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L’impertinente

Chi di monolinguismo ferisce… Medici tedeschi alla corte Sanità, ma la lingua di Dante non c’è

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Chi di monolinguismo ferisce…

Altra tegola sulla testa dell’Ordine dei Medici di Bolzano e dell’Azienda sanitaria locale, che questa volta prende la forma dell’accorata lettera di protesta del sindacato Nursing Up, lanciata oggi all’indirizzo dei dottori altoatesini con una velocità di volata molto vicina a quella di un light fifty.

A risvegliare l’attenzione degli infermieri in regione, l’intervento dei vertici dell’Azienda Sanitaria dell’Alto Adige a Roma, quella ormai conosciuta visita effettuata dal dg Florian Zerzer e dal direttore della Ripartizione personale Christian Kofler appena qualche giorno fa, e più precisamente, lo scorso mercoledì 27 marzo.



Alla delegazione ministeriale seduta a mezzaluna davanti ai dirigenti sudtirolesi una richiesta da abbassamento immediato della temperatura: il placet per l’assunzione di personale infermieristico completamente digiuno della lingua di Dante. Ergo: che non proferisce una parola di italiano.

Quando la delegazione del Ministero ha dichiarato che ciò violava la normativa in vigore, Zerzer ha sostenuto che l’Ordine dei medici altoatesini aveva, tra gli iscritti, addirittura anche medici che parlano solo la lingua tedesca (quindi questo non sarebbe stato un problema ndr).

Immaginatevi le espressioni sul volto del segretario generale del viceministro Mara Tessaro e di alcuni esperti tra cui Costantino Gallo (di fatto per nulla sorpreso), iscritto nell’elenco nazionale dei Direttori Generali e Sanitari, gestore dell’Unità Ricerca e Innovazione dell’Azienda ospedaliera di Padova e consulente del Ministero della Salute.

Un boomerang istituzionale, quel pasticcio brutto combinato da Zerzer a Roma, che terrà impegnati per lungo tempo i vertici dell’Asl in una disperata quanto inutile strategia della difesa mediatica.

Ça va sans dire, suggeriremmo al dg di non provare a ripetere l’errore capitale lungo i corridoi della Procura bolzanina o rincorrendo un’auto delle Fiamme Gialle.

Ma le domande non si esauriscono qui: alla luce della magra figura rimediata da Zerzer sul Lungotevere Ripa (sede politica del Ministero della Salute), ci sono o non ci sono medici che non conoscono per nulla la lingua italiana iscritti all’Omceo di Bolzano?

L’intenzione di assumere medici provenienti dall’Austria da parte dello stesso Ordine c’è sempre stata.

Di sicuro, sappiamo che FNOMCeO, manifestò qualche mese fa e in maniera formale la propria perplessità all’Omceo locale sulla dichiarazione congiunta con l’Ordine dei Medici austriaco, considerato che la normativa vigente (e in particolare l’art 3 del D.Lgs. C.P.S. 13 settembre 1946, n. 233, come modificato dalla legge 11 gennaio 2018, n. 3), non prevede compiti di rappresentanza per gli affari esteri degli Ordini provinciali stessi (e La Voce di Bolzano lo segnalò in Formazione medico-specialistica: la Repubblica autonoma della Sanità contro il governo di Roma).

Per di più, gli infermieri altoatesini potrebbero mai avallare un’iniziativa come quella proposta nella città eterna dall’astuto dg?

Il siluro che affonda 

Così recita la nota inviataci dal Consigliere e Referente Regionale del Sindacato Nursing Up Massimo Ribetto:

Rimaniamo basiti sulle motivazioni per cui la dirigenza dell’Azienda Sanitaria dell’Alto Adige è scesa a Roma presso il ministero della Sanità. Se fondate, queste motivazioni dimostrerebbero indirettamente come i nostri dirigenti si stanno ‘arrampicando sugli specchi’ per tamponare un’emergenza di professionisti sanitari cronica e destinata a peggiorare, viste e considerate le previsioni di un alto numero di dipendenti che chiederà il pensionamento con quota 100.

Il fatto che i dirigenti dell’Azienda Sanitaria chiedano al Ministero di poter far lavorare in Alto Adige dei professionisti provenienti da altri paesi, senza che questi si sottopongano all’esame di conoscenza della lingua italiana dai rispettivi ordini professionali come impone la Legge, è semplicemente pazzesco. Ed è ulteriormente paradossale, in quanto, da sempre nella nostra provincia è richiesto l’attestato di bilinguismo per poter lavorare nell’amministrazione pubblica, e chiedere al Ministero di poter derogare all’esame di lingua per i professionisti che vengono da altri paesi è completamente un controsenso e contradditorio.

La seconda motivazione altrettanto assurda e grave risiede nella richiesta di ampliare l’orario di lavoro oltre le 48 ore settimanali, limite peraltro insormontabile e stabilito dalla legge italiana e le normative europee. E anche qui, prosegue Ribetto, siamo di fronte ad un paradosso: il personale è stremato ed esasperato perché mancano colleghi e questi dirigenti cosa fanno… vanno a chiedere di derogare le leggi per spremere ancora di più questo personale?

Siamo davvero senza parole innanzi a si tanta arroganza.

Ciò che è emerso a Roma rappresenta secondo Nursing Up solo la punta dell’iceberg di come viene gestita la Sanità altoatesina. Nursing Up chiede alla politica di prendere consapevolezza di quelli che sono i reali problemi gestionali in seno alla dirigenza, anziché trovare escamotage che violino le norme e i diritti dei lavoratori e professionisti della sanità“.

Coulé.

Presso la sede del Collegio IPASVI, a Bolzano, si svolgono gli esami per l’accertamento della conoscenza della lingua italiana, secondo quanto stabilito dal DPR 31.08.1999 e dalla Circolare del Ministero della Salute del 12.04.2000.

Il superamento della suddetta prova permette agli Infermieri stranieri di iscriversi all’Albo Professionale.

 Solo gli stranieri che hanno conseguito la loro formazione in Italia non sono tenuti a sottoporsi all’esame per la conoscenza della lingua italiana.

I candidati vengono quindi sottoposti a una verifica, altro che deroghe e rappezzi. L’esame per l’accertamento della conoscenza linguistica italiana viene svolto dalla commissione d’esame composta da due componenti del Consiglio Direttivo del Collegio IPASVI e un professore di Italiano.

Le prove a cui i candidati vengono sottoposti sono:

 – lettura di un articolo di cultura generale, finalizzato ad accertare sia le capacità di comprensione che di espressione in forma scritta nella lingua italiana;
– lettura di un caso specifico professionale finalizzato ad accertare in forma scritta la capacità di risoluzione di casi/problemi infermieristici;
– breve colloquio con l’insegnante d’italiano;
– prova orale sui contenuti professionali

Nell’esame di lingua per infermieri provenienti da un Paese non appartenente all’Unione Europea oltre alla conoscenza del linguaggio specifico professionale viene verificata anche la conoscenza delle disposizioni che regolamentano l’esercizio professionale in Italia.

La Commissione d’esame si riunisce una volta al mese: se uno dei Presidenti o dei Segretari non può essere presente nella scadenza in cui si è reso disponibile, deve chiedere la sostituzione ai colleghi e darne tempestiva comunicazione alla Segretaria del Collegio IPASVI.

Quando il calendario è definitivo, la Segretaria del Collegio IPASVI comunica le date alla Prof.ssa Carloni e alla Prof.ssa Longhin, che si accordano e comunicano la loro presenza agli esami.

Queste si chiamano regole

A supporto di quanto già avevamo affermato in Sanità: la Repubblica autonoma colpisce ancora , l’allergia all’italico idioma ma sorprattutto la disperata ricerca di soluzioni alternative per compensare la carenza di personale medico in provincia di Bolzano, farebbe inciampare nel mancato rispetto delle regole e soprattutto di quei DPR 31.08.1999 e Circolare del Ministero della Salute del 12.04.2000 che statuiscono l’obbligo di verifica della conoscenza linguistica che dà accesso all’iscrizione sul territorio.

Gli infermieri lo sanno. L’Omceo di Bolzano nega e minaccia.

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