Alto Adige
L’interminabile attesa nei corridoi della sanità altoatesina
Nel cuore dell’Alto Adige, la sanità pubblica vacilla sotto il peso di un sistema che, nonostante le apparenze, si rivela carente per i cittadini in cerca di cure. La popolazione altoatesina, stanca degli interminabili tempi di attesa per accedere a prestazioni specialistiche, si sta sempre più rivolgendo al settore privato, una scelta obbligata per coloro che possono permetterselo o sono coperti da un’assicurazione.
La situazione è altrettanto critica quando si tratta di interventi chirurgici presso l’ospedale di Bolzano, dove il numero dei pazienti in lista d’attesa continua a crescere. Ma le cause di questo ingorgo assistenziale non sono da attribuire a una carenza di sale operatorie, di anestesisti o di chirurghi; piuttosto, il problema principale è la mancanza di personale infermieristico, sia strumentisti che di anestesia.
Le prestazioni aggiuntive, ovvero gli straordinari che dovrebbero incentivare il personale a lavorare di più, non sembrano attrarre l’interesse sperato. L’Asl segnala che il personale è già massicciamente occupato con le attività istituzionali, comprese le emergenze e le guardie, anche nel fine settimana, lasciando poco spazio e, presumibilmente, poca volontà di impegnarsi ulteriormente durante i sabati e le domeniche.
Per aggiungere complessità alla già critica situazione, si consideri l’introduzione degli interventi di cardiochirurgia all’ospedale San Maurizio di Bolzano, eseguiti in collaborazione con l’Azienda ospedaliera di Verona. Nonostante ciò, l’offerta è ridotta e non sufficiente a soddisfare la domanda.
Il neo assessore alla sanità, Hubert Messner, è consapevole del gravoso compito che lo attende. Con un aumento della domanda di prestazioni mediche in alcuni settori clinici che oscilla tra il 40 e l’80% negli ultimi dieci anni, legato sia alla trasformazione della medicina che all’invecchiamento della popolazione e all’aumento di alcune patologie, Messner riconosce che l’offerta attuale è inadeguata e promette interventi immediati.
Intanto, la possibilità di accedere a una visita specialistica non urgente entro i 30 giorni rimane un miraggio. Al termine dell’ultimo anno, i dati dell’Asl evidenziavano tempi d’attesa proibitivi: 355 giorni per una visita dermatologica a Bolzano, con una leggera riduzione a 286 giorni a Egna; per l’oculistica si parla di 196 giorni al San Maurizio, mentre la visita ortopedica, molto richiesta dall’anziana popolazione altoatesina, implica un’attesa di 140 giorni, ridotti a 48 sul Territorio bolzanino.
Nonostante la disponibilità di 14 sale operatorie nella nuova clinica di Bolzano, il tasso di utilizzo giornaliero si attesta su 11/12 sale a causa della mancanza di infermieri. Andrea Brasola, presidente dell’Aaroi Emac Alto Adige, sindacato dei medici anestesisti rianimatori, conferma che sebbene gli specialisti siano pressoché al completo, l’assenza di infermieri è un nodo critico. Anche le prestazioni aggiuntive non sembrano allettanti per i professionisti, che già lavorano sotto pressione, spesso anche di notte, per gestire le emergenze della provincia.
In questo scenario di evidente crisi, l’ospedale di Bolzano si trova a navigare in acque turbolente, dove la salute dei cittadini rischia di essere compromessa da un sistema che mostra tutte le sue fragilità, nonostante le finanze e le infrastrutture apparentemente adeguate. La questione non è più solo di risorse, ma di gestione, organizzazione e valorizzazione del personale, aspetti che l’amministrazione corrente deve urgentemente affrontare per garantire il diritto alla salute, un servizio efficace e tempestivo che i cittadini altoatesini meritano.
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