Bolzano
Vitalizi, chi le spara più grosse….
Certo i vitalizi continuano ad essere – almeno per molti, avvocati e consulenti compresi – la classica gallina dalle uova d’ora.
Gallina d’oro ancor di più per chi sui vitalizi ha fatto o spera tuttora di fare le proprie fortune elettorali.
Nessuno contesta – ci mancherebbe altro – il diritto di chicchessia di presentare denunce o esposti alla magistratura (penale o contabile non importa) per i motivi più svariati. Tanto meno lo facciamo noi.
Tuttavia, a noi piace ristabilire un minimo di verità, smontando le “balle” che si raccontano sulla questione.
Ovvero, smascherare le c.d “fake news ” – tradotto dall’inglese – “balle” o notizie fasulle, di chi, con l’abuso di termini stranieri, pensa di mostrarsi più dotto e più alla moda.
Andiamo con ordine.
Lo scorso 25 settembre, un quotidiano locale pubblica la notizia che un gruppo di ex consiglieri regionali dovrà restituire al consiglio regionale una bella sommetta, circa 420 mila euro, perché al momento della attualizzazione del vitalizio, il consiglio regionale non aveva aumentato l’imponibile della somma rimborsata per le ritenute a sostegno della reversibilità, con il risultato che il minor imponibile determina una minore imposta.
Errore imputabile al consiglio regionale, sostituto di imposta, non certo agli ex consiglieri che sono sostituiti, estranei agli adempimenti della legge tributaria e quindi all’errore.
Quando il consiglio regionale, a distanza di anni, e comunque prima della prescrizione, si è accorto, a seguito di un lodevole controllo interno, dell’errore, chiede all’Agenzia delle entrate di disporre dell’istituto previsto dalla legge per rimediare ad errori, dimenticanze, mancati versamenti, ovvero di avviare la procedura del “ravvedimento operoso“.
Sbaglia L. P., (così si sottoscrive l’articolista), quando maliziosamente “suggerisce” al lettore distratto che gli inadempienti siano gli ex consiglieri regionali, mentre sbaglia ancor di più quando afferma che è stata l’Agenzia delle entrate a segnalare l’errore.
Se così fosse, l’Agenzia delle entrate avrebbe dovuto per legge promuovere l’accertamento nei confronti del consiglio regionale, impedendo il “ravvedimento operoso“.
L’attenta lettura della delibera n. 338/2018 dell’ufficio di presidenza del consiglio regionale avrebbe impedito all’articolista di scrivere sciocchezze e probabilmente, nel contempo, non avrebbe armato chi, per motivi elettorali, è solito spararle più grosse.
Prima di occuparci di costoro, un pur breve commento al comunicato stampa del segretario generale del consiglio regionale, pubblicato il 26 settembre sul sito ufficiale.
Costui precisa che nessun onere è a carico del consiglio regionale per il ravvedimento operoso perché il consiglio regionale è creditore dell’Erario di qualche milione di euro, a seguito della riattualizzazione della attualizzazione dei vitalizi (legge regionale 6/2012 modificata dalla legge regionale 4/2014).
A noi risulta che le sanzioni inerenti al ravvedimento operoso ammontano a circa 22 mila€ mentre nessuna spesa (sanzioni, interessi) può essere a carico degli ex consiglieri – come lui afferma – in quanto l’errore è stato commesso dal consiglio regionale, sostituto di imposta; tutto ciò secondo le vigenti disposizioni di legge.
Inoltre, il punto 4) del dispositivo della delibera dell’ufficio di presidenza sopra citata (338/2018)testualmente recita “Di inviare alla locale procura della Corte dei Conti di Trento la presente deliberazione con i susseguenti provvedimenti connessi al fine che la stessa sia posta nelle condizioni d’individuare eventuali responsabilità di carattere amministrativo“.
Ma le “eventuali” responsabilità di carattere amministrativo a chi possono essere imputate se non alla stuola di dirigenti, avvocati, consulenti e professionisti lautamente pagati, a carico del bilancio del consiglio regionale?
Altra domanda più che spontanea e legittima.
Perché il consiglio regionale deve pagare sanzioni ed interessi per circa 22 mila€ per l’omessa esposizione meramente contabile di ca 420 mila€ (ravvedimento operoso), quale sostituto di imposta, se lo stesso, nella medesima veste, è creditore verso l’Erario di parecchi milioni di €?
Che ci sta a fare la stuola di dirigenti, avvocati, consulenti e professionisti lautamente pagati, a carico del bilancio del consiglio regionale, se non si è riusciti a comporre la vicenda senza alcun onere?
Infine, due parole, soltanto due per chi le spara più grosse.
Intanto sul recupero coatto nei confronti degli ex consigliere resistenti, il percorso minacciato e alla fine abbandonato da una classe politica ignorante ed imbelle, sulla quale è meglio stendere un velo pietoso, avrebbe portato, visto il contenzioso in corso, ad una sonora sconfitta ed ancora a spese ingenti e inutili per pagare avvocati, consulenti di vario tipo e vocazione.
Costoro hanno ragione solo nel chiedere alla Corte dei Conti che indaghi sulle spese legali e sulle consulenze, senza costrutto, dispensate a destra e a manca dal consiglio regionale e dalla Regione autonoma Trentino Alto Adige.
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