Italia & Estero
Sms scomparsi tra Pfizer e Bruxelles: la bomba di Cisint scuote la Commissione europea
Uno scandalo che rischia di travolgere i piani alti dell’Unione Europea. I riflettori si accendono su un mistero che potrebbe cambiare per sempre la percezione delle istituzioni europee: gli sms scambiati tra Ursula von der Leyen e l’amministratore delegato di Pfizer sono spariti nel nulla. E ora, a chiedere conto di tutto questo, è l’eurodeputata Anna Cisint, che ha presentato un’interrogazione formale alla Commissione europea per ottenere l’accesso a quei messaggi fantasma.
“Chiedo di poter leggere quei messaggi. Per giustizia, per chiarezza, per trasparenza”, dichiara senza mezzi termini la deputata, puntando il dito contro chi – a suo dire – avrebbe gestito miliardi di euro senza alcun controllo democratico. Il riferimento è al maxi-contratto da 1,8 miliardi di dosi di vaccini anti-Covid firmato con Pfizer nel pieno della pandemia. Una trattativa che, secondo quanto rivelato, non si sarebbe svolta del tutto nei canali istituzionali, ma anche tramite scambi diretti di sms tra la Presidente della Commissione e il vertice dell’azienda farmaceutica.
Il problema? Quegli sms ora risultano “smarriti”. Una parola che suona come una beffa, considerando la portata storica e finanziaria dell’accordo. “Ma davvero vogliamo credere che l’istituzione più potente d’Europa ‘perda’ sms in un momento così cruciale?”, incalza Cisint, lasciando trasparire la gravità delle sue accuse. “La verità è che quei messaggi fanno paura. Perché potrebbero svelare interessi privati dietro decisioni pubbliche”.
Il caso ha già fatto il giro del mondo, finendo in tribunale grazie a un’azione legale del New York Times. E il colpo di scena non si è fatto attendere: una sentenza del Tribunale dell’Unione Europea ha annullato il rifiuto della Commissione di rendere pubblici i messaggi, aprendo la strada a una potenziale rivelazione choc.
“Questo governo europeo scavalca la democrazia, utilizza fondi pubblici per i propri tornaconti, mentre i cittadini lavorano per pagare mutui o affrontano disoccupazione e crisi”, denuncia ancora Cisint. “Io non ci sto. Basta silenzi. È ora di aprire le finestre nei palazzi di Bruxelles”.
L’interrogazione non è passata inosservata, ed è stata cofirmata da altri europarlamentari italiani: Ceccardi, Sardone, Stancanelli, Tovaglieri e Vannacci. Una mossa che potrebbe segnare l’inizio di una battaglia istituzionale senza precedenti, destinata a infiammare il dibattito politico europeo nei prossimi mesi.
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