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Alto Adige

Infezione da “Klebsiella Oxytoca”, la Cassazione boccia il ricorso dell’azienda sanitaria di Bolzano: “Inammissibile”

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Confermata, anche in Cassazione, la responsabilità civile dell’Azienda sanitaria della provincia di Bolzano. Parliamo del caso di A.A., il 42enne bolzanino che nel 2005, a seguito di un delicato intervento neurochirurgico, scoprì di aver contratto in ospedale un’infezione da “Klebsiella Oxytoca”.

Giesse Risarcimento Danni, gruppo specializzato nella tutela di chi subisce un danno da malasanità, ha assistito l’uomo per 13 lunghi anni, accompagnandolo in fase stragiudiziale e – tramite i suoi legali fiduciari – anche nei tre gradi di giudizio, riuscendo a far valere le proprie tesi nonostante la perseveranza della contro-parte.

L’azienda sanitaria, infatti, ha deciso di appellare non soltanto la sentenza del Tribunale civile di Bolzano (ricorso disatteso dalla Corte d’Appello) ma anche la successiva. A mettere un punto fermo sull’intera vicenda è stata la Corte di Cassazione che ha dichiarato “inammissibile” il ricorso, confermando il risarcimento di poco più di 25mila euro al 42enne e addossando la totalità delle spese all’Azienda sanitaria.



La responsabilità sanitaria, a dire il vero, era già emersa in primo grado. Ai quesiti del giudice il consulente tecnico d’ufficio rispondeva infatti in questo modo: “Vi è nesso causale tra l’infezione e il ricovero ed intervento neurochirurgico effettuato in data 18.10.2005. La complicanza infettiva ha determinato un peggioramento delle sue condizioni generali rispetto a quelle preesistenti”.

Insomma, la storia clinica risulta chiara fin dall’apertura del procedimento. Il giudice riconosce la responsabilità dell’azienda e la condanna a pagare all’ex paziente, assistito dall’avvocato Wolfang Burchia nominato in accordo con Giesse, più di 25mila euro di risarcimento, oltre a gran parte delle spese di CTU e delle spese di lite.

L’Azienda sanitaria decide di appellare la sentenza di primo grado, ma serve a poco. La Corte d’Appello di Trento, infatti, conferma le conclusioni del Tribunale di Bolzano e condanna l’Azienda a pagare le ulteriori spese di giudizio. Anche questa sentenza, nonostante le evidenze emerse, viene appellata.

La Corte di Cassazione si è espressa recentemente sul caso, sottolineando alla controparte che il giudizio di legittimità non è un giudizio di merito di terzo grado: l’Azienda sanitaria – continuano i giudici – “non deduce le formulate censure in modo da renderle chiare ed intelligibili in base alla lettura del ricorso, non essendo sufficienti affermazioni apodittiche, non seguite da alcune dimostrazione”. È stato quindi confermato quanto già osservato dalla Corte d’Appello di Bolzano e quindi la responsabilità dell’Azienda.

“In parole più semplici – chiarisce Maurizio Cibien, responsabile di Giesse Risarcimento Danni per le province di Trento e Bolzano – Una volta accertato che il paziente aveva contratto l’infezione in ambiente ospedaliero a causa di un batterio, spettava all’Azienda sanitaria provare di avere adottato tutte le misure necessarie a neutralizzare tale fattore di rischio infettivo. Secondo il giudice, tale prova non è stata fornita”. “Siamo quindi soddisfatti – conclude Cibien – anche se questo procedimento, forse, si sarebbe potuto concludere prima in modo da evitare quanto meno l’ultimo grado di giudizio e il protrarsi di una storia cominciata da un caso di malasanità di ben 17 anni fa”.

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