Alto Adige
Donna accoltellata a Merano: l’ennesimo femminicidio in Alto Adige
E’ un doloroso bilancio di sangue che riguarda le donne quello a cui si sta assistendo recentemente in provincia di Bolzano.
La 34enne meranese Alexandra Riffeser è stata colpita con diversi fendenti dal marito Johannes Beutel, un austriaco di 38 anni. Portato via a bordo di una volante con indosso una maglietta ancora sporca di sangue, l’uomo è stato interrogato in commissariato a Merano e posto in stato di fermo.
Il femminicidio è avvenuto nell’agriturismo di famiglia Huberhof, un maso immerso tra i vigneti che separano Merano da Lagundo. Una zona che in questa stagione è molto frequentata dai turisti, soprattutto tedeschi.
La coppia ha due figlie piccole che al momento dell’omicidio si trovavano con la nonna in un’altra parte del maso.
A dare l’allarme alle Forze dell’Ordine è stato un vicino, allertato dalla sorella della vittima che aveva sentito delle urla. Sul posto sono intervenuti gli agenti della squadra mobile, la polizia scientifica assieme ai carabinieri e al magistrato di turno della Procura di Bolzano, Igor Secco.
Gli inquirenti hanno ascoltato la testimonianza di alcuni vicini e dei genitori della ragazza che abitano nello stesso agriturismo per cercare di ricostruire la dinamica dell’accaduto.
La gelosia il movente ipotizzato dagli investigatori per spiegare il gesto dell’uomo.
Quello di Merano, in zona Quarazze, è l’ennesimo femminicidio, il quinto in poco più di un anno in Alto Adige.
Il 21 agosto 2017 viene uccisa Marianne Obrist, 39 anni, di Bressanone. La donna viene trovata morta in casa con diverse ferite di arma da taglio nel quartiere di Millan, ai margini della città altoatesina.
Il compagno marocchino di 34 anni, Rabih Badr, ha confessato di averla uccisa per gelosia, con una mazza da baseball.
Il 19 aprile di quest’anno, sempre a Bressanone, Monika Gruber, 57 anni, viene trovata morta in camera da letto. Il marito, Robert Kerer di 58 anni, reo confesso dell’omicidio, l’ha colpita più volte alla gola prima prima di cercare invano di togliersi la vita.
Il 19 luglio il corpo carbonizzato di Nicoleta Caciula, 46 anni, rumena, viene trovato nel suo appartamento di Brunico. Dopo alcune settimane, il nipote, Daniel Loris Caciula, confessa di averla strangolata con un cavo elettrico prima che si sviluppasse l’incendio.
Il 14 agosto infine Rita Pissarotti, 60 anni, di Collecchio, vicino a Parma, viene colpita con 19 colpi di arma da taglio, due dei quali hanno raggiunto il cuore. La donna muore per choc emorragico in una camera di albergo di Santa Cristina in Val Gardena dove si trova in vacanza con il marito.
Lui , Paolo Zoni, 64 anni, finisce in carcere. Si ritiene che al momento dell’aggressione fosse incapace di intendere e di volere.
Dall’inizio del 2017 non ci sono state altre morti violente in Alto Adige. A morire sono solo donne, per mano dei loro compagni.
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