Bolzano
Arcobaleno imposto: il Pride sfila ancora, tra retorica e propaganda
Anche quest’anno Bolzano si è piegata alla colorata invasione del Südtirolo Pride, la sfilata arcobaleno che, sotto le spoglie di una “festa di liberazione”, si è trasformata in un evento sempre più politicizzato e ideologico. Dalle 15 alle 23.30, la città dovrà adattarsi a una lunga giornata di parate, musica e performance che occuperanno il centro urbano, da piazza Verdi fino al piazzale Langer.
Il corteo attraversa le vie principali della città: via Isarco, piazza Domenicani, via Ospedale, via Dante, ponte Druso, corso Italia, piazza Tribunale, piazza Mazzini, corso Libertà, piazza Vittoria, e infine ponte Talvera e Lungo Talvera. Una vera e propria maratona del protagonismo, che trasforma il centro in un palcoscenico di slogan, costumi e bandiere, in un’ostentazione che ormai non ha più nulla a che fare con la richiesta di diritti, ma con una continua e crescente richiesta di visibilità a tutti i costi.
Tra i sostenitori dell’evento, non sono mancati gli interventi dell’Anpi e dei Verdi, che hanno colto l’occasione per ribadire la loro adesione ideologica alla manifestazione. «Troppi nella politica, nelle istituzioni, addirittura nei governi locali e nazionali, nella società, manifestano una vera e propria ossessione discriminatoria e repressiva», ha dichiarato l’Anpi Alto Adige, lanciandosi in una tirata contro un nemico indefinito — chiunque non si schieri con l’agenda arcobaleno. «L’altro, per chi discrimina, è il nemico: può essere la persona Lgbtquia+, il migrante, la donna, il povero, l’emarginato…», prosegue il comunicato, accostando ogni forma di dissenso a una presunta discriminazione sistemica.
Eppure, la realtà è sotto gli occhi di tutti: il Pride è ormai ovunque, dai cartelloni pubblicitari ai palinsesti televisivi, dai testi delle canzoni alle serie animate per bambini. Lo sottolinea con lucidità Serena Cavada, referente provinciale del Family Day: «Oramai è così sotto gli occhi di tutti, che non sia più necessario sfilare per chiedere visibilità alla comunità Pride: la loro bandiera è ovunque, la loro presenza nei film, nelle canzoni, nelle pubblicità, nei cartoni animati pure».
Una voce fuori dal coro in un contesto dove dissentire significa essere etichettati come retrogradi o repressivi. Cavada conclude con fermezza: «Noi non resteremo fermi e non ci stancheremo di vigilare davanti a questi attacchi ed alla complicità di molte istituzioni». Un richiamo che suona come un campanello d’allarme, in un panorama dove l’inclusività sembra valere solo se allineata a una precisa narrazione.
Il Südtirolo Pride, ancora una volta, ha mostrato il suo vero volto: non più una richiesta di diritti, ma una parata dell’ideologia imposta.
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