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Economia e Finanza

Molte aziende anche in Alto Adige sono allo stremo, Cna: “E’ necessario riaprire”

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Molte aziende non sono più in grado di resistere, ecco perché chiedono di riaprire anche in Trentino Alto Adige. Riteniamo, vista anche la bassa incidenza sui contagiati rispetto ai test antigenici sui lavoratori, che il rispetto dei protocolli, se necessario più restrittivi e adeguati alle nuove zone colorate, sia sufficiente per allentare le restrizioni”.

Lo afferma Claudio Corrarati, presidente della CNA Trentino Alto Adige, esaminando i punti salienti dei dati diffusi oggi dal Centro Studi CNA, dalla Camera di Commercio di Bolzano e dall’Astat.

Quattro imprese artigiane su cinque (80,8%) sono finite in profondo rosso nel 2020 – rileva il Centro Studi CNA -. Con picchi vicini alla totalità di imprese in perdita nei comparti che più hanno sofferto il confinamento, il distanziamento sociale, la drastica riduzione del commercio internazionale l’anno scorso.



Chiediamo anche alle Province di Trento e Bolzano, così come al Governo – argomenta il presidente Corrarati – una forte discontinuità nelle modalità di determinazione e nei tempi di erogazione degli aiuti rispetto agli interventi dello scorso anno. In particolare, andrebbe evitata la tagliola del calo minimo di fatturato, che potrebbe escludere dagli indennizzi molte imprese che pure hanno subito un forte calo di giro d’affari, sostituendo tale strumento con un meccanismo a scalare che riduca il beneficio da una certa soglia fino ad annullarlo”.

Il 2020 – evidenzia lo studio CNA – si è chiuso in perdita con un calo medio del fatturato pari al 27,2% rispetto al 2019. Punte record nella produzione di gioielli (-32,6%), nell’abbigliamento-tessile-pelletteria (-31,7%), nelle produzioni per il tempo libero e lo sport (-32,4%). Nei servizi si registra in media -28,4%, ma sono state colpite quasi il 100% delle aziende del trasporto persone, del benessere alla persona (acconciatori ed estetisti), della ristorazione, delle tinto-lavanderie, dell’intrattenimento. Nel turismo, il calo tocca i due terzi del fatturato.

Occorre correggere il meccanismo dei Codici Ateco – spiega Corrarati – che ha guidato in prevalenza l’erogazione dei ristori nazionali a fondo perduto. Così come sarebbe un errore utilizzare il breve arco temporale di gennaio e febbraio per misurare le perdite, come ha fatto il Decreto Ristori per il mese di aprile 2020. A livello locale, occorre sicuramente maggior flessibilità sui parametri del calo di fatturato”.

I dati diffusi dalla Camera di Commercio di Bolzano confermano il calo del Pil altoatesino del 10% nel 2020, con previsione di recupero nel 2021 tra l’1 e il 4%, ma solo se la campagna vaccinale avrà successo e sarà rapida. I fatturati sono in calo in media del 20%, nel 2021 ci si attende redditività bassissima per alberghi, ristoranti, commercio al dettaglio e trasporto persone, in calo anche le costruzioni. L’Astat, invece, conferma che il tasso di disoccupazione, a dicembre, ha raggiunto il 4,5% (quasi raddoppiato rispetto a poco più di un anno fa), e l’Ire sottolinea i 21.800 posti persi nel turismo.

Tra febbraio e dicembre – argomenta Corrarati – la media della perdita del fatturato è stata del 20,2 %. Significa che di fatto abbiamo avuto un anno completo di perdita di fatturato con picchi elevati per particolari categorie, ma comunque senza mai toccare, nel 2020, livelli positivi rispetto all’anno precedente. Ecco perché oggi le aziende non sono più in grado di resistere e chiedono di riaprire. I protocolli di sicurezza stilati nell’aprile 2020 sono forse da rivedere per concertare nuove riaperture legate alle zone colorate e con parametri, se necessario, più restrittivi, ma comunque tali da permettere alla nostre imprese di tornare a lavorare e a fatturare”.

Gianni Sarti, direttore di CNA regionale, aggiunge: “I protocolli, aggiornati e perfezionati, sono l’unico strumento per consentire le riaperture. I dati economici sono drammatici, mentre i test antigenici ai lavoratori altoatesini dimostrano che i contagi avvengono in gran parte fuori dai luoghi di lavoro visto che risultano in medio 60 contagiati su 10.000 testati al giorno”.

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