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Italia ed estero

Giustizia, guerra e migranti, l’intenso colloquio tra Meloni e Mattarella

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Il Consiglio Supremo di Difesa si è riunito ieri al Quirinale, dove la premier Meloni ha illustrato al presidente Mattarella, gli esiti del Vertice Nato Vilnius.

La premier schierandosi nel sostenere il rispetto della libertà, della sovranità democratica, dell’integrità territoriale e dell’indipendenza degli Stati come valori fondanti dell’Unione europea, giudicate condizioni fondamentali per l’ordine internazionale e la convivenza pacifica dei popoli, ha reso chiaro i motivi per cui l’Italia debba sostenere la difesa di Kiev di fronte all’invasione russa.

Al centro dell’incontro, anche l’avanzamento e l’impegno militare e umanitario in sostegno a Kiev, anche se Roma si è sarebbe detta contraria all’invio di bombe a grappolo.

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Chiaramente, sul tavolo anche la questione migranti. È chiaro che la rotta del Mediterraneo centrale è caratterizzata da flussi migratori originati prevalentemente dalle coste libiche e tunisine e si conferma, con un picco nei primi mesi del 2023, la principale direttrice di trasferimento via mare di migranti irregolari in Italia.

Vengono quindi, confermate le ragioni che spingono il nostro Paese ad assumere iniziative forti per richiamare l’attenzione della Nato, dell’Unione Europea e dell’Africa. “Non è infatti possibile garantire la sicurezza dei Paesi membri dell’Unione europea, che a loro volta sono parte fondamentale dell’Alleanza atlantica“. ha spiegato Meloni a Mattarella

Infine, il nodo della giustizia sui cui ci si aspettava un confronto piuttosto teso, ma invece sembra essere stato aperto con un “clima cordiale e costruttivo” si legge in una nota del Colle. A rasserenare il clima hanno contribuito le dichiarazioni delle ultime ore della stessa premier e quelle del sottosegretario alla presidenza, Mantovano sulle garanzie per il reato di concorso esterno in associazione mafiosa. In ogni caso, il ddl Nordio sarà all’esame delle Camere, dove può essere emendato da maggioranza e opposizione. Solo alla fine il giudizio del Capo dello Stato potrà essere realmente determinante.

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