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Disastro Stresa: no alla libertà provvisoria per pericolo di fuga. «Condotta sconsiderata»

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Si aggrava sempre di più la situazione dei tre arrestati a cui ieri è stata negata la libertà provvisoria per paura di una possibile fuga.

La procura di Verbania spiega che, “sussiste il pericolo concreto e prevedibilmente prossimo della volontà degli indagati di sottrarsi alle conseguenze processuali e giudiziarie delle condotte contestate, allontanandosi dai rispettivi domicili e rendendosi irreperibili”. 

Se le responsabilità dei tre venisse accertata, la pena detentiva sarebbe “elevatissima”. A dirlo sono stati i magistrati della procura di Verbania, nel decreto di fermo che ha portato in cella tre persone (il proprietario, il direttore e il capo operativo), per l’incidente di domenica scorsa in cui è precipitata la funivia del Mottarone.



I pm hanno sottolineano senza sorta di dubbio la “sconsiderata condotta” che “ha determinato” la “morte di 14 persone e lesioni gravissime a un minore di 5 anni”.

Il freno infatti sarebbe stato manomesso consapevolmente, per evitare disservizi che avrebbero portato ad una perdita economica. “Abbiamo sequestrato tutto, anche la scatola nera”, fa sapere intanto  il capitano Luca Geminale, comandante della compagnia dei carabinieri di Verbania.

L’azienda altoatesina Leitner SpA, che si occupa della manutenzione annuale ordinaria e straordinaria dell’impianto, ha annunciato che si costituirà parte civile nel processo. Leitner, specializzata in impianti a fune con sede a Vipiteno in Alto Adige, ha reso noto che dopo l’intervento del 30 aprile, svolto da una società incaricata dall’azienda stessa, “non sono arrivate altre richieste d’intervento e segnalazioni in merito a malfunzionamenti dell’impianto frenante“.

Come riferisce Leitner, “il 30 aprile erano stati effettuati controlli ai freni vettura con verifiche di funzionalità, senza riscontrare problemi e proceduto alla ricarica degli accumulatori delle centraline idrauliche che azionano i freni sulla fune portante”.

Intanto Eitan, il bimbo unico sopravvissuto della strage, ha ricominciato a parlare. Al suo risveglio ha trovato ad attenderlo la zia che lo sta coccolando con molto affetto.

Ieri in Israele si sono tengono i funerali dei suoi genitori e del suo fratellino. Nel primo pomeriggio, sempre ieri a Varese, l’ultimo saluto anche ad altre due delle 14 vittime.

Tornando alle indagini il procuratore di Verbania nel provvedimento di fermo scrive: “I fatti contestati sono di straordinaria gravità in ragione della deliberata volontà di eludere gli indispensabili sistemi di sicurezza dell’impianto di trasporto per ragione di carattere economico e in assoluto spregio delle più basilari regole di sicurezza finalizzate alla tutela dell’incolumità e della vita dei passeggeri”.

Ed emerge che Gabriele Tadini, capo servizio della funivia del Mottarone, “ha ammesso di avere deliberatamente e ripetutamente inserito i dispositivi blocca freni (forchettoni), disattivando il sistema frenante di emergenza”.

Una condotta “di cui erano stati ripetutamente informati” Enrico Perocchio e Luigi Nerini, direttore di esercizio e amministratore di Ferrovie del Mottarone, che “avvallavano tale scelta e non si attivavano per consentire i necessari interventi di manutenzione che avrebbero richiesto il fermo dell’impianto, con ripercussioni di carattere economico”.

Luigi Nerini, Enrico Perocchio e Gabriele Tadini sono accusati, in concorso tra loro, di omissione dolosa, come ha precisato ieri il procuratore Olimpia Bossi. Il procuratore si riserva però “di valutare eventuali posizioni di altre persone“.

Il sospetto degli inquirenti è che anche altri sapessero delle anomalie della funivia e di quel ‘forchettone’, il divaricatore che tiene distanti le ganasce dei freni di cui ieri è stata trovata tra i boschi un’altra parte, la seconda.

Bloccare così quel freno d’emergenza, “senza interventi più decisivi e radicali” sembra esser stato, per i fermati, l’unico modo di non compromettere l’esercizio della funivia, che aveva ripreso a girare dopo il lungo stop per la pandemia. “L’ingegner Perocchio nega categoricamente di aver autorizzato l’utilizzo della cabinovia con i ‘forchettoni’ inseriti e anche di aver avuto contezza di simile pratica, che lui definisce suicida”  ha fatto però sapere il legale del direttore d’esercizio della funivia Stresa-Mottarone. “Nessun operatore di impianti a fune, ha ribadito il mio cliente, sarebbe così pazzo di montare su una cabina con le pinze inserite” (ovvero il freno d’emergenza disattivato, ndr.), ha aggiunto l’avvocato.

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