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Alto Adige

Il vescovo Muser alla Festa degli Schützen: “Impegno nel progetto di pace”

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Rinviata per due anni causa Covid, la “tre giorni“ della 26.ma Festa degli Schützen dell’area alpina ha visto il vescovo Ivo Muser presiedere ieri (15 maggio) la Santa Messa all’aperto a San Martino in Passiria.

Davanti ai fedeli, ai rappresentanti delle istituzioni e degli Schützen di Sudtirolo, Tirolo, Trentino e Baviera, il vescovo ha ricordato che nel Tirolo storico e in Baviera “non c’è mai stato un periodo di pace così lungo come quello che stiamo vivendo oggi. Questa festa dell’amicizia deve soprattutto rafforzare la nostra gratitudine: per le possibilità e i talenti della nostra vita, per la comunità in cui siamo inseriti e che ci sostiene.“

Nella sua omelia Muser ha sottolineato che “il dono prezioso della pace non deve mai essere messo a rischio. Diciamo un chiaro sì al progetto di pace europeo, che rende partner e amici i vecchi nemici. Questo è un impegno anche per la società, la politica e la Chiesa della nostra terra con la sua vocazione ad assumere una funzione di ponte.“



Monsignor Muser ha ribadito che “la storia del XX secolo, con le sue ideologie disumane, deve restare un monito. E la condanna della guerra di aggressione russa all’Ucraina è credibile solo se ci battiamo con determinazione per la convivenza pacifica, per l’unità nella diversità: qui in Alto Adige e ovunque in Europa, dove lingue, etnie, culture e religioni differenti possono incontrarsi e arricchirsi a vicenda.“

Rivolto agli Schützen, il vescovo ha detto che anche un evento come la festa interregionale in Passiria “ci invita a rispettare l‘altro e ci aiuta a vivere le diversità, non solo come una sfida ma come una risorsa. Ogni forma di chiusura, di nazionalismo, di populismo, di estremismo e di mancanza di rispetto verso la cultura, la lingua, la religione dell’altra persona ferisce il comandamento dell‘amore del Signore, che è la carta d’identità di noi cristiani.

Alle migliaia di partecipanti il vescovo ha ricordato che la “Heimat“ è molto più di un concetto geografico e in tal senso ha augurato a tutti di poter (ri)scoprire “la specificità della nostra terra con la sua storia, la sua cultura, le sue tradizioni linguistiche, la bellezza del suo paesaggio. Una terra accogliente, solidale, chiamata per vocazione al dialogo e alla stima dell’altro.”

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