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Al festival dello sport il grande volley con i campioni

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La differenza tra un grande campione e buon giocatore è questa: il livello minimo di rendimento.

Il grande campione non gioca sempre bene, ma non gioca mai troppo male.

L’incontro sul grande volley tra passato, presente e futuro dell’Italia, non poteva che cominciare con una citazione di colui che ha fatto grande la pallavolo italiana, Julio Velasco, capace di segnare un’epoca, quella degli anni ’90, e portare una “generazione di fenomeni” ai massimi livelli mondiali, vincendo tutto ciò che si poteva vincere.

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Uno di loro Andrea Zorzi, in una sala Depero gremita di giovani, ha citato un grande del passato per passare al presente e alle ultime non sempre esaltanti perfomance della squadra italiana ai Mondiali giocati tra Italia e Bulgaria alla fine di settembre.

Si è parlato poi di pallavolo a tutto tondo e di ciò che significa il record, il tema del Festival dello Sport, in uno sport dove non ci sono limiti e misure da superare.

A rispondere alle domande del campione di ieri ci sono quelli di oggi, Simone Giannelli, regista della nazionale e della Trentino Volley, Jenia Grebenniko, francese di origine russa recente acquisto di Trento tra i liberi più forti al mondo, e Gianlorenzo Blengini, ct dell’Italvolley.

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Oggi la pallavolo mondiale, ha esordito Andrea Zorzi, vive una stagione anomala, senza dominatori e senza cicli vincenti.

Negli anni 80 ci sono stati gli Stati Uniti, poi l’Italia della “generazione di fenomeni”, l’inizio del nuovo millennio dominato dal Brasile e poi, dal 2010, si è aperta una stagione con tanti vincitori ma nessun dominatore. Come se il livello delle diverse squadre si fosse equilibrato, “livellato”.

Anche l’Italia sta dicendo la sua, e lo dimostra l’argento olimpico in Brasile nel 2016.

Quello italiano, ha sottolineato mister Blengini, è uno dei campionati più forti al mondo, grazie anche alla presenza di tanti campioni stranieri, capaci di “contaminare” il nostro campionato e la nostra cultura pallavolistica portando un grande valore aggiunto.

Questa contaminazione rappresenta un grande arricchimento in termini tecnici e di crescita anche per i giovani.

Ci sono modelli da imitare e questo per il lavoro di un allenatore è un grande valore aggiunto a supporto della più classica metodologia di apprendimento.

La superlega italiana, ha evidenziato Blengini, è sempre più in crescita e più competitiva, grazie agli investimenti delle squadre e dell’intero movimento della pallavolo. Tutto ciò, anche a beneficio del pubblico che gode del phatos di un campionato sempre incerto.

La parola è poi passata a chi sottorete ci sta tutti i giorni, Giannelli e Grebenniko, che stanno collaudando schemi e sincronizzando i movimenti in vista dell’inizio della Superlega.

Due ragazzi “rotondi” li ha descritti Blengini, capaci di unire grandi doti fisiche e tecniche ad un grande senso di apparteneza alla squadra e spirito di condivisione. I giovani leader della Trentino Volley hanno parlato di sè (entrambi con precenti sportivi non pallavolistici, tra hockey su ghiaccio, tennis e sci) e di cosa significa raggiungere un record.

Grebenniko ama prendersi qualche rischio e “quando non c’è muro, anche dare il corpo alla palla”, ben consapevole che “un libero è come un pugile, che a forza di prendere pugni non li sente più”. Più riflessivo Simone Giannelli – anche per il ruolo da regista che ricopre – e grande capacità di adattarsi ai giocatori da servire con i suoi delicati palloni, sempre al servizio della squadra e di chi la palla “la deve mettere giù”.

In questo la pallavolo è davvero uno sport di squadra, dove il giocatore è l’ingranaggio di un sistema perfetto.

Il passaggio è obbligato, l’azione individuale non esiste e nessuno vince da solo, perché, per dirla con le parole di Zorzi che sottolinea anche la valenza educativa di questo sport, “la collaborazione è l’unica scelta che abbiamo e ci fa capire fin da piccoli che da soli è molto difficile costruire qualcosa”.

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