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Bolzano

“Dimenticati dalla scuola tra ostacoli e discriminazioni”: parlano gli insegnanti precari italiani di Bolzano

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Non si ferma la polemica sulla gestione provinciale dei percorsi abilitanti per gli insegnanti altoatesini. Perché se la scuola tedesca ha già stipulato con la Libera Università di Bolzano tutti gli accordi necessari per questo ulteriore mezzo che consenta di ottenere l’abilitazione, la scuola italiana rimanda a diversi problemi l’implementazione dei corsi anche per quanto di sua competenza. In sintesi, questi corsi vengono istituiti per le intendenze tedesca e ladina, ma non per quella italiana.

I corsi, ricordiamo, sono funzionali a consentire la stabilizzazione di quei precari, ormai storici, che per qualche motivo non rientrino nelle attuali procedure di concorso ordinarie e straordinarie. Si tratta in questo caso di una misura di sicurezza per tutte quelle persone che con il lavoro quotidiano nelle nostre scuole hanno acquisito delle professionalità innegabili e riconosciute. Per avere ulteriori chiarimenti sulla questione, abbiamo interpellato il professor Enrico Palazzi, portavoce del movimento dei Docenti precari di lingua italiana di Bolzano.

Professore, lo scorso 10 marzo, all’interrogazione del Consigliere del M5S Nicolini, che chiedeva ancora una volta di attivare, già nel prossimo anno scolastico, i percorsi abilitanti presso la LUB anche per i docenti di madrelingua italiana, che ancora ne sono esclusi, l’Assessore Vettorato ha risposto dicendo sostanzialmente che i tempi non sono ancora maturi e i numeri sono risicati. Cosa ne pensa?



Non capiamo da cosa dipenda tale ritardo nell’attivazione dei percorsi, visto che la norma che ne prevede l’istituzione per tutti e tre i gruppi linguistici è la stessa e risale al 2018. Da un nostro recente colloquio con il professor Videsott, Preside della facoltà di Scienze della formazione, è emerso chiaramente che la LUB sarebbe pronta a partire anche subito, ma manca la richiesta formale da parte dell’Intendenza scolastica italiana. Dunque non è vero, come ha detto Vettorato, che servirebbe del tempo.

Il nodo dunque sembrerebbe meramente politico.

Riguardo alla questione dei numeri risicati ci chiediamo se i ladini abbiano numeri che lo sono di meno e se, in ogni caso, in base alla diversa consistenza numerica dei docenti dei gruppi linguistici, si possano prevedere difformi procedure e, quindi, discriminazioni. In ogni caso la norma di riferimento, ossia l’articolo 12 bis del D.P.R. 89/83, non prevede criteri di tal genere e non assegna alla Provincia la discrezionale facoltà di istituire tali percorsi abilitanti. La norma (che è norma di attuazione dello Statuto d’Autonomia) prevede che la Provincia, per la formazione e il reclutamento dei docenti, ne autorizzi, d’intesa con la LUB, l’attivazione. Ancora sui numeri, ci risulta che di docenti di lingua italiana da abilitare ce ne siano, eccome: basti pensare che quest’anno ben 135 posti in ruolo non è stato possibile assegnarli, proprio per mancanza di abilitati!

Professore, sempre a proposito di numeri, qual è, alla luce dei dati ASTAT, la situazione relativa al rapporto tra numero di insegnanti e numero di alunni nelle scuole italiana e tedesca?

Dalle più recenti rilevazioni è emerso che per portare in parità la situazione con la scuola tedesca, occorrerebbe ampliare l’organico, nella scuola italiana di ben 309 insegnanti. La forbice tra scuola tedesca e italiana è aumentata e continua ad aumentare. Il Consigliere di Fratelli d’Italia, Alessandro Urzì, ha ripresentato una mozione dopo che Vettorato, in occasione della discussione in Consiglio provinciale nell’ambito della prima sua presentazione, aveva chiesto – pur dicendo di non voler mettere in dubbio i dati ASTAT – di potersi ugualmente confrontare con gli Uffici dell’Intendenza, che disponevano di altri numeri (mai più, comunque, successivamente riportati nelle sedi istituzionali) e rinviare quindi il confronto.

Il Presidente Kompatscher, che si è sempre rifiutato di incontrarci per discutere con noi di questo argomento, ha dichiarato che bisognerà provvedere a “mitigare” – non si sa però quando e di quanto – la situazione. Inoltre, per ammissione stessa di Vettorato, l’organico nella scuola italiana è quasi fermo al 2011. Lui però si è insediato nel 2018: possiamo dedurre quindi che tale organico sia rimasto sostanzialmente fermo anche dopo il suo insediamento.

Non si capisce dunque come si possa accettare questa situazione di grande disuguaglianza e cosa osti a che si provveda immediatamente a riportare le cose – ossia la consistenza degli organici – in pieno equilibrio. Chiediamo inoltre come mai, anche durante quest’anno di emergenza Covid, non si siano assunti più docenti e anzi, a settembre, sia stato dichiarato sui media da funzionari dell’Intendenza che si ripartiva con la dotazione minima indispensabile.

Professore, il giorno 9 marzo scorso l’Assessore Vettorato ha dichiarato, per giustificare la scelta per la scuola italiana della via del concorso, che essa “rimane certo quella più veloce e senz’altro la meno onerosa dal punto di vista della spesa pubblica per ottenere un contratto a tempo indeterminato o l’abilitazione”. Cosa pensa di questa scelta?

Con una scelta di questo tipo la Provincia si fa carico di maggiori oneri solo per alcuni, cioè tedeschi e ladini che, peraltro, non si capisce perché non siano tenuti a superare un concorso, essendo anch’essi dipendenti del MIUR e cittadini della Repubblica. In questo senso, potremmo chiederci ironicamente se l’articolo 97 della Costituzione per loro non valga.

Ma facciamo il punto della situazione: l’art. 12 bis sopra menzionato prevede che i corsi abilitanti siano istituiti per tutti e tre i gruppi linguistici, ma il concorso è stato bandito comunque solo per alcune – poche – classi di concorso.

Proprio non si capisce come la Provincia possa legittimamente non destinare le stesse risorse anche per chi è di madrelingua italiana. E’ bene ricordare che proprio su questa questione dei concorsi Vettorato sta facendo una politica diametralmente opposta a quella del suo partito – la Lega – a livello nazionale.

Sarebbe inoltre interessante che spiegasse come mai vada invocando il principio secondo cui noi saremmo agganciati, a differenza di tedeschi e ladini, al sistema nazionale (discorso di per sé già molto poco “leghista”) se proprio lui ha deciso di non consentire la mobilità dei docenti GaE (= graduatorie ad esaurimento) in occasione dell’ultima riapertura delle GaE nazionali nel 2018 e si è opposto all’introduzione anche in Alto Adige della Carta docente che non consente ai docenti precari storici di aderire al meccanismo della call veloce, per cui possano eventualmente scegliere di andare in un’altra regione per ottenere il ruolo e non essere costretti a rimanere qui in Alto Adige precari, magari a vita.

Professore, nel corso di un’intervista rilasciata alla Rai, Lei ha riferito che nel 2018 l’Assessore Achammer vi aveva spiegato che l’istituto dell’organico di potenziamento, grazie a cui i docenti precari storici erano stati stabilizzati in tutto il resto d’Italia con la legge sulla Buona Scuola, non era stato recepito in Provincia di Bolzano, perché l’assorbimento del precariato storico “non era un’esigenza della scuola tedesca”. Secondo Lei le scelte in materia scolastica in Provincia di Bolzano vengono quindi fatte pensando principalmente agli interessi e ai bisogni peculiari alle scuole tedesca e ladina?

La spiegazione di Achammer ci aveva raggelato: docenti che in qualsiasi parte del territorio nazionale avrebbero ricevuto una proposta di assunzione a tempo indeterminato, qui dovevano essere invece costretti a pagare il fio di un eterno precariato, per il solo fatto di avere una madrelingua diversa da quella dell’Obmann della SVP.

Lo stesso Achammer aveva poi pubblicamente promesso di voler risolvere il problema del precariato storico nella scuola di lingua italiana, portando la quota delle assunzioni persino a sfondare il limite del 100%. Il fatto che ancora oggi ci siano precari storici nelle GaE è la più chiara testimonianza che quella promessa non è mai stata mantenuta.

Ricordiamo che le norme comunitarie vietano l’abuso di contratti a tempo determinato e che la Provincia di Bolzano continua a servirsene con disinvoltura e senza alcun limite, vanificando certezze e progetti e calpestando la dignità professionale e personale dei docenti.

Per finire, Professore, Le chiedo: ma allora l’Autonomia provinciale, in ambito scolastico, secondo Lei è un bene o no per gli insegnanti e quindi per la qualità complessiva delle scuole a carattere statale di lingua italiana?

Per i docenti precari l’autonomia si è rivelata e continua a rivelarsi una macchina erogatrice di ingiustizia e discriminazioni, ora rispetto ai colleghi del resto d’Italia, ora rispetto a quelli tedeschi e ladini: proprio per il fatto che ci troviamo essenzialmente sospesi nel limbo tra competenza dello Stato centrale e della Provincia autonoma.

Proprio questa voluta circostanza determina una situazione per cui, a fronte di potenziali vantaggi derivanti ora dall’uno – lo Stato – ora dall’altra – la Provincia – si fa alternativamente valere, per impedircene il godimento, ora la nostra specificità provinciale, ora il nostro essere agganciati al sistema nazionale. A seconda cioè delle occorrenze, che però inspiegabilmente non sono mai l’occorrenza di metterci in condizione di poter svolgere serenamente il nostro lavoro e vedere rispettati i nostri diritti. Questo ci viene da pensare, in definitiva: si fa valere quello che più o meno conviene, di volta in volta, alla SVP.

La stessa Stella Alpina ha presentato disegni di legge per l’autonomia integrale e quindi per acquisire competenza primaria sulla scuola, anche quella italiana a carattere statale. Ora, non si capisce perché dovrebbe voler auspicare di pervenire a un tale risultato: potrebbe forse meglio tutelare le minoranze tedesca e ladina, nel caso esercitasse una competenza primaria sulla scuola italiana? E perché mai?

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