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Familiari delle vittime del Covid: “Dignità negata anche dopo la morte”

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La presidente del Comitato nazionale dei familiari delle vittime del Covid, Sabrina Gualini, denuncia alla Commissione d’inchiesta sulla pandemia le gravi violazioni subite dai malati e dai loro parenti durante l’emergenza sanitaria.

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Immagini di repertorio
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“Perseguiamo la verità per i nostri cari e per restituire loro la dignità che è stata rubata, una dignità che riteniamo sia stata lesa anche dopo la morte.” Con queste parole, Sabrina Gualini, presidente del Comitato nazionale dei familiari delle vittime del Covid, ha aperto il suo intervento davanti alla Commissione d’inchiesta sulla pandemia. Gualini ha puntato il dito contro quelle che ha definito “scelte disumane” adottate durante la crisi sanitaria, in particolare il divieto di vedere i propri cari defunti.

“Che cosa c’è di umano nel vietare di vedere il proprio parente ormai morto?”, ha chiesto con amarezza Gualini. “Molti di noi non sanno nemmeno chi fosse all’interno della bara, che ci è stata consegnata sigillata. Non abbiamo potuto onorare i nostri cari. Forse il virus poteva uscire dalla bara?” ha aggiunto, sottolineando l’assurdità di alcune misure restrittive che hanno colpito profondamente i familiari.

La solitudine delle famiglie e la disumanizzazione delle cure

Gualini ha inoltre evidenziato l’incoerenza delle norme applicate, ricordando come i giornalisti avessero accesso alle aree Covid per documentare la situazione, mentre ai familiari era vietato qualsiasi contatto con i propri cari. “I giornalisti entravano nei reparti Covid e mostravano immagini degli intubati, mentre a noi era impedito di fare visita ai nostri parenti perché ci dicevano che avremmo portato il virus dall’esterno”, ha spiegato. Tra le accuse mosse dal Comitato, anche quella di un trattamento disumano e impersonale, in netto contrasto con quanto raccomandato dal Comitato nazionale per la bioetica, che aveva sottolineato l’importanza dell’umanizzazione e della personalizzazione delle cure.



La presidente del Comitato ha poi ricordato casi di familiari che, ricoverati con tampone negativo, si sono trovati positivi una volta dentro ospedali e Rsa, alimentando dubbi sulle procedure di sicurezza adottate all’interno delle strutture sanitarie. “La nostra esperienza è lontana anni luce da quanto consigliato dal Comitato nazionale per la bioetica”, ha dichiarato.

Costi elevati, ma diritti negati

Un altro tema sollevato da Gualini riguarda l’alto costo delle cure per i pazienti Covid, che, a suo dire, non corrispondeva a un’adeguata attenzione ai diritti dei malati. “Ci chiediamo a cosa sia servito l’incremento tariffario, con oltre 3.000 euro al giorno per degenza in area Covid e più di 9.000 euro in terapia intensiva, se poi i diritti del malato non sono stati rispettati. Forse mancava personale medico e sanitario sufficiente?”, ha denunciato, puntando il dito anche contro la mancanza di consenso informato in molti casi.

Testimonianze drammatiche e la questione del plasma iperimmune

Durante l’audizione, Gualini ha condiviso alcune delle drammatiche testimonianze raccolte dal Comitato. Tra queste, quella di un uomo di 45 anni, padre di tre figli, che in condizioni disperate inviava messaggi alla moglie dal pronto soccorso, dove era stato ricoverato dopo il rifiuto di un primo ospedale per mancanza di posti letto. “Scriveva alla moglie: ‘Non lasciarmi morire in questo pronto soccorso’, mentre cercava disperatamente aiuto senza nemmeno avere un campanello per chiamare il personale”, ha raccontato Gualini. “Voleva bere e non riusciva a respirare con la maschera, ma nessuno si avvicinava quando alzava le braccia.”

Infine, Gualini ha lanciato un appello affinché la Commissione ascolti Massimo Franchini, Direttore del Servizio di Immunoematologia e Medicina Trasfusionale di Mantova, per approfondire il tema del plasma iperimmune, che, secondo il Comitato, avrebbe potuto salvare molte vite. “Ai nostri cari non solo è stato precluso l’uso del plasma iperimmune, ma anche quello degli anticorpi monoclonali”, ha concluso la presidente, chiedendo che si faccia luce su queste scelte terapeutiche.

Con le sue parole, Sabrina Gualini ha offerto un ritratto toccante e doloroso di una gestione della pandemia che, secondo i familiari, ha leso i diritti dei malati e dei loro cari, lasciando ferite profonde che difficilmente potranno rimarginarsi.

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