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Famiglie in difficoltà e amici animali, Maturi: “Abbassare l’IVA per cibo e servizi veterinari”

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Non senza soddisfazione annuncio l’accoglimento del mio ODG che chiede di valutare la possibilità di abbassare l’IVA per il cibo degli animali da affezione (principalmente cani e gatti) e le spese veterinarie.

La crisi post covid ha colpito moltissime famiglie italiane, le quali a oggi fanno fatica ad arrivare a fine del mese. Convinto che gli animali domestici siano veri e propri membri della famiglia e non beni di lusso, ritengo di primaria importanza mettere in condizione i padroni di provvedere al benessere dei loro amici a quattro zampe, anche in un momento così difficile“.

Così il deputato della Lega e neo nominato responsabile nazionale del Dipartimento per la tutela del benessere animale Filippo Maturi, sulla misura da lui promossa abbassare i costi di mantenimento degli amici a quattro zampe.






Recita il testo dell’ordine del giorno al Decreto Rilancio a firma Maturi, Loss, Bubisutti, Liuni: “Si impegna il Governo a valutare l’opportunità di adottare ulteriori iniziative normative volte a ridurre la pressione fiscale sui proprietari di animali da compagnia prevedendo una riduzione dell’Iva sugli alimenti, sui prodotti farmaceutici veterinari da banco, sugli integratori e sulle prestazioni veterinarie per cani, gatti e altri animali da affezione e, altresì, a prevedere l’aumento della soglia di detraibilità delle spese in quanto una simile misura potrebbe essere di sostegno alle famiglie che possiedono animali da compagnia o da affezione, che si trovano magari in condizioni di difficoltà economica dovuta dalla crisi economica a seguito dell’emergenza da COVID-19, perché gli animali non sono oggetti e la loro salute è interesse di tutta la collettività“.

Si stima infatti che siano 7 milioni i cani e 7,5 milioni i gatti presenti nelle nostre famiglie. Premetteva il testo: “I benefìci del possesso di animali d’affezione trovano sempre maggiori evidenze scientifiche sugli anziani e sui bambini; gli animali da affezione hanno un valore sociale sempre più riconosciuto nel nostro Paese, così come accade in molti Stati europei, per il ruolo che questi rivestono nella vita quotidiana e per il rapporto sempre più profondo tra uomo e animale;

Per benessere di un animale si intende lo stato di completa sanità fisica e mentale che consente all’animale di stare in armonia con il suo ambiente e, per poterlo salvaguardare, è necessario che questi abbiano un regime alimentare adeguato, possano esprimere comportamenti naturali, essere tutelati contro il dolore, la sofferenza, le ferite e le malattie.

Le prestazioni rese da medici veterinari o da strutture medico veterinarie, che appunto salvaguardano la salute degli animali da compagnia o da affezione, sono inoltre soggette ad Iva al 22 per cento ed anche il cibo per la loro alimentazione è soggetto alla stessa aliquota, alla stregua dei beni di lusso;

Alle cessioni di alimenti per cani e gatti, condizionati per la vendita al minuto, purtroppo non è applicabile l’aliquota Iva agevolata del 10 per cento, in quanto gli alimenti per cani o gatti, per la vendita al minuto, risultano espressamente esclusi dall’applicazione dell’aliquota a Iva ridotta;

Al proprietario dell’animale da affezione rimane la magra consolazione, di usufruire della detrazione dall’Irpef il 19 per cento per le spese veterinarie sostenute per le cure veterinarie prestate a cani, gatti e altri animali domestici (pesci rossi, pappagalli, criceti, ecc.); magra consolazione perché su queste spese esiste il limite di spesa con una franchigia a prescindere dal numero di animali posseduti, comprese sia le prestazioni professionali del medico veterinario che la spesa per i medicinali;

Molte persone, a causa della crisi economica in atto perché a seguito dell’emergenza da COVID-19 hanno perso il lavoro o sono in cassa integrazione, e quindi si trovano in condizioni economiche molto difficili e non sono più in grado di garantire al proprio animale le cure e il cibo necessari, perché queste sono molto onerose a causa, appunto, della forte tassazione che, inevitabilmente, porta a ridurre l’attenzione sul benessere degli animali.

Capita infine molto spesso che per le medesime motivazioni o anche perché inizialmente si è pensato che il Coronavirus potesse essere trasmesso da cani o gatti questi venissero abbandonati, infatti dall’inizio dell’emergenza il tasso di abbandono degli animali da compagnia o da affezione è aumentato”.






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