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Alto Adige

Tra nostalgia e smog: l’Alto Adige celebra i motori, ma non si cura dell’ambiente

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Automobili che rombano, trattori d’epoca e cortei festosi: è così che l’Alto Adige si prepara a commemorare i 200 anni della strada del Passo dello Stelvio. Una celebrazione che, secondo la Federazione Ambientalisti Alto Adige, ha il retrogusto amaro di un’occasione mancata. L’evento, che vede il patrocinio anche dell’Agenzia di stampa e comunicazione della Provincia, sarà animato da bande musicali, cori e, soprattutto, da centinaia di veicoli a benzina e diesel che sfileranno tra le montagne. Ma anziché rappresentare un momento di riflessione sul futuro della mobilità, si trasformerà in un tributo al passato inquinante.

“È davvero questa l’immagine che vogliamo dare dell’Alto Adige?”, si chiede la presidente della Federazione, Elisabeth Ladinser. La critica è netta: “Chi crede di poter creare identità attraverso il rumore dei motori, perde l’occasione di costruire un futuro sostenibile”. Per gli ambientalisti, l’iniziativa non solo manda il messaggio sbagliato, ma rischia di rafforzare un modello di mobilità obsoleto, in contrasto con ogni logica climatica attuale.

Intanto, sulle strade altoatesine, il traffico cosiddetto “da divertimento” continua a generare lamentele: troppa velocità, troppo rumore, troppi rischi. La Federazione plaude alle recenti prese di posizione dei sindaci dell’area dello Sciliar, che hanno denunciato l’insostenibilità della situazione. Ma chiede di più: “È necessario che anche la politica prenda finalmente una posizione chiara e coraggiosa”.



Eppure, la risposta istituzionale appare debole. “La competenza è di Roma, non possiamo fare nulla”, è la giustificazione più ricorrente, secondo gli ambientalisti. Una scusa che, da anni, blocca l’adozione di misure concrete. Eppure esempi virtuosi non mancano: al Lago di Braies e alle Tre Cime di Lavaredo sono già state sperimentate con successo limitazioni al traffico turistico, dimostrando che alternative possibili esistono. Servono però controlli efficaci, severi e una volontà politica reale.

La denuncia della Ladinser è chiara: “Chi pensa di poter mascherare un problema reale con eventi nostalgici, mette a rischio non solo la salute umana e della natura, ma anche la credibilità della politica”. Mentre l’emergenza climatica mostra ogni giorno i suoi effetti, l’Alto Adige – secondo la Federazione – preferisce girarsi dall’altra parte e continuare a respirare “l’inquinante essenza” del culto dell’automobile.

“Bisogna cambiare rotta, ora più che mai!”, conclude la presidente. Un appello che non è solo ambientale, ma profondamente politico: perché la mobilità sostenibile non può essere più rimandata, e il silenzio delle istituzioni – oggi più che mai – fa rumore.

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