Valle Isarco
Stazione di Fortezza, degrado e proteste

Non sono solo le grandi città e le loro grandi stazioni ferroviarie, ad aver conquistato l’onore delle cronache per essere divenute luoghi di spaccio, di violenze, di accampamento di sbandato, immigrati o quantomeno personaggi senza fissa dimora.
Lo sanno bene gli abitanti di Fortezza, che assistono, girando al largo, a quelle presenze inquietanti; lo sanno bene i viaggiatori, turisti e pendolari: quelli che devono raggiungere il binario 2 e 3 accelerano il passo nell’entrare nell’atrio della stazione.
Quelli che scendono dai treni per andare al parcheggio e raggiungere la propria auto, fanno altrettanto, mostrando chiaramente, con le espressioni del viso, la repulsione verso quell’atmosfera, quegli odori, quegli inequivocabili rumori che appartengono all’espletamento delle funzioni corporali, che l’aspetto da antica suburra dell’atrio d’ingresso alla stazione di Fortezza induce.
E protestano senza sapere, ormai, a chi rivolgersi per una soluzione. Al mattino, durante la notte e nel tardo pomeriggio-sera, lo scenario è sempre lo stesso. Ormai, la grande stazione, col chiosco dei giornali, il barbiere, il bar-buffet non esiste più. È divenuto un estemporaneo accampamento di vagabondi, di stranieri che parlano lingue incomprensibili e che han fatto delle panchine dell’atrio e del “salottino” d’attesa la loro precaria dimora.
Si mangia e si lasciano i rifiuti, cortesemente, in un sacco. Qualcuno, prima o poi, lo smaltirà. Le coperte, maleodoranti, in un angolo. E chi le tocca? Loro vanno e vengono, incontrollabili, incontrollati. Un tempo, preistoria ormai, esisteva una figura, un ferroviere, il “guardasala”, che controllava che chi entrava in stazione fosse in possesso di un biglietto di viaggio. Altrimenti multa o allontanamento dal luogo.
Altra era. La tecnologia ha creato il vuoto assoluto, di personale e di ferrovieri e i “tagli” alla Polizia Ferroviaria, han fatto il resto. Non rimane che l’ultimo, definitivo colpo dato dalle decisioni politiche e dalla realizzazione del passante della Val di Riga, che consegneranno forse all’abbandono definitivo una struttura definita “la più bella” solo qualche anno fa.
Nel 2016 è stato speso oltre un milione di euro per innalzare le pensiline, realizzare nuove tettoie e l’ascensore. Prima altre centinaia di migliaia di euro da parte della Provincia per restituirla ai colori originali compiendo una lunga e accurata opera di restauro; nel 2019 è stata eletta “stazione dell’anno” dall’associazione “amici della ferrovia”.
Insomma, milioni di euro spesi (gira-gira sono sempre soldi pubblici) per condannarla al degrado. «Dopo tutti i lavori di restauro, la nostra stazione è diventata un vero capolavoro», chiosava fiero il sindaco Thomas Klapfer, ringraziando Rfi, Sta e BBTSE per il loro contributo al successo del progetto.
“La stazione di Fortezza non è solo un importante nodo di transito in Alto Adige, ma anche un luogo d’incontro” aggiungeva, probabilmente senza immaginare “quale” tipo di incontro o di incontri si possano fare oggi, a soli quattro anni di distanza.
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