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Alto Adige

Caso Schwazer, la Wada risponde al tribunale: “Impossibile che le provette siano state modificate”

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In riferimento all’ordinanza del gip di Bolzano che a febbraio aveva stabilito che il campione di urina di Alex Schwazer possa essere stato manipolato, l’Agenzia mondiale antidoping risponde ancora con un netto rifiuto.

Il campione che ha portato alla seconda squalifica per doping del marciatore azzurro, per la Wada non può essere stato manipolato.

L’Agenzia Mondiale Antidoping (Wada) prende atto delle evidenze di ulteriori indagini che conferma come il campione dell’atleta raccolto l’1 gennaio 2016 da World Athletics non sia stato oggetto di alcuna forma di manipolazione“.

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L’ordinanza del 18 febbraio 2021 del Gip Walter Pelino si fondava sull’affermazione che la concentrazione di Dna nel campione fosse eccessivamente elevata per risultare fisiologicamente possibile e che per questo motivo il campione dovesse essere stato manipolato“.

La relazione del Professor Martial Saugy, scienziato Antidoping dell’Università di Losanna confermerebbe invece come l’ipotesi non sia possibile e come “non vi sia alcuna prova analitica a conferma di esso“.

Saugy ha condotto uno studio per l’analisi delle concentrazioni di DNA urinario di 100 campioni di atleti maschi in sport di resistenza.

I risultati dimostrerebbero come la concentrazione di DNA nel campione di Schwazer rientri in un normale intervallo fisiologico.

Secondo il direttore generale dell’agenzia mondiale antidoping, Olivier Niggli la tesoria di Pelino partirebbe da presupposti errati.

La Wada ha sempre creduto che la teoria della manipolazione del Giudice non fosse sostenuta da fatti. I risultati dello studio del Dna e il riesame delle prove confermano la nostra posizione”.

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