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Politica

Grazia a Oberleiter, Urzì: “Inchinato al capo dello Stato e testimone della sconfitta dei secessionisti”

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Nessuna grazia, in Italia, senza pentimento e senza ripudio del metodo violento usato negli anni della strategia della tensione secessionista: è la lezione che ha dato il Capo dello Stato graziando Heinrich Sebastian Oberleiter, condannato per la partecipazione ad azioni terroristiche antitaliane compiute  in Alto Adige tra il 1966 e il 1967“.

Il commento è del consigliere regionale e provinciale di Fratelli d’Italia, Alessandro Urzì, che all’indomani della concessione di Mattarella all’ex terrorista sudtirolese sottolinea:

Ora che il provvedimento è stato assunto è lo stesso Quirinale a rendere noto che il Presidente della Repubblica (non lo si sapeva precedentemente) ha tenuto conto del ‘ravvedimento del condannato che, in una dichiarazione allegata alla domanda di grazia presentata dai figli, ha espresso ripudio della violenza e forte rammarico per le vittime di tutti gli attentati di quel periodo e per il dolore arrecato alle loro famiglie‘.

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Esattamente quello che chiedevamo da anni. Oberleiter si è rivolto alla più alta carica della Repubblica Italiana, ossia quella Repubblica contrastata negli anni della sua giovinezza con la violenza, un atto di riconoscimento politico che condanna definitivamente la stagione del secessionismo politico.

La clemenza del capo dello Stato italiano è la espressione pura della superiorità italiana di fronte all’odio ed alla rabbia cieca che animò le follie secessioniste del tempo.

La lettera di pentimento e di ripudio della violenza da parte di Oberleiter, le scuse alle vittime, sono l’ammissione di una sconfitta personale e politica del secessionismo, quello armato ma anche di quello politico.

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Non si potrebbe essere più soddisfatti dell’umiltà con cui l’ergastolano rifugiatosi all’estero per terminare la sua fuga ha dovuto chinarsi alle generose Istituzioni della Repubblica Italiana.

Con questo atto Oberleiter smette di essere un simbolo del radicalismo e si trasforma in un esempio della sconfitta della rabbia antitaliana e della follia secessionista.

Unico rammarico: il sapere che non ha mai scontato nemmeno un giorno di carcere. Ma la vita lo ha condannato egualmente ad un destino che lo ha portato a ripudiare la propria intera storia, quasi peggio.

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