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Economia e Finanza

Il Pil dell’Alto Adige corretto al ribasso. Cna: “Misure con il tesoretto da 400 milioni”

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La CNA-SHV esprime forte preoccupazione per la previsione del Pil altoatesino corretta al ribasso dall’Istituto di ricerca economica della Camera di Commercio e chiede misure espansive della Provincia da finanziare con il “tesoretto” di 400 milioni di euro.

Nel rapporto mensile Ire di marzo, diffuso oggi (1 aprile), la variazione del Pil è passata da +2% a +1,3%.

Un dato in linea con la prevista crescita dell’Ue, meglio della crescita zero dell’Italia e del +1,1% della Germania – afferma Claudio Corrarati, presidente della CNA-SHV – ma sentiamo venti di crisi che soffiano anche in Alto Adige. Artigiani, piccole e medie imprese temono di veder vanificati gli sforzi compiuti negli anni della crisi, Chiediamo alla giunta provinciale di reagire immediatamente, mettendo in atto politiche espansive di sostegno reale all’economia”.

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A gennaio l’Ire aveva rivisto il dato del Pil 2017: la stima del +2,2% era stata drasticamente ridotta al valore definitivo del +0,4%. La stima 2018 rimane +2,1%.

Chiediamo al governo nazionale – afferma il presidente di CNA-SHV – di reagire immediatamente  per evitare che questo vento negativo si trasformi in tempesta, ma anche la Provincia, deve fare la sua parte, mettendo in campo misure anticrisi che diano slancio all’economia“.

Ulteriori conferme sull’aria di crisi arrivano dall’Osservatorio Mercato del Lavoro CNA che delinea “una crescita al rallentatore a febbraio per l’occupazione tra artigiani, micro e piccole imprese. Andamento che riflette il rallentamento dell’economia italiana. Soprattutto sul fronte delle assunzioni, che innestano addirittura una drastica retromarcia, calando del 16,6% in un anno”.

Coerente con il ripiegamento dell’economia, il tonfo delle assunzioni (-16,6%), dato che impallidisce al confronto con il rimarchevole +30,7% raggiunto a febbraio 2018. Per fortuna, calano anche le cessazioni dei rapporti di lavoro, che si riducono su base annua del 25%. Dall’analisi della tipologia contrattuale applicata ai lavoratori regolarmente assunti da artigiani, micro e piccole imprese un’altra spia negativa:  riprende a calare il tempo indeterminato.

Spiega CNA:”Rappresentava l’81,9% a gennaio 2016, vale oggi il 61,4, una diminuzione costante interrotta solo dalla ripresina di fine 2018. Cresce, invece, la quota delle altre tipologie contrattuali: il tempo determinato sale al 25% del totale, l’apprendistato al 10,4%, il lavoro intermittente al 3%. Segnali, da un lato, dell’incertezza che continua a dominare, anzi si acutizza, tra gli imprenditori. Dall’altro, della necessità di forme contrattuali più flessibili, che ancora permettono di assumere nonostante le evidenti problematicità nella politica e nell’economia”.

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