Economia e Finanza
Un’azienda altoatesina su tre rischia di chiudere, Cna: “Bene gli aiuti ma senza ripartenza crolla tutto”
“Fare presto e fare bene. L’economia altoatesina e la tenuta sociale sono messe a durissima prova”. È l’appello che Claudio Corrarati, presidente della CNA-SHV, lancia alla Giunta provinciale affinché il pacchetto #AiutiCovid trovi immediata attuazione per congelare la situazione economica, ormai fortemente colpita dalle chiusure per l’emergenza sanitaria causata dalla pandemia. Analogo benefico effetto la CNA territoriale si attende dal Decreto Sostegni che sta elaborando il Governo nazionale.
A destare ancor di più preoccupazione, dopo i dati dell’Osservatorio provinciale del Mercato del lavoro che indicavano quasi 21.000 disoccupati in più a febbraio 2021, è lo studio “Situazione e prospettive delle imprese nell’emergenza Sanitaria Covid-19 giugno-novembre 2020”, diffuso oggi dall’Astat provinciale.
Dal bollettino emerge che un’azienda su tre teme per la sostenibilità dell’attività a medio termine, quasi il 41% prevede cali della domanda anche turistica, in 22,4% è alle prese con problemi di liquidità, una su dieci pensa alla riduzione del personale per rimanere a galla, il 31% taglia gli investimenti, il 21% ha già fatto ricorso all’indebitamento bancario, il 32,2% ha fatto ricorso alla Cassa integrazione per i dipendenti.
Lo studio evidenzia che le imprese hanno fatto di tutto per adeguarsi: smart working, evoluzione digitale, adeguamento delle strutture, investimenti su sicurezza e DPI, protocolli rigidi. Tutto ciò non è bastato. A novembre 2020, periodo in cui è stato effettuato il rilevamento, solo il 48,5% delle imprese risultava aperto. I cali di fatturato per l’11,4% delle aziende superano il 50%, per il 45,6% sono tra il 10 e il 50% di flessione. E anciora oggi la situazione è analoga, persino peggiorata.
“Il sistema economico provinciale è solido – aggiunge Corrarati – e sta ancora in piedi, ma dopo un anno di chiusure e brevi riaperture diversi settori sono allo stremo. Meno occupati, più cassintegrati con reddito ridotto, pochi investimenti, più debiti, fatturati in calo fino al 50% e prospettive di redditività ridottissima o molto incerta per hotel, bar, ristoranti, negozi, servizi di cura alla persona, filiera degli eventi e cerimonie, trasporto persone, organizzazione viaggi, palestre, piscine, centri sportivi, eventi culturali significano meno lavoro a cascata per tutti: artigianato, servizi, commercio all’ingrosso, alimentari.
Fare presto è necessario per dare ossigeno a chi sta morendo d’asfissia economica, fare bene è fondamentale per sfruttare le risorse del Recovery Plan provinciale e nazionale affinché sia uno shock per la ripartenza, in sicurezza, prima possibile. Le imprese non vogliono vivere di sussidi, ma della loro fatica. Oggi, con i contributi a fondo perduto provinciali e statali, possiamo congelare le aziende in crisi e i posti di lavoro. Domani, finito il ghiaccio, se non ci sarà ripartenza, si scioglierà tutto, anche la tenuta sociale”.
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