Musica
«La voce dell’anima»: il Teatro di S. Giacomo sedotto dalla lirica
Una serata magica. L’ha vissuta la folta platea che nei giorni scorsi, al Teatro di San Giacomo di Laives, ha assistito al récital musicale «La voce dell’anima», di e con il soprano bolzanino di valenza transeuropea Martina Bortolotti, accompagnata dal virtuoso del violino Günther Sanin – primo violino di spalla dell’Orchestra Arena di Verona, anch’egli di origine altoatesina – e, al pianoforte, dal ricercato clavicembalista-pianista veneziano Paolo Prevedello.
Concepito per l’occasione, lo spettacolo ha vinto più di una scommessa: portare la musica lirica a un pubblico anche di impronta generalista, inframmezzare al programma classico anche altri generi musicali, creare un’atmosfera da teatro-salotto, a dispetto dell’imponenza della sala. E, di pari passo, far apparire affollato un palcoscenico popolato “solo” da tre artisti. Ma che artisti! Un cast d’eccezione, e che non ha tradito le aspettative.
Il concerto, coordinato organizzativamente e presentato da Mara Da Roit, che fra un’interpretazione musicale e l’altra ha dispensato spigolature e pillole di conoscenza sulle opere e gli autori proposti, rientrava nel calendario di iniziative 2020 del Centro culturale San Giacomo, associazione dimostratasi anche stavolta perspicace nel comprendere a monte la preziosità del progetto.
A dare il “la” alla musica è stata un’aria piena, coinvolgente e capace di mettere subito in luce tutte le doti canore del soprano: ‘Heia in den Bergen’, tratta dalla notissima operetta di Kálmán ‘La Principessa della Czarda’.
Accompagnata dai due musicisti, Martina Bortolotti ha poi proseguito con forza espressiva, pathos e precisione tecnica la serie prevista delle arie, tratte da ‘Le Nozze di Figaro’ di Mozart, ‘Il paese del sorriso’ di Lehár, ‘Rinaldo’ di Händel, ‘Rusalka’ di Dvorák, eccetera.
Una scelta tematica che focalizzava l’attenzione sulle figure di eroine – ora romantiche, ora infelici, ora sognatrici, ora pesino un po’ malvagie – e sui moti dell’animo.
Il tutto è stato alternato a pezzi intepretati dai soli Günther Sanin e Paolo Prevedello: due musicisti prodighi di virtuosismi. Fra le pregevoli esecuzioni per violino e pianoforte: la ‘Danza Ungherese n. 5’ di Brahms, la toccante ‘Méditation’ di Massenet, la vibrante ‘Czardas Nova’ di cui il professor Sanin è anche co-autore.
Prima del richiestissimo ‘bis’, ha chiuso in ulteriore crescendo la serata un’interpretazione collettiva a ritmo di valzer: quella cioè del sensuale ‘Bacio’ di Arditi. E poiché il pubblico non era ancora sazio, Bortolotti, Sanin e Prevedello lo hanno deliziato con un ultimo dono: l’aria ‘Meine Lippen, sie küssen so heiß’, dalla ‘Giuditta’ di Lehár.
Meritano infine di essere elogiati a pieno titolo i raffinati quadri del pittore Amadeus Werner Bortolotti: che, visualizzati su schermo in un susseguirsi armonico, hanno saputo dare un ulteriore contributo in stile alla serata. Arte sull’arte, a propria volta fonte di un caleidoscopio di emozioni.
Tutti gratificati e soddisfatti, al termine: pubblico, artisti, organizzatori. Proporre generi non esattamente di massa può comportare delle incognite; il farlo però con il requisito della qualità evidentemente paga. «La voce dell’anima» lo ha dimostrato.
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