Italia ed estero
Scalavano nonostante i divieti: sono due fratelli le guide alpine salvate dal soccorso alpino a Madonna di Campiglio
A bucare il muro dell’omertà è stato il blog «pareti» specializzato in attività sportive di montagna.
La vicenda che ha visto protagonisti negativi in questi giorni i fratelli Tomas e Silvestro Franchini, guide Alpine di Madonna di Campiglio è piuttosto clamorosa.
L’appello congiunto dei soccorsi alpini di Alto Adige, Trentino, Tirolo e Veneto a non avventurarsi in montagna durante l’emergena Coronavirus era stato pubblicato qualche giorno fa anche dalla nostra testata (Soccorso alpino: “No alla montagna, rischio per i tecnici e non c’è posto negli ospedali”).
«Conoscenze comuni, le strette di mano negli appuntamenti fieristici e la comune passione non possono impedirci di dire la verità su quello che è successo, a distanza di poco tempo, ai due fratelli, professionisti della montagna, personaggi pubblici, protagonisti di serate audiovisive, ascrivibili alla elite alpinistica italiana. Insomma figure di primissimo piano» – questa la denuncia amara dove traspare molta sofferenza da parte di «Pareti»
Prima, qualche giorno fa, Tomas ha accusato un malore durante una uscita di sci alpinismo in solitaria che, comunque la si pensi, non è consentita in questo periodo straordinario. Ieri è stata invece la volta di Silvestro, che non ce l’ha fatta a resistere alla tentazione di fare un po’ di dry-tooling sulle rocce raggiungibili facilmente dalla sua abitazione.
Una brutta caduta, qualche frattura e l’inevitabile chiamata al soccorso alpino che è dovuto intervenire per soccorrerlo.
Al di là della retorica sul reale impiego degli elicotteri per finalità legate alla pandemia, sul blog viene puntualizzato che le regole valgono per tutti o non valgono per nessuno.
In Italia ci sono centinaia di migliaia di arrampicatori e di alpinisti che sanno perfettamente che non contagerebbero nessuno andando a scalare, ma non ci vanno e si fanno bastare il trave sopra la porta. Invece, con la stessa logica di queste due famose guide tutto il resto d’Italia potrebbe sentirsi libero di non collaborare non solo al distanziamento sociale ma anche alla riduzione dei casi ospedalieri non legati all’epidemia in atto.
«Il comportamento assunto dalla guida alpina infortunata, che ha agito in assoluta autonomia, a quanto consta è già stato segnalato alla competente autorità giudiziaria da parte degli ufficiali di pubblica sicurezza intervenuti nelle operazioni di recupero ai fini dell’adozione dei conseguenti provvedimenti sanzionatori connessi alla violazione dei divieti di mobilità stabiliti a livello nazionale e provinciale. A propria volta il Collegio delle guide alpine del Trentino attiverà, secondo le tempistiche e le modalità previste dalla legge, le opportune iniziative di propria competenza, prodromiche all’eventuale irrogazione delle sanzioni previste dal vigente codice deontologico professionale». Arriva la pronta risposta di Pietro Giglio, presidente del Collegio nazionale delle guide alpine italiane.
Il Collegio nazionale delle guide alpine italiane ed i collegi regionali e provinciali, si legge ancora nel comunicato «hanno da tempo invitato gli iscritti al rigoroso rispetto dei limiti alla mobilità imposti dai decreti nazionali e locali per il contrasto alla diffusione del Covid 19»
«Personalmente, come presidente del Collegio guide alpine del Trentino» afferma invece Martino Peterlongo «non mi piace la caccia al colpevole, a prescindere che ci siano o non ci siano le responsabilità. Dopodiché, con i tempi previsti dai regolamenti ci sarà l’apertura di un procedimento. Questo è certo».
«Il Consiglio di disciplina regionale valuterà la condotta professionale che, in questo caso, ha a che fare con la lesione della dignità della categoria, perché da una guida alpina ci si aspetta un comportamento diverso da quello di un normale cittadino», ha precisato infine Peterlongo.
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