Alto Adige
Diritti dei lungodegenti, Urzì: “Tassa sulla sopravvivenza, ci batteremo affinchè la Provincia la elimini”
Presidio de l’Alto Adige nel Cuore insieme a Maurizio Puglisi Ghizzi questa mattina al Centro di Lungodegenza Firmian per proseguire la battaglia per i diritti dei lungodegenti. Presenti, oltre al consigliere comunale, Alessandro Urzì, Marco Galateo e il dottor Silvano Tognoli, medico chirurgo.
“Questo per me è un incubo doppio – ha spiegato Ghizzi -, oltre al problema della salute di mia moglie mi sono ritrovato una fattura mensile di 1680 euro al mese. Questo perché il sistema (per giunta unico in Italia) della provincia di Bolzano ha equiparato questi pazienti, che a tutti gli effetti sono dei malati ricoverati in strutture ospedaliere, ad “ospiti in case di riposo”. Mi è stato detto dalla provincia per voce dell’assessore Deeg che qui non abbiamo delle case di lungodegenza, ma “Case di riposo e Lungodegenza”. Hanno equiparato questi pazienti ad anziani in case di riposo, andando a chiedergli la retta alberghiera che, tra le altre cose, non è nemmeno detraibile dalla dichiarazione dei redditi”.
“Questa retta tuttavia non dovrebbe essere dovuta, perché esiste una sentenza del Consiglio di Stato (n. 339 del 2015) avvalorata da tutta un’altra serie di sentenze della Cassazione e del Tribunale ordinario riferite a questo tipo di patologie e di ammalati prevedono che l’assistenza sia completamente a carico del Servizio Sanitario. Qui hanno girato le carte in tavola, e stanno chiedendo a tutte le famiglie delle cifre assurde e destabilizzanti per una famiglia”.
“Queste situazioni sono assolutamente inaccettabili – ha dichiarato il consigliere provinciale Alessandro Urzì-, qui si sta parlando di persone che a tutti gli effetti sono pazienti, a cui vengono chiesti dei soldi per l’assistenza in queste strutture. Le cose dovrebbero andare diversamente, la Costituzione prevede che in tutta Italia le spese sanitarie siano assorbite dal sistema sanitario. Qui viene chiesta una retta alberghiera, quasi come se il paziente in coma fosse in vacanza e il fatto stesso di avere una stanza a disposizione sia considerato un lusso. Noi abbiamo avviato tutta una serie di iniziative anche in Consiglio Provinciale, perché la provincia deve recedere da questa inutile e mortificante tassazione richiesta ai parenti di queste persone ricoverate. In una Provincia che si vuole dichiarare ai vertici delle classifiche nazionali su tutto è assurdo che le persone debbano pagare cifre assurde per la sopravvivenza”.
Ma in Italia ci sono altre Regioni/Provincie che hanno questi tipo di voci spesa?
Assolutamente no, è questo il dramma. In tutta Italia viene fatta rispettare la Costituzione, dalla Provincia di Trento alla Calabria. Nelle altre Regioni le persone ricoverate in coma non pagano nulla. Questa tassa sulla sopravvivenza viene richiesta solo in Alto Adige. La provincia non solo deve fare marcia indietro in fretta, ma anche ristorare i pazienti delle spese sopportate finora”.
“La cosa assurda è che la retta è addirittura aumentata in questi ultimi giorni, arrivando a toccare da dicembre a gennaio i 1614 euro mensili. C’è stata una dichiarazione di carattere di principio da parte dell’ASL e del Dottor Zerzer che ha detto che potrà essere valutata l’attivazione di una commissione che valuterà se si tratta di pazienti oppure no. Ma se la struttura sanitaria ricovera queste persone, gli affianca personale medico e le sottopone a delle terapie, che cos’altro viene richiesto per poter riconoscere loro lo status di pazienti? Questa è solo una inutile tassa, che offende il buonsenso e soprattutto i parenti dei pazienti”.
“Oggi sono qui in veste di consulente della famiglia Ghizzi – ha detto il dottor Tognoli -, la moglie qui ricoverata essendo in coma viene assistita con mezzi esterni, come ad esempio tubi di alimentazione esterni ed altro. Visto il suo stato di salute è una malata cronica a tutti gli effetti, con una aspettativa di vita che purtroppo non conosciamo. Chiaramente la paziente non è gestibile da altre parti e in nessun altra maniera, se non con presidi medici e un’attenzione quotidiana. Lei non è una paziente “in villeggiatura”, ma una paziente che per sopravvivere ha bisogno di questa struttura”.
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