Musica
I grandi successi della musica da gaming
L’esperimento è semplice e alla portata di tutti. Mettete nelle casse del vostro stereo Song 2 dei Blur e provate a chiedere ai vostri amici a cosa la associano.
Siamo sicuri che la maggioranza risponderà con un nome ben preciso: Fifa 98. C’è un binomio indissolubile infatti tra alcuni brani, alcune melodie, e determinati giochi e videogiochi.
E quella del gruppo britannico ne è l’emblema. Pubblicata nell’aprile del 1997, fu presentata la prima volta dal vivo nel 1996, quando Damon Albarn raccontò: “Questa si chiama Song 2 perché ancora non le abbiamo dato un nome”. Per tutti gli appassionati, insomma, sentire quelle prime note, quel “Woo-hoo” cantato dal frontman, vuol dire premere forte sulla X del proprio joy stick e iniziare al più presto una nuova partita.
Il gaming, insomma, ha sempre cercato una spalla nella musica per coinvolgere, fidelizzare e rendersi riconoscibile agli occhi dei suoi utenti, dei suoi giocatori. Che cosa sarebbe infatti Pac Man della Namco senza quella musichetta, semplice ma riconoscibilissima, composta negli anni ottanta da Toshio Kai, oppure il videogioco arcade di automobili Pole Position, del 1982, che viaggia sulle note di Nobuyuki Ohnogi?
Tutto il mondo del gioco sfrutta la musica a suo piacimento. Anche quello del gambling: esistono infatti alcune slot machine da bar che senza i loro motivetti, senza il loro inimitabile ritmo, non sarebbero le stesse.
Altre slot, poi, sono letteralmente ispirate al mondo della musica a partire dal titolo fino allo scenario, ai suoni, agli effetti. La più famosa in questo senso è Banana Rock, slot tra le più tradizionali, pensata proprio per gli amanti della musica, oppure Elvis Lives, la macchinetta dedicata al mito della storia mondiale del rock.
Ci sono poi le chitarre della slot Mariachis, il ritmo irlandese della Leprechaun Song, che porta il giocatore nell’atmosfera tipica della mitologia e del folklore d’Irlanda e, infine, Wild Heist at Peacock Manor.
Dai giochi arcade alle slot machine, si arriva ovviamente ai videogiochi più complessi, quelli dove la musica o è un fattore di grande importanza e partecipa a creare pathos, adrenalina, suspence oppure dove è un semplice elemento di sfondo, di contesto, di atmosfera.
In un senso o nell’altro, però, la musica c’è sempre. C’è perché un videogioco senza di essa non sarebbe la stessa cosa. C’è perché lo rende riconoscibile, unico. E rende unica anche l’esperienza di gioco che viene proposta.
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