della storia spesso ad emergere è proprio il cuore della gente, il loro altruismo, la loro immensa bontà.
Ad emergere è stata anche la scienza, la medicina, la tecnologia, con tutta la comunità scientifica mondiale impegnata nella ricerca delle cure e dei vaccini. Oggi, a differenza dello scorso anno, vediamo la luce in fondo a questo lunghissimo tunnel buio, e per la prima volta possiamo pensare veramente di uscire, tutti insieme, da questa esperienza terribile. I vaccini costituiscono la vera grande possibilità di tornare alla nostra vita, alla possibilità di abbracciare i nostri anziani, di permettere ai nostri figli di sorridere e divertirsi tutti insieme, spensierati, e a tutti di riprendere la propria vita lavorativa, familiare, sociale, con normalità.
Sono certo però che questa grande prova, questo lungo periodo di dolore e di tristezza, le grandi privazioni a cui siamo stati sottoposti, alla fine della pandemia, ci faranno riscoprire migliori, ci avranno cambiato in meglio, ci avranno lasciato un grande insegnamento di vita e sul valore della vita stessa, ne sono certo.
E’ con questo spirito, con questa consapevolezza, con questo insegnamento, che quest’anno la celebrazione della unità d’Italia, assume un significato ancora più profondo, ancora più vero. Abbiamo scoperto che da soli possiamo fare poco, che siamo tutti collegati e che necessitiamo uno dell’altro. Forse oggi, in questo contesto, l’Italia si rende ancora più conto del valore della Unità, del percorso unitario, e della visione che, nel 1861, spinse l’Italia a nascere“.
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