Alto Adige
ASTAT: peggiora l’umore degli altoatesini rispetto all’emergenza. Aumentano i ‘no-mask’
Peggiora, di poco ma significativamente, l’umore degli altoatesini rispetto all’emergenza pandemica: questo in termini di accettazione delle restrizioni, di fiducia nelle fonti informative, ma anche di benessere psicologico. Il clima in due mesi è peggiorato. Ancora due persone su tre si dicono spesso normalmente allegre e calme, ma in entrambi gli aspetti la perdita è di sei punti. Inoltre, la propria vita quotidiana soddisfa meno. Uno su sei non vuole fare il vaccino.
Questi sono alcuni risultati relativi all’indagine campionaria condotta dall’ASTAT tra marzo e aprile 2021, dopo quella di gennaio in collaborazione scientifica con l’istituto di medicina generale della Claudiana.
Circa il 70% dei residenti maggiorenni è convinto che, qualora si ammalasse, il decorso non sarebbe grave. Il risultato è identico a quello di gennaio. In generale le misure di prevenzione vengono seguite, ma si registra un aumento dei “no-mask” (coloro che non indossano mai o quasi mai la mascherina) che passano (ma questa stima ha un altissimo standard- error-relativo) dall’1,5% al 2,9%.
Permangono inoltre forti differenze nei giudizi relativi ai diversi provvedimenti anti-contagio. Alcune misure, infatti, incontrano un appoggio convinto: mascherine obbligatorie, distanziamento, obbligo di isolamento per persone positive e smart-working. Altre misure non sono ben accettate: la chiusura dei confini comunali, le limitazioni all’attività fisica individuale e la totale rinuncia alle lezioni in presenza.
Il 44% degli altoatesini maggiorenni dichiara di essere stato meno attivo fisicamente a marzo-aprile 2021 rispetto a prima della pandemia. Il 14% riferisce di aver mangiato più cibi malsani, il 9% ha bevuto più alcol e il 6% ha fumato di più. Colpisce quel 26% che ha rinunciato a una visita medica, anche se si immagina che non tutte queste visite fos- sero urgenti. Non stupisce infine che moltissimi abbia- no ridotto notevolmente la propria vita sociale.
Giudizi “a metà strada” per chiusura bar, ristoranti e alberghi, chiusura delle regioni, limitazioni allo sport di squadra, divieto d’incontrare amici e parenti e la didattica a distanza. Quello che colpisce è che per tutti i provvedimenti si registra una piccola diminuzione di consenso; ciò avviene anche rispetto alle regole più accettate.
Come fonte di informazione sulla pandemia, gli altoatesini si fidano infine soprattutto degli operatori in ambito sanitario e della protezione civile (circa il 70%). Non sono quasi tenuti in considerazione invece i social media e ancor meno gli “influencer”, o meglio, sono ri- tenuti affidabili da una piccola percentuale della popo- lazione (circa il 10%).
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