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Politica

Il nostro editore Roberto Conci entra in Fratelli d’Italia

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Il 22 ottobre si vota per eleggere il nuovo consiglio della provincia autonoma di Trento. In questo momento la politica sta vivendo un momento prolungato di crisi di consenso e credibilità. Nonostante questo sono cominciate le «manovre» e il lavoro sul territorio dei partiti in vista della tornata elettorale che per il Trentino è la più importante in assoluto.

Tra le novità c’è l’entrata in politica del nostro editore Roberto Conci in Fratelli d’Italia. «In realtà- spiega Conci – ero entrato in Fratelli d’Italia già nel giugno del 2022, in tempi quindi non sospetti. Ora mi metto a disposizione del partito che deciderà per una mia eventuale candidatura»

Amministratore delegato della Cierre edizioni (proprietaria dei copyright de La Voce del Trentino e La Voce di Bolzano) e amministratore unico di Trentino produzioni (Voce24news) Roberto Conci in questa lunga intervista racconta la sua visione del Trentino dei prossimi 5 anni e la sua idea sulla politica.

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Racconta i motivi che lo hanno fatto avvicinare al partito di Giorgia Meloni portando anche una sua personalissima disamina del lavoro eseguito dal governo a traino lega in questa legislatura che sta finendo.

Svela anche alcuni retroscena inediti della «telenovela» Ambrosi – Fugatti che potrebbe avere un peso determinante nella prossima tornata elettorale. Molte le critiche alla sinistra, che ricorda però essere il vero avversario da battere nelle urne. Un’intervista tra politica, musica, sport, impresa, lavoro, e giovani con un occhio molto attento alle esigenze dei trentini e su cosa secondo lui si dovrà fare nei prossimi anni.

Perchè in politica? È un periodo dove nessuno vuole mettersi in gioco…

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«In politica perchè… Partiamo dalle motivazioni di fondo. È grazie al lavoro fatto negli ultimi tredici anni e grazie al prezioso osservatorio dei miei giornali che ho visto le contraddizioni di molti, troppi politici, le incongruenze e le scelte suicide prese a scapito degli elettori e la mancanza di una visione d’insieme, ma soprattutto di senso comune. Ho cercato di imparare dalla comunità, ascoltandola per capirne le esigenze, ma soprattutto proporre soluzioni. In questo modo ho potuto toccare il vero sentimento della gente, dialogare con loro, per capire i bisogni primari e i loro timori e frustrazioni, che in certi momenti si trasformano in rabbia e disperazione. Ho pensato di fare tesoro di questa esperienza poiché mi ha garantito una visione d’insieme della nostra società in tutti i suoi strati».

Spesso i politici parlano ma non danno luogo ad un reale significato di quanto dicono. Ad esempio, cosa s’intende per senso comune in questo caso?

«Semplifico facendo un esempio tra i più semplici partendo da qualcosa di apparentemente poco significativo rispetto agli altri temi, che sembra banale ma in realtà non lo è affatto: i colori delle case. Provate a cambiare il colore esterno di casa vostra, dovrete obbligatoriamente stare dentro un ventaglio di colori uno più triste dell’altro, tranne pochi casi. Senso comune? Nessuno, solo il non rendersi conto che l’epoca delle anonime case giallastre o grigiastre di cui è disseminato il Trentino è finita ma in sostanza non si vuole cessarla o almeno processarla. Recentemente nel mio quartiere una famiglia voleva fare il cappotto ad una casa vecchia di cento anni ma dall’architettura banale come tante. Gli è stato impedito perché considerata casa storica. Ecco, se si storicizza il brutto e lo scialbo possiamo chiudere baracca. Il mio è un esempio provocatorio che vuole riassumere l’ottusa immobilità e mancanza di coraggio delle scelte politiche che spesso viene regolato dalla burocrazia. È una sfida, che però raccolgo volentieri

Oggi fare politica è difficile e pericoloso, hai il fiato al collo di magistrati e Corte dei Conti anche se dopo più dell’80% delle indagini finisce in archiviazione o assoluzione perché il fatto non sussiste. Credo che per esempio sarebbe importante avere un parere prima dalla Corte dei Conti su certe operazioni o iniziative. E oltre alle istituzioni ci sono sono anche i delatori, cioè gli spioni, che per denigrare o per invidia raccontano fantomatici reati dei politici senza uno straccio di prove».

Soluzioni?

«In merito all’esempio fatto sopra è necessario sterilizzare leggi e regolamenti che impediscano al territorio di avere un aspetto gradevole, magari con motivazioni che gridano vendetta e attività persecutorie che potrebbero essere impiegate per fatti più seri che sanzionare abusi edilizi per uno scivolo anziché tre gradini come da progetto per entrare in un fienile, o impedire ad un cittadino di fare finestre e porte arcuate sulla sua casa nuova perché tutto attorno sono tristemente quadrate. L’omologazione non è certo compagna della bellezza del territorio, largo invece la creatività. Per quanto riguarda il fiato al collo che il politico che amministra sente dalle istituzioni centrali a mio avviso già sarebbe un passo avanti coinvolgere i magistrati emeriti nelle consulenze legislative e progettuali».

Perchè con Fratelli d’Italia?

«Perché è l’unico partito con visione a 360 gradi. Gli altri partiti sembrano esistere solo per dare contro agli avversari, non collaborare mai per presa di posizione, e rappresentare solo determinate categorie di elettori. FdI, ad esempio, è rimasto l’unico partito a difendere i lavoratori e gli imprenditori alla stessa stregua, capendone i bisogni e cercando di farli dialogare. Gli ex comunisti con molti ex democristiani hanno fondato un partito che non regge all’urto del repentino cambiamento della società e della natura, e si lucidano i Rolex e pensano quale salotto della buona intellighenzia col nutrito conto in banca frequentare, raccontando balle a chi sgobba o annega nei mutui per dar da mangiare alla famiglia. Il contrario dei Cinque Stelle, che sognano la decrescita felice, cioè farci tornare sugli alberi con la clava, e raccontano balle a chi non sgobba, perpetuando così l’idea dello Stato-Mucca da mungere e fregare».

Dicono che Fratelli d’Italia sia un ritorno al proto-fascismo….

«Qui di fascisti sono rimasti solo quelli che a sproposito si fanno chiamare anarchici, violenti e antidemocratici, a loro manca solo l’olio di ricino e il manganello ma ci stanno lavorando. E pensi che qui in Trentino abbiamo anche chi non condanna la loro violenza, alludo al partito democratico. Una violenza che è sotto gli occhi addormentati di un’amministrazione che ancora è convinta che siano di sinistra. Non sono nulla, solo frustrati pericolosi e spietati. In questi anni ho seguito con grande attenzione l’ascesa del partito di Giorgia Meloni anche sotto l’aspetto ideologico, e mentre molti snobbavano Fratelli d’Italia, io invece cominciavo a capire che sarebbe stato un vero moderno e forte partito di governo.

La svolta c’è stata allontanando la parte nostalgica e facinorosa del vecchio partito e gli adoratori del ventennio e dei suoi simboli negativi. Da quel momento quasi la totalità degli esponenti del partito hanno fatto scelte pragmatiche, concretezza e poche chiacchiere a vuoto, quello che piace a me, altro che proto-Fascismo, se proprio dobbiamo dare “ismi” meglio Futurismo, nel senso di garantire un futuro positivo agli Italiani. Fratelli d’Italia è l’unico partito, per ideologia e valori, in grado di salvaguardare e difendere la nostra nazione e i suoi cittadini, Autonomia compresa. Oggi il partito della Meloni è una sicurezza per l’Italia e per il Trentino, ma anche per la reputazione del Paese, reputazione che più si alza più alza il PIL, ma era finita sotto i tacchi a forza di prostrarsi alla UE. Fratelli d’Italia è stato anche il partito più coerente e gli italiani lo hanno capito»

In molti per sincerità la davano in forze alla lega, una scelta a sorpresa….

«Io sono un grande sostenitore dei partiti di centro destra e quindi anche della Lega e ci mancherebbe…La Lega però ha governato con il PD, ha votato il reddito di cittadinanza insieme all’allora governo giallo verde o Conte 1, ha votato il superbonus 110% con il governo Draghi. È quindi in parte responsabile dei danni causati agli italiani. Capisco quindi il fuggi fuggi generalizzato dal partito. Io stesso ricevo da mesi telefonate di ex militanti leghisti trentini che vogliono dare una mano al nostro partito. Oggi la lega non ha più il peso del  2018. Questo devono ricordarselo tutti.»

Quando è scattata l’ultima decisione di entrare in politica e in Fratelli d’Italia?

«Cominciai a fare una seria riflessione quando capii che il governatore Fugatti sceglieva le strategie politiche sulla base di un malcelato livore, quasi rabbia e desiderio di vendetta nei confronti di Fratelli d’Italia e in particolare contro Alessia Ambrosi. Mi chiesi più̀ volte se quello potesse essere un comportamento politico serio. Ho iniziato così a capire che era ora di dare alternative costruttive agli elettori partendo da un concetto chiaro e semplice: Dire-Fare. Non limitarsi quindi a giochi e astuzie per coltivare i propri orti. Se c’è stata una fuga quasi di massa dalla Lega qualche motivo di fondo bisognerebbe chiederselo».

E cosa si è risposto?

«…Che continuando a mettere veti a tutti la politica la devi subire invece di farla, e si perde l’orientamento generale. Ho pensato che in tal senso anche nel mio piccolo potessi dare qualcosa al Trentino. Parlai lungamente con i miei più̀ stretti collaboratori, con alcuni amici che rappresentano trasversalmente ogni categoria: operai, impiegati, imprenditori, residenti delle case Itea, oltre che alla mia famiglia. I feedback furono tutti positivi e allora decisi di andare a Roma a parlare con i vertici del partito confermando la mia adesione e mettendomi a disposizione per una eventuale candidatura.

Torniamo alla telenovela Fugatti – Ambrosi: lei sa il perché dell’addio di Alessia Ambrosi?

«All’interno della lega non era valorizzata, anzi, direi che era ostacolata in tutti i modi, per non dire di peggio. Quando c’era aria di separazione dissi a Fugatti che Alessia Ambrosi rappresentava il futuro di governo della lega e lo consigliai di tenersela ben stretta. Cascò dalle nuvole dicendo che non sapeva nulla. Due giorni dopo Ambrosi annunciò il suo addio alla lega. E ora vedete che strada sta facendo e credetemi, è solo l’inizio. Poi che dentro la lega fosse trattata male è stato poi dimostrato anche dagli insulti di Savoi nei suoi confronti, una brutta pagina da dimenticare in fretta. In quel frangente credo che si sia toccato il fondo. Dichiarazioni davvero sconcertanti quelle di Savoi».

È davvero questo il motivo della frattura con Fratelli d’Italia?

«Purtroppo sì, e lo dico con tristezza e amarezza. Se il motivo non fosse questo, invito il governatore ad indire una conferenza e spiegare il motivo dell’astio e dell’esclusione di Fratelli d’Italia dal tavolo delle trattative, che è il primo partito del Trentino senza il quale si governa solo col binocolo. Della serie insomma per far del male agli altri rovino me stesso e quelli che siedono vicino a me»

Qui però si vota ad ottobre e la situazione pare non essere semplice per la coalizione di centro destra, che ne pensa?

«Innanzitutto, penso che tutti partiti di centro destra debbano aver ben chiaro che l’avversario da battere è la sinistra e non mangiarsi tra loro come con le comunali che a parer mio sono state un esempio organizzativo pessimo. Riportare le sinistre al governo della nostra provincia ritengo possa essere devastante per tutta la comunità».

Devastante per quale motivo?

«Perché i tempi sono cambiati: dire si a tutti e non fare nulla di concreto ma tirare a campare non è più consentito. E una sinistra fortemente ideologizzata e sindacalizzata temo non sia il massimo per affrontare questi cambiamenti epocali. È necessario prendere decisioni fattibili e non consultare il Bignami della scuola di partito per vedere se si possono fare determinate scelte senza suscitare malumori da qualche sardina che non conta nulla ma blocca tutto. Inoltre, bisogna rivedere il loro concetto di sicurezza. Basta con le promesse, servono serietà e soluzioni. Faccio un esempio, la Malamovida: è possibile che non si risolva questo problema che daneggia il nostro centro storico a livello d’immagine e fa ammalare i residenti?».

Lei parla di rivedere, in che senso?

«Inutile fare del buonismo peloso vivendo nei quartieri alti, bisogna aver coraggio di aprire gli occhi e non nascondersi dietro fanatismi ridicoli e pericolosi per la gente che non può difendersi dalla criminalità diffusa e non denunciata per mancanza di fiducia. I trentini accettano tutto o quasi, perdonano molto, ma la pentola sta scoppiando perché la pazienza è finita. Chi da voce a queste persone che hanno puara di camminare per strada? Non certo le sinistre con le braccia aperte perché accogliere è più conveniente e remunerativo, anche per il carrozzone messo in piedi. La politica dell’accoglienza va totalmente rivista, perché così è come un acquedotto italiano: più del cinquanta per cento viene disperso, ed è quello che delinque.

Vedersi sputare davanti con disprezzo quando passeggi è umiliante, ma non è nemmeno colpa di chi sputa, significa che a dispetto dei capitali investiti non si è fatto nulla sul fronte di una seria mediazione culturale e religiosa. Gli si dà il piatto di lenticchie e chi si è visto si è visto e la coscienza è risciacquata. Nessuno parla seriamente con loro se non in sporadici casi, questo ha aggravato il contrasto con i cittadini e l’indifferenza purtroppo a volte venata di razzismo verso gli ultimi anche quando sono onesti. Stessa cosa dicasi per le Baby-Gang, se la legislazione è assente molto può fare la politica. E bisogna formare assistenti e operatori sociali che provengono anche dalle loro aree culturali, non solo dalle parrocchie. I mezzi ci sono, basta utilizzarli in modo fattivo, con senso comune appunto.

Progetti su questo?

«Tanti, se vogliamo fare notte sono qui…»

Magari dopo. In corsa ci sono due candidati presidenti, suicidio annunciato?

«Credo che Fratelli d’Italia, che ad oggi vanta più consensi di tutti i partiti di centro destra messi insieme, abbia giustamente rivendicato il ruolo da presidente. Mi sarei stupito del contrario. Un ragionamento probabilmente pensato da un trentino su quattro, cioè il 25% dei trentini che hanno votato FdI il 25 settembre».

Non sarà facile far fare un passo indietro a Maurizio Fugatti…

«Il vero leader non si auto-impone e ne determina, ma viene scelto da tutti. Giudico questo scatto di avanti del governatore un grosso errore politico che ha penalizzato la sua immagine e quella della Lega, peraltro un buon partito e in linea con molte idee di FdI. Ritengo che il centrodestra alla fine troverà un accordo che vada bene per tutti, la lezione delle comunali basta e avanza. (Almeno speriamo). Ricordiamo che in caso contrario metà partiti di centrodestra sparirebbero dalla cartina politica del Trentino. Fugatti è una persona intelligente, queste cose le ha sicuramente valutate. E’ che spesso in politica si perde più tempo in astuzie sterili che in programmi seri».

La precedenza alla coalizione quindi?

«La coalizione e i punti del programma sono la vera priorità, sono i partiti che contano e non la persona. Il candidato governatore deve essere colui che certifica che il programma sarà il più possibile seguito alla lettera, colui che deve avere la capacità di fare una grande sintesi rispettando le idee e i valori di tutti i cittadini e non solo dei suoi elettori. Il cittadino è centrale, il governatore è uno strumento, fino ad ora si è sempre pensato il contrario, e da qui l’implosione dalla politica».

Fugatti sembra non aver fatto molto per unire la coalizione….

«Non è del tutto corretto, ma di certo avrebbe dovuto saldare bene e in modo inequivocabile il rapporto con Fratelli d’Italia già̀ nel 2021 quando i sondaggi davano la Meloni in crescita, e coinvolgere i consiglieri provinciali nelle scelte. Se l’avesse fatto ora sarebbe in lizza per il secondo mandato senza liti e forzature. Invece ha scelto di correre dietro agli autonomisti che alla fine sono implosi frantumandosi in mille pezzi diversi. La mancanza di idee si paga. Questi erano consigli che avevo dato al governatore nel giugno del 2021, in tempi non sospetti e che evidentemente non ha ascoltato, o non ha potuto farlo per qualche ragione a me ignota».

Fratelli d’Italia ha scelto Francesca Gerosa, è condivisibile?

«La scelta di Francesca Gerosa la trovo più che buona, ottima. Ne parlai con lei ancora in tempi non sospetti prima di Natale. Lei esce da una famiglia che si è sempre spesa per il Trentino, è donna quindi sensibile ai temi di genere, persona autorevole senza essere arrogante, frizzante e con il grande merito di saper ascoltare e voler capire, si è fatta le ossa come ex consigliere comunale, si è irrobustita amministrativamente come presidente Itea nel momento più caotico e complesso dell’Ente. Una donna che vanta un certo seguito e che chi la conosce sa che non è fuffa ma concretezza. Certo, come per ogni candidato non solo qui ma in tutta Italia è partita la solita ridda di invidie, gelosie, maldicenze, pregiudizi, c’è chi rosica e chi vede la luce in fondo al tunnel».

La sosterrete fino alla fine?

«Secondo le parole pronunciate a Cavalese dal ministro Lollobrigida non ci sono dubbi; quindi, è stata fatta un’attenta analisi politica, non è che si candida il primo gatto che passa perché è carino. A Roma, per quanto possa dispiacere a molti, in FdI c’è gente seria, non si stravince solo perché la Meloni è guardabile. Chi vede le interviste dei ministri si accorge che la qualità si è alzata. Per quel che mi riguarda cerco l’interruttore della luce in fondo al tunnel e contribuirò con lealtà ad accenderla: Quindi sì, sosterrò Francesca e fino alla fine come farà tutto il partito».

Circa la possibilità di correre da soli?

«A meno di non essere Frate Indovino un partito organizzato deve sempre mettere in conto che possa succedere qualcosa di negativo durante la corsa elettorale, e tra le opzioni c’è anche quella di correre da soli. Ma attenzione però: gli elettori del centro destra vogliono una coalizione di centrodestra forte e unita, senza scatti in avanti da parte di nessuno. Questo per salvaguardare la pluralità di interessi delle varie categorie che rappresenta. L’idea d’insieme è una, poi per attuarla si lavora in staff proponendo ciascuno dal proprio ambito politico culturale. È la democrazia».

Una corsa solitaria forse danneggerebbe il partito e la coalizione…

«Danneggerebbe la coalizione senza dubbio, ma non certo il Fratelli d’Italia. Il voto, infatti, si polarizzerebbe ancora di più sul nostro partito e sempre meno sulla Lega che ricordo dal 27 % del 2018 è crollata all’11%. Ma indebolire il centrodestra non conviene a nessuno e paradossalmente nemmeno al centrosinistra che si frantumerebbe per mancanza di nemici al potere a cui opporsi, ed in mancanza di un pensiero organizzato non sono ancora in grado di governare. I tanti progressisti che hanno votato FdI lo hanno capito da un pezzo».

I maligni dicono anche che come sempre deciderà Roma….

«Potrebbe essere anche così, ma come ultima scelta in zona Cesarini. Comunque vada credo che Fratelli d’Italia sosterrà il candidato presidente, qualsiasi esso sia, fino alla fine. La lealtà è una delle caratteristiche che ha fatto grande il partito e non è in discussione. Penso che sia stata ampiamente dimostrata in questa legislatura. Su quella di altri lascio il giudizio ai fatti».

Un giudizio sul lavoro fatto dalla Giunta Fugatti…

«Oggettivamente va detto che il periodo per operare non è stato dei migliori, se non proprio il peggiore. Ma per un politico con l’esperienza di Fugatti non può essere certo una scusante oppure un alibi. Giudico il lavoro di Fugatti in chiaroscuro. Promossi a pieni voti gli assessorati di lavoro e turismo che oggettivamente hanno lavorato bene in momenti estremamente difficili. Bocciata la sanità che è stata completamente devastata».

Si è fatto un’idea del perché la sanità è arretrata così tanto negli ultimi 5 anni?

«Potrei scrivere un libro e aprire anche scenari inquietanti sulla nostra sanità. Preferisco però essere sintetico perchè la risposta è molto più̀ semplice di quello che sembra. Segnana, Ferro e Ruscitti ritengo non siano capaci e in grado di gestire una macchina che storicamente è la più importante della regione e che assorbe quasi il 40% del bilancio. Ho provato sulla mia pelle e su quella della mia famiglia cosa significhi la sanità trentina. E le dico che sono molto amareggiato.

Pesa anche il comportamento dell’assessora Segnana che ha difeso il primario di ginecologia nell’indifendibile caso di Sara Pedri, il caso Benetollo prima nominato e poi defenestrato, inoltre mi piacerebbe sapere dove sia finito il medico che fece saltare la fila alla moglie per il vaccino. E che dire di Ruscitti quando fu trovato positivo all’alcool test nell’incidente in val dei Mocheni, come minino avrebbe dovuto dare le dimissioni o spiegarsi pubblicamente cogliendo l’occasione per stigmatizzare certi comportamenti e promuovere la guida sicura. Invece silenzio assoluto. Se questo è dare l’esempio. Poi possiamo parlare delle liste di attesa? Dei trentini che vanno a curarsi nelle altre regioni? Dei soldi che spendono per curarsi qui in Trentino? Siamo davvero in condizioni da terzo mondo».

Visto che parliamo di Sanità, ricette?

«I medici e gli infermieri sono scandalosamente sottopagati, e questo non è accettabile visto che ora tutti si sono resi improvvisamente conto di quanto siano fondamentali per la società. Inoltre, il pronto soccorso penso sia una cosa che nemmeno ad immaginarla è possibile gestirla peggio. Interminabili ore di attesa in una sala scomoda e per nulla accogliente, un buco di triage, parcheggi impossibili e per scaricare un moribondo si deve fare la fila dietro le ambulanze. Un vero e proprio invito al suicidio.

E questo a discapito del personale sanitario, veri eroi che riescono ad essere professionali e gentili anche dopo quindici ore di lavoro consecutivo. È come mettere questi eroi ai lavori forzati anziché premiarli. Un giorno portai mia mamma al pronto soccorso, ci siamo rimasti per 6 ore, poi quando siamo usciti ci hanno chiesto 56 euro. Mi madre mi chiese: ma perché abbiamo dovuto pagare ancora? Non basta tutta vita? Non ho trovato risposta.

Strutture obsolete e vecchie con attrezzature da prima guerra mondiale non attireranno certo i medici migliori. Un assessorato più attento ai bisogni della gente si sarebbe fiondato a mettere mano a questa barbarie medievale, a costo di lottare per tagliare certi privilegi o posizioni di rendita e offrire ai cittadini un pronto soccorso che risponda al proprio aggettivo: Pronto. Non parliamo del CUP, se ad un anziano gli dai appuntamento da qui all’eternità è come augurargli una buona morte. Dopo una certa età le visite specialistiche a pagamento dovrebbero essere rimborsate totalmente, ma non con i criteri di ISEE odierni che sono ridicoli».

Ridicoli perché?

«Basta farsi un giro nelle case popolari per vedere macchine parcheggiate che costano come l’appartamento pagato poco o nulla e integrato con le nostre tasse. Molte famiglie di criminali con ville in Albania o in Nord Africa e Cayenne intestata alla nonna del luogo si avvalevano e si avvalgono di agevolazioni che i trentini nemmeno si sognano. Iniziamo col differenziarlo, come dovrebbero fare con gli stipendi della pubblica amministrazione: chi abita a Milano muore di fame chi è a Crotone fa il nababbo. Qui è lo stesso, chi è onesto paga per chi evade o delinque.

Ora si è persino scoperto che i cinesi hanno le loro banche fantasma e di cui si avvalgono anche i narcotrafficanti. Arrivano qui dalle risaie e in poco tempo hanno a libro paga dipendenti italiani che non riescono più a lavorare in proprio per i troppi costi. Ma se due ragazze allegre ballano un momento in un locale per festeggiare un’amica è reato penale. Non è fantascienza: mi è stato segnalato da più esercenti sanzionati. Più che un libro c’è da scrivere un’enciclopedia sullo stato sociale della provincia, per non parlare di alcune assistenti sociali. E’ a mio avviso da rivedere anche la Polizia Amministrativa locale».

Cosa non avrebbe fatto al posto di Maurizio Fugatti?

«Premetto che con il senno di poi e dall’esterno diventa tutto più̀ facile e così fare delle dichiarazioni oppure criticare. Ma rispondo alla domanda in 4 punti: In primis non avrei fatto il bonus energia di 180 euro organizzato così. Dei 40 milioni di euro, avrei dato magari il triplo alle famiglie più bisognose, investendo i 20 milioni di euro rimanenti per aiutare i nuclei famigliari di Itea.

Per secondo dopo aver preso atto che il mio vicepresidente e assessore (NdR Tonina Mario) si era schierato contro di me alle elezioni del 25 settembre dopo 5 minuti lo avrei fatto dimettere. La Pat non ha bisogno di guerre intestine e pagliacciate ma di assessori leali, competenti e fedeli.

Terzo: non avrei certamente bloccato le sale da gioco mettendo sulla strada centinaia di persone dopo la pandemia per poi perdere i ricorsi con il rischio adesso di dover risarcire gli imprenditori con milioni di euro (dei trentini), considerando che chiuderle non serve a nulla, non fai altro che ingrassare le casse inglesi e offshore con le scommesse online; quindi, si sottrae notevole patrimonio alla provincia. La ludopatia viene incrementata, come lo è stato l’alcolismo col proibizionismo, ma soprattutto non è controllata. Formando i gestori delle sale questi possono essere un valido osservatorio sulla ludopatia, e interagire con le istituzioni per contrastarla. Lo hanno sperimentato nelle Marche e funziona. Anziché dialogare e collaborare sembra che la Pubblica Amministrazione sia solo capace di sanzionare e proibire.

Infine, l’ultima cosa è il poco rinnovamento della macchina provinciale. Fugatti per anni a colpi di interrogazioni, mozioni, ordini del giorno e dichiarazioni pesantissime ha sempre criticato funzionari e dirigenti della PAT chiedendone più volte le dimissioni. Ebbene, appena insediatosi ci si sarebbe attesi chissà quali cambiamenti di certe posizioni di rendita ostili al cambiamento. Si chiama Spoil System ed è un servizio reso agli elettori che ti hanno premiato non una vendetta. Invece è tutto come prima. Fugatti ha governato per 5 anni con gli stessi nominati dalla sinistra. A parer mio il tanto sbandierato cambiamento doveva partire da qui».

Cosa condivide invece delle scelte governative?

«Il concerto di Vasco Rossi per tutta la vita, Trento grazie a questo è entrata nei grandi circuiti organizzativi musicali e poi la facoltà di Medicina a Trento, su cui bisogna lavorarci per interagire con la Sanità. Due perle al merito di Fugatti».

Tutto qui? Sembra un po’ poco in cinque anni…

«Già…ma onestamente non sono stati anni facili per nessuno, purtroppo mi rendo conto che non ci sono stati risultati significativi in continuità purtroppo con il precedente governo di centrosinistra. Il grande cambiamento tanto prospettato e promesso non c’è stato ma io nutro grandi speranze che laddove Fratelli’Italia abbia delle responsabilità di governo cominci davvero una serie di innovazioni in molti settori».

A proposito, è risaputo che Roberto Conci è forse la persona più odiata in Trentino dalla sinistra, come mai?

«Grazie per l’investitura, per me è infatti come fosse una medaglia. Credo che sia perché sono stato il primo e unico giornale, anche oggi, a riferire e diffondere le cose il più possibile come stanno, senza remore, senza mortadella politica sugli occhi, senza nascondere la polvere sotto il comodino, con coraggio. La sinistra dipinge altre realtà, anzi, irrealtà, tutte edulcorate, mette le mutande alla Sistina».

Questo perché?

«Perché ormai non vive più tra la gente non conosce i veri problemi e le difficoltà che la comunità incontra. Sono anni che vi sono presidi perenni di FdI in tutte le piazze, mai visto uno del PD se non per la carega sotto elezioni. Il gazebo è un punto d’ascolto, un osservatorio privilegiato che intercetta i bisogni della comunità e cerca di offrire speranza e fiducia. I media, tutti allineati con il Principe Vescovo di turno non scrivevano la verità, noi abbiamo deciso di farlo. Per la sinistra fu uno scandalo dire che gli extracomunitari spacciano e che i rom rubano, ma non è colpa mia se i trentini non spacciano e non rubano, per me invece è prioritario dare testimonianza e “Voce” appunto, alle persone.

Siamo stati anche in primi a toccare il problema dei minori portati via dalle famiglie e svelare il business che c’era dietro, oppure a criticare il lavoro di alcune assistenti sociali. Siamo stati anche i primi e unici a raccontare il disagio di molte famiglie residenti nelle case Itea. Per questo in tredici anni sono stato vessato, ricattato, denunciato, insultato, minacciato di morte, vandalizzato e diffamato da una certa sinistra o dai fascio anarchici. Ma da chi giudico cattivi, invidiosi e codardi queste cose te le devi attendere. La sinistra non fa quasi mai le scelte per il bene dei cittadini ma spesso per interessi propri o di alcuni. La sinistra non attacca mali le tue idee perchè sa bene che la strada è in salita, ma sempre la persona che tenta di demolire con la menzogna e la crudeltà. Io lo dico da un pezzo: non esiste il fascismo ma bisogna avere paura dello squadrismo di sinistra. In questi giorni poi ne abbiamo anche avuto la conferma, nessun esponente del Pd e delle sinistra ha condannato l’aggressione al figlio di Giuliana da parte di uno dei centri sociali. Imbarazzante guardi, e poi questi parlano anche di democrazia.».

Uscirebbe a cena con un esponente del PD?

«Sì, con Giorgio Tonini, mi piace il suo stile, poi facciamo la spesa nello stesso supermercato e vedo che sceglie gli alimenti con molta cura, credo sia una buona forchetta, un intenditore, forse anche un buon cuoco, quando lo vedo mi informerò a riguardo. Poi con Sara Ferrari, perché faccia a faccia potremmo confrontarci e rispondere a tante domande reciproche, e sarebbe una cena stimolante e politicamente appassionata. Sono lontano dalle due idee anni luce ma ammiro chiunque porti i suoi valori fino in fondo con la discussione e il confronto».

E con la Lega invece?

«Con tutti indistintamente a patto che siano loro a pagare, a parziale espiazione».

Braccino corto?

«Così dicono in giro….»

E il movimento cinque stelle, ex cinque stelle e compagnia bella?

«Meglio di no, hanno sostituito la politica economica con quella dei sussidi, sono dannosi, tossici per l’Italia e il Trentino. Quanto successo è ormai sotto gli occhi di tutti. Il movimento cinque stelle ci ha lasciato un buco di cento miliardi di euro. Mi fa sorridere chi dice che il reddito di cittadinanza sconfigge la povertà, in realtà invece innesca un sistema al contrario facendoti rimanere poveri per sempre. Servono opportunità di lavoro e sviluppo dell’economia e non assistenzialismo e sussidiarietà. Si deve aiutare chi ha bisogno, no i paraculi e gli opportunisti che non hanno voglia di lavorare. Ma va rivisto tutto il comparto lavoro. Molti non è che hanno voglia di lavorare non hanno voglia di fare gli schiavi. Ma i sussidi servono solo a tenerli ancora più schiavi».

E il Patt?

«Non conosco personalmente Marchiori quindi non mi esprimo, per quanto riguarda i suoi passaggi sui giornali vedo che parla male un po’ di tutti. Ma come abbondantemente detto dal commissario Urzì e da Francesca Gerosa porte aperte a chiunque abbia a cuore la nostra autonomia. Il confronto è la parte sana della politica».

E quella marcia della politica?

«La poltrona a tutti i costi, il vuoto delle idee, la mancanza di coraggio, la slealtà, l’assenza di dialogo, l’arroganza nei confronti dei cittadini, le decisioni arbitrarie prive di confronto. Su tutte la disonestà e la corruzione».

I rumors dicono che Fugatti abbia già promesso un assessorato agli autonomisti…

«Non credo possa essere successo, primo perchè Fugatti oggi non è in grado di promettere nulla a nessuno e poi perchè gli assessori si scelgono secondo i consensi che ricevono nelle urne. In una democrazia».

Valdastico?

«Sì, ma non con l’uscita a Rovereto».

Dove?

«Trento sud forse. Ma non Rovereto. E’ una città che ne sta vedendo anche troppe. Se Valduga si sfila forse rinascerà».

Ospedale di Cavalese?

«Sì al cento per cento, dobbiamo costruire nuove strutture se vogliamo attirare i medici bravi e motivati. Sennò tra qualche anno saremo costretti ad andare a farci curare in Veneto e Lombardia. Basta con la politica dei no a prescindere per timore di assumersi responsabilità che ha portato al collasso l’Italia. La Meloni avrà forse difetti come tutti ma ha un coraggio delle scelte fuori dal comune».

Primarie?

«Sì, sono per le primarie, uno strumento di democrazia».

Da cosa deriva la vocazione e la coerenza per i valori del centro destra e sempre difesi senza indugio?

«Esco da una famiglia cattolica praticante e molto timorosa di Dio. A riguardo però voglio raccontare un piccolo aneddoto. All’età̀ di 18 anni la nostra band firmò un accordo per suonare in tutte le feste dell’Unità. Per il via libera tutti i componenti della band dovevano però fare la tessera dell’allora partito comunista, proprio da veri democratici come si vede. Poco male, a nessuno di noi non interessava nulla della politica e non eravamo schierati, interessava solo suonare. Facendo la tessera però, e questo non lo sapevo, ti mettevano ogni mese il giornale dell’Unità nella bussola delle lettere. Quando mia madre se ne accorse mi chiamò e mi rimproverò aspramente dicendomi di disdire subito l’abbonamento. Era considerato alla stregua di un giornale peccaminoso. In quel frangente capii bene che aria tirava a casa mia, e iniziai ad interessarmi di politica per comprendere meglio».

Già dimenticavo: l’antipatico Conci (per la sinistra) per 40 anni è stato anche un musicista…

«Sì, l’antipatico Conci (sempre per la sinistra) ha fatto divertire e ballare generazioni, e non certo suonando Faccetta Nera come maligneranno i miei amici rosiconi, ma tante canzoni che allora erano considerate senza motivo patrimonio esclusivo delle sinistre, perché combattere le ingiustizie o denunciarle non ha colore politico. La musica e lo strumento mi hanno insegnato la creatività, la costanza, il sacrifico, la programmazione e l’applicazione».

Allora andiamo un pochino sul leggero, il suo cuore batte forte per?

«Batte forte per il rock, a 15 anni in un cantinota di Martignano senti l’album Deep Purple in Rock, fu una folgorazione, un colpo al cuore».

Quali sono le band preferite?

«Difficile dirlo, ce ne sono a decine. Scelgo comunque i Toto e il progressive Rock dei Genesis di Phil Collins»

Il più grande cantante di sempre?

«Qui è più̀ facile, Freddy Mercury, che Dio lo abbia in gloria. Come si vede non sono nemmeno omofobo».

C’è una canzone rimasta nel cuore?

«Music di John Miles e Stairway to Heaven dei Led Zeppelin, le ho sentite un milione di volte ma mi emozionano sempre»

I gruppi maggiormente innovativi della storia musicale?

«Tutti quelli nati dopo i Beatles fino alla fine degli anni ‘70, ma ne scelgo due degli anni ‘80 dove cominciava ad essere difficile inventare qualcosa di nuovo: i Police e i Supertramp».

Il fenomeno musicale più devastante della storia?

«La Disco music, nata improvvisamente a metà degli anni ‘70 e scomparsa altrettanto in fretta alla fine degli anni 80. Ma nonostante questo lotta e vive ancora fra di noi».

La canzone eterna per eccellenza?

«Heroes di David Bowie»

Cosa le fa maggiormente paura?

«L’allucinante fragilità̀ della vita e la morte perché́ è la fine di tutto. Amo vivere. Anche se, a volte pur controvoglia, pericolosamente».

Commozione per qualcosa o cuore di pietra?

«No, sono uomo abbastanza sensibile. Mi commuovo pensando a mia figlia, sentendo una canzone, oppure pensando ad un bambino disabile che guarda con tristezza i suoi amici correre. La sofferenza degli uomini come degli animali. Mi sono fortemente emozionato e commosso quando ho visto papa Woytila a Trento, un pontefice che faceva passare ogni paura. Il più grande papa di sempre»

Le crea malessere parlare con quali persone?

«Stimo poco le persone che parlano male di tutti, perché prima o poi lo faranno anche con te. Le persone che si lamentano di tutto e che danno la colpa dei loro fallimenti sempre agli altri. Il perdente trova sempre una scusa, mentre il vincente una strada. Un proverbio cinese che sento molto mio».

E con lo sport come la mettiamo?

«Ero un buon calciatore, poi ho giocato a tennis e ora adoro la bicicletta. Fare dello sport oggi è importante per avere uno stile di vita sano. In Trentino va incoraggiato e stimolato questo modo di vivere e vanno aiutati maggiormente gli sport minori. Per il resto frequento la palestra d’inverno, non fumo e sono quasi astemio».

La sua visione del Trentino?

«Un Trentino forte e centrale in Europa e in Italia. L’intensa coesione con Roma sarà̀ un grande valore aggiunto e rinforzerà̀ ancora di più la nostra autonomia. Nessuno dovrà̀ rimanere indietro. Vedo un Trentino con aziende forti e capaci, in grado di creare benessere che ricada sulla comunità̀ e sul territorio. Senza impresa non c’è lavoro, senza lavoro non esiste la famiglia, senza la famiglia la società̀ muore. Partiamo da questo paradigma, pensando di far crescere la famiglia alla quale la politica deve garantire: lavoro, salute e sicurezza.

Il Trentino riparte da qui. Nei prossimi anni sarà̀ importante creare un forte partenariato con il privato. Le istituzioni non ce la fanno più̀. La sinergia con i privati potrebbe fare davvero la differenza, e loro non chiedono di meglio. Ma nel contempo bisogna sterminare la burocrazia quando inutile e stupida. Meno funzionari e più staff con condivisione delle responsabilità e maggiori investimento nella salute dei giovani, e per salute intendo stop alle droghe ed educazione civica fin dalle elementari»

Lei è uno stakanovista che lavora 14 ore al giorno e a volte anche nei week end, ma si vocifera che in azienda sia un pochino orso e chieda molto ai suoi collaboratori, è vero?

«In questa attività editoriale, che mi sono inventato, ho scoperto subito che c’erano le tre cose che amavo di più̀ nella vita: comunicare, scrivere e organizzare. Per questo il mio lavoro è diventato un piacere, quasi un hobby che porto avanti con responsabilità̀ e grande attenzione. Con i collaboratori parlo l’essenziale perchè sono tutti bravi e capiscono cosa voglio da loro. Personalmente preferisco i fatti alle parole, quindi non perdo tempo in chiacchiere inutili. Ho estrema fiducia nei miei collaboratori, se sono orso lo sono con me stesso e magari viene percepito il contrario, ma col tempo chi mi sopporta sa che la mia natura è tollerante e riconoscente con chi si dedica senza risparmio, come la mia redazione, peraltro apolitica».

Conci past-presidente dell’istituzione del Liceo Rosmini….

«Bellissima esperienza, in quegli anni ho capito la complessità̀ della scuola e le difficoltà che incontrano i docenti costretti ad essere a metà tra le esigenze degli studenti e quelle del politico di turno. Oltre ai medici e alle Forze dell’ordine sono grandi eroi anche loro, e anche loro svalutati e sottopagati. Qui in Trentino abbiamo i migliori funzionari della scuola Italiana. La politica gli ascolti una buona volta».

Quali sono i suoi politici di riferimento in Trentino?

«Non posso non citare Claudio Taverna, un amico che ci ha fatto un brutto scherzo l’altro giorno. È stato l’unico uomo politico italiano che dopo un giorno di parlamento, richiamato in Trentino dal partito, ha dato le dimissioni. Operazione rara e impossibile con gli uomini politici di oggi. Ha rinunciato a dei privilegi irripetibili da grand’uomo qual è. Poi Rodolfo Borga, se lui ora fosse vivo, zero discussioni e non ci sarebbe nemmeno storia su chi sarebbe stato il prossimo candidato del centrodestra e futuro presidente della provincia. La pace sia con loro perché sono stati due grandi uomini ed esempi per la comunità».

Si mormora, o maligna, dipende dagli ambienti, che potrebbe essere un politico anomalo e diverso rispetto agli altri…

«Questo non lo so, ma lo spero. Ho i miei limiti e le mie fragilità come tutti. Un politico deve fare scelte coraggiose e coerenti e non dettate dall’opportunismo o dalla convenienza. Deve avere la capacità di andare fino in fondo per il bene della comunità̀ e non tradire mai, finché possibile, il mandato di chi lo ha votato. La politica ha bisogno di concretezza, studio, confronto e scelte veloci. Queste sono le parole scontate che tutti ripetono e dietro alle quali mi allineo anch’io, perché sono ovviamente le priorità. Ma cercherò di essere il più onesto possibile con gli elettori. Fare politica è difficile e si scontenta sempre e comunque qualcuno, i graziati sono pochi, e spesso ingrati. Si veda il mancato Spoil System.

Ma oltre le solite parole scontate e il programma quello che mi preme è il benessere della gente. Il ceto medio è quasi scomparso, gli imprenditori annaspano tranne i soliti noti foraggiati in passato, i poveri sono sempre più poveri ed esposti alla criminalità diffusa di cosiddetti ultimi. La PAT dovrebbe fare dei gazebi perenni in città per ascoltare le istanze della gente, e poi elaborarle condividendone i risultati con tutti. Altro che valutare le performances dei dipendenti creando piccole sacche di lecchini. Insomma, riassumenndo: oltre ai soliti paroloni stampati in serie sui volantini cercherei di parlare chiaro anche se la verità può far male, e lavorare sul benessere. Un Trentino pulito e ordinato dove la gente si ingozza di alcool, stupefacenti e antidepressivi non serve a nulla. L’integrazione pelosa e senza una visione a medio termine nemmeno».

Niente selfie alle sagre della salsiccia o alla bocciofila del paese quindi?

«Preferisco studiare per trovare i fondi per sostenerle, le sagre e le bocciofile, fanno parte anch’esse del benessere complessivo. Andarci dieci minuti per fare un selfie, è una presa in giro. Questo deve fare il vero politico, partire dall’autocritica e stare con i piedi per terra senza dimenticare che è al servizio dei cittadini, cosa spesso solo blandita in campagna elettorale. L’assessore della sanità, visto le criticità sarebbe meglio non andasse alla festa degli alpini di Telve a farsi un selfie, ma magari nelle corsie degli ospedali oppure a visitare il Cup. I cittadini hanno bisogno di sicurezza e certezze e non della politica dei selfie e della follia. Poi mi dice cosa centra l’assessora alla sanità con gli alpini?»

Destra e sinistra come cantava Gaber, c’è ancora qualcosa che le divide?

«Si, ci sono i valori di base che dividono le due rappresentanze politiche. La famiglia, la visione economica del paese, le tasse, la giustizia, il valore della sicurezza, la gioventù, il lavoro, l’integrazione fattiva. Oggi c’è chi ha il coraggio di dire la verità̀ su quello che succede, come la destra appunto, e chi invece omette regolarmente di farlo per opportunismo e per raggiungere i propri fini ed interessi. In ogni caso sempre massimo rispetto per l’avversario politico.

Negli ultimi anni siamo vissuti in una sorte di totalitarismo buonista, gli italiani lo hanno capito molto bene, e quando finalmente ci hanno lasciato votare hanno bocciato questa visione di società̀. Non torneremo più̀ indietro, gli italiani amano l’Italia e la sua Costituzione. I trentini lo stesso pur nella loro specificità autonomista, e hanno a cuore i diritti di tutti, ma difendendo anche i loro, non dimentichiamolo».

Perchè questa enorme migrazione verso il partito della Meloni?

«Credo che gli italiani abbiano premiato Fratelli d’Italia per la coerenza e per il grande attaccamento avuto in questi anni nei confronti del Paese. Abbiamo avuto prima il fenomeno dei cinque stelle, fallito miseramente con effetti devastanti, poi quello della Lega, fortemente ridimensionata all’8% nazionale da scelte suicide. Adesso il timone tocca a Giorgia Meloni e non sarà̀ un successo passeggero. Fratelli d’Italia trainerà̀ il resto del centrodestra per i prossimi dieci anni e saprà̀ finalmente far uscire dalla palude l’Italia. Un’Italia che ora è rispettata in Europa e nel mondo, dopo lo svilimento e le umiliazioni provocate dai malgoverni precedenti. Io sapevo che sarebbe arrivato il momento della Meloni. Ebbene, è arrivato e ritengo sarà inarrestabile anche qui in Trentino, perché́ oggi votare Giorgia Meloni non è una moda, ma un gesto di responsabilità e amore verso il proprio Paese».

Come sta FdI in Trentino?

«Ho trovato persone motivate, consapevoli delle responsabilità̀ che avranno sulle spalle nei prossimi anni in Trentino ma non certo spaventate per questo. C’è voglia di costruire un partito forte, competente e organizzato. Pensando anche alla conquista di Trento e Rovereto. E la qualità migliore paradossalmente è l’umiltà, cosa inedita, se non tornando indietro ai grandi La Pira e De Gasperi».

Sono stati anni difficili dove molte scelte hanno diviso la comunità, lei da che parte è stato?

«Se allude a pandemia e vaccini le rispondo subito: sono stato un pro vax che col tempo ha capito che molte cose non sono state gestite al meglio dai governi Conte bis e Draghi. Sono pienamente d’accordo con Giorgia Meloni sull’istituzione di una commissione d’inchiesta»

All’inizio ha eluso una mia domanda, che voto finale da al governatore Fugatti? Intende rispondere?

«Diciamo che assumerei subito Fugatti nelle mie aziende a capo dell’amministrazione, anche per come ha gestito le calamità impreviste, ma lo terrei più lontano possibile dalle scelte politiche, dalla comunicazione e dalle strategie di marketing. Un 6 politico dai. Ma per il Trentino oggi come oggi bisogna puntare al 10, e fratelli d’Italia farà la sua parte».

A cura di Mario Garavelli

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