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Alto Adige

Percorsi abilitanti, protestano i docenti precari di Bolzano: “Insegnanti italiani discriminati”

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Lo scorso 17 febbraio è stato emanato il decreto (il n.2745/2021) con cui si prevede l‘attivazione di percorsi abilitanti non selettivi presso la LUB per i docenti di madrelingua ladina.

Tale decreto si richiama, in premessa, all’articolo inserito dal Decreto legislativo 6 febbraio 2018, n. 18, secondo cui la Provincia d’intesa con la Libera Università di Bolzano, disciplina la formazione iniziale degli insegnanti delle scuole di ogni ordine e grado dei tre gruppi linguistici della Provincia di Bolzano, ivi compresa la formazione per le materie artistiche.

Se non che, dopo averla voluta e ottenuta da governi evidentemente ‘amici dell’autonomia’, tale norma non viene ora attuata, se non parzialmente, ossia ad esclusivo beneficio di insegnanti di lingua tedesca e ladina – affermano con disappunto i rappresentanti del Coordinamento docenti precari della scuola di Bolzano – . Ci si chiede quale ne possa essere il motivo e come possa legittimarsi una simile condotta.

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E, soprattutto, perché si vada ripetendo, nello sforzo di fornire una qualche improbabile giustificazione, che la scuola di lingua italiana, a differenza di quelle tedesca e ladina, è ‘fortemente agganciata al sistema nazionale’. Perché si vada ripetendo questo, dopo che, con l’emanazione della norma di attuazione dell’art.19 dello Statuto, la Provincia ha ottenuto di poter disciplinare per suo conto formazione e reclutamento dei docenti e dopo che, negli anni passati e ancora recentemente, agli insegnanti precari storici iscritti a Bolzano siano stati negati diritti e opportunità offerte a tutti i loro colleghi del resto d’Italia, in virtù della ragione diametralmente opposta, ossia della (presunta) eterogeneità della scuola a carattere statale nella provincia di Bolzano rispetto a quella a carattere statale del resto del Paese“.

E ancora sottolinea il portavoce Enrico Palazzi: “Quale che sia il motivo per cui:

1) chi è di madrelingua italiana NON PUO’ iscriversi ai corsi istituiti presso la Libera Università di Bolzano (ma sarà poi davvero così “libera” – ci chiediamo – se solo chi possiede determinati “filtri linguistici” può accedervi?) 

2) si sia deciso di servirsi delle disposizioni contenute in una medesima legge ed espressamente rivolte a tutti, di modo che però solo alcuni (tedeschi e ladini) risultassero destinatari dei vantaggi che essa offre e

3) la Provincia finanzi i percorsi abilitanti LUB non selettivi per i docenti tedeschi e ladini e non destini alcun fondo per la formazione dei docenti italiani, neppure per prepararli a quei concorsi altamente selettivi che soltanto loro devono sostenere;

la situazione che oggettivamente è venuta delineandosi è intanto quella di una chiara difformità di trattamento tra medesime categorie di soggetti, per cui la diversa lingua parlata è divenuta criterio determinante ed etnicamente discriminante.

Se ora torniamo alla questione da cui siamo partiti, vediamo che a tale difformità, che già di per sé costituisce un grave danno, si aggiunge l’immancabile beffa: tra i percorsi abilitanti non selettivi per i ladini, vi è anche: “lettere italiane nelle scuole secondarie di I e II grado”.

Tali corsi si terranno in italiano e saranno, come gli altri, finanziati dalla Provincia, ma gli italiani non potranno accedervi. Solo poche settimane fa, come si ricorderà, si sono svolte le procedure selettive concorsuali previste per gli insegnanti della scuola a carattere statale di lingua italiana.

E’ così accaduto che, mentre gli insegnanti italiani di lettere italiane sono stati selezionati con concorso altamente selettivo, gli insegnanti LADINI di lettere italiane non solo non saranno selezionati, ma POTRANNO PERSINO OTTENERE IL RUOLO NELLA SCUOLA ITALIANA! 

E, questo, in virtù del fatto che l’abilitazione conseguita ha validità su tutto il territorio nazionale e quindi può essere spesa per insegnare in qualsiasi scuola, in Provincia e al di fuori di essa, nella quale sia impartito il relativo insegnamento.

Riteniamo che sia evidente come tutto ciò contrasti anche con i più elementari principi di giustizia. Noi siamo e rimarremo sempre contrari ad un uso arbitrario e parziale delle prerogative autonomistiche”.

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