Benessere e Salute
Se un ago costa uno stipendio: Bolzano maglia nera per i costi dei presidi per i pazienti diabetici

Tutti gli stipendi dei dipendenti dei musei italiani o, se vogliamo, il costo annuo dell’intero Senato italiano, quindi oltre 500 milioni di euro: è – euro più, euro meno – la cifra che il SSN italiano potrebbe pagare risparmiando sui costi dei presidi per i pazienti diabetici; strisce per la misurazione della glicemia, lancette pungidito, siringhe per insulina, per intenderci.
È quanto riportato dall’ultimo rapporto dell’Anac, autorità nazionale anticorruzione, che denuncia inoltre una disparità abissale tra singole regioni.
Maglia nera, manco a dirlo, alla provincia di Bolzano, dove il costo di una striscia per la misurazione della glicemia costa ben oltre il triplo che in Emilia Romagna, con una spesa annua pro capite di 257, 12 euro contro i 38,79 euro dell’Emilia Romagna.
Ed è solo un esempio: le siringhe da insulina, in provincia di Bolzano, costano ben 5 volte di più che in Liguria.
Ma andiamo con ordine: innanzitutto, perché questa disparità a livella nazionale?
Come denuncia l’Anac, la stragrande maggioranza delle Regioni ha scelto di scansare le gare d’appalto (che porterebbero a una logica del ribasso), per stipulare convenzioni con le associazioni di categoria delle farmacie, riconoscendo loro “una tariffa di rimborso per il servizio di approvvigionamento ed erogazione dei dispositivi ai pazienti aventi diritto”.
Certo è – come sottolinea anche Stefano Nervo, portavoce dell’associazione Diabetes Union Alto Adige Südtirol Onlus, che in questo modo si può garantire ai pazienti una maggiore copertura in termini territoriali, come di maggiore varietà di scelta tra diverse marche di prodotti.
Ma questi accordi convenzionali, pur essendo legittimi – sottolinea l’Anac, “presentano una notevole criticità in termini di sottrazione al confronto competitivo garantito dalle procedure a evidenza pubblica”
in sostanza, senza gara d’appalto si avranno mediamente prezzi unitari significativamente più elevati.
Ma come mai in provincia di Bolzano battiamo, come spesso accade, il record negativo dei costi?
Ce lo spiega bene Stefano Nervo di Diabetes Union, che ci tiene però a precisare come la situazione, rispetto ad alcuni anni fa, sia anche migliorata, grazie anche all’azione dell’associazione stessa.
Si partiva infatti da un costo a rimborso pari a 1,3 euro a striscia, contro la media nazionale di 0,6 euro, sul quale gravava inoltre l’errata applicazione dell’aliquota iva al 21% invece che al 4% come previsto già allora per le cronicità, qual è il diabete.
Nervo sottolinea come fu l’intervento dell’associazionismo locale a permettere l’abbassamento del costo, riportando l’iva alla percentuale corretta del 4%.
Fatto questo però, nessun passo avanti è stato compiuto dalla sanità locale per mettere in pratica ulteriori misure a garanzia dell’abbassamento della spesa pubblica.
La motivazione alla base di questi enormi ritardi, secondo Nervo, è la stessa che permette che i presidi per diabetici costino in provincia di Bolzano molto più che in qualsiasi altra regione italiana, con la gara d’appalto per le strisce già aggiudicata un anno fa e ancora ferma allo stop:
“Pare” infatti che il ritardo nell’applicazione derivi dal mancato accordo con le farmacie per quanto riguarda la distribuzione, in attesa che questi accordi vedano la luce e venga finalmente applicata la sospirata riforma per l’erogazione dei presidi, con il reinvestimento di parte della cifra che si andrebbe a risparmiare a garanzia di copertura, p.e. dei sensori per la misurazione continua del glucosio (ad oggi la più moderna frontiera di controllo della patologia) e per investire in iniziative volte a implementare un’altra delibera di enorme importanza per la sostenibilità del sistema sanitario locale, anche questa – inspiegabilmente – dormiente.
Si parla del cosiddetto PDTA – Piano Diagnostico Terapeutico Assistenziale per il diabete i tipo 2 che conta oggi la più alta percentuale di malati cronici di diabete in provincia di Bolzano, oltre a essere una delle principali cause di morte prematura in Italia e nel mondo occidentale, i contribuenti altoatesini continuano a pagare.
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