Italia ed estero
Cosa c’è dietro lo scontro politico sul Mes: intanto slittano i lavori
La questione sul Mes è sempre più complicata, tanto da scuotere gli equilibri politici. Lo scontro non è solo tra europeisti e sovranisti, ma si allarga a contrari, favorevoli e astenuti.
Tra le ragioni anche o forse soprattutto, quello che potrebbe succedere nei mercati e i rischi di speculazione che potrebbero arrivare dalle fibrillazioni. L’Italia è un Paese molto indebitato e il Mes potrebbe rappresentare una garanzia sulle sue esposizioni, quindi, forse soprattutto, sui titoli che emette e piazza sui mercati.
Non è un caso, infatti, che il Mef ( Ministero dell’economia) abbia fatto uscire una relazione in cui il Tesoro sta rilasciando bond e obbligazioni.
Se l’Italia pensasse come l’Unione Europea, aderendo al Mes, rafforzerebbe la solidità dei titoli. In pratica, eviterebbe il pericolo di un declassamento dei bond Ue.
A livello politico invece il ragionamento è diverso. Se la Premier Meloni non ha avuto nessun problema dichiarare la sua idea di prosecuzione dell’agenda Draghi, Salvini non sembra comunque favorevole alla ratifica e minimizza: “Sul MES decide il Parlamento, lì si voterà, quella del Ministero dell’Economia è un’opinione tecnica”- “Poi, politicamente, tutto il centrodestra, dalla Meloni al sottoscritto, ha sempre ritenuto che in questo momento il MES non è uno strumento utile per il paese, e in aula voteremo politicamente. La Lega voterà come ha sempre dichiarato”: spiega così il parere contrario rispetto a quanto dichiarato dalla Meloni.
Intanto, l’Italia resta l’unico paese dell’UE che non ha ancora ratificato il MES, con a margine, l’irritazione di Bruxelles, già alle prese con la trattativa per la revisione del PNRR, (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza). Il testo approderà nell’aula di Montecitorio il 30 giugno, in cui potrebbe essere richiesta un’audizione del Ministro dell’Economia in commissione esteri alla Camera, con il pronunciamento dell’emiciclo rimandato a dopo l’estate.
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